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Cardinale Koch: Laudato si' culmine di un percorso ecumenico

Cardinale Kurt Koch | Il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, |  Daniel Ibáñez - Aci Group Cardinale Kurt Koch | Il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, | Daniel Ibáñez - Aci Group

“La collaborazione e le buone relazioni tra Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli possono trovare oggi con l’enciclica di Papa Francesco una buona continuazione e possono aiutare molto nel contesto ecumenico”. Lo spiega il cardinale Kurt Koch in un’ampia intervista all’Osservatore Romano. Certamente la Laudato Si’ tocca un tema fondamentale per le Chiese: “La tematica del creato e della sua salvaguardia indubbiamente accomuna tutti i cristiani”, ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

D’altronde “Dio è il Creatore, recita il primo articolo della professione di fede”. Seppure, ha aggiunto, “è chiaro che l’enciclica non si rivolge soltanto ai cristiani, ma a tutti gli uomini”. Tuttavia, ”i cristiani, però, hanno una grande responsabilità nei confronti di questa tematica”.

Papa Francesco completa un percorso. “Forse è utile vedere il creato e tutto ciò che ruota intorno a esso in un contesto più ampio, perché già da tempo è al centro del dialogo ecumenico – spiega il porporato -. Ricordo solo la prima assemblea ecumenica europea svoltasi nel 1989 a Basilea, dove si discusse di pace, di giustizia e di salvaguardia del creato. In questo contesto, l’enciclica può aiutare ad approfondire gli sforzi avviati in precedenza”.

E poi, aggiunge, “è interessante notare che nell’introduzione Papa Francesco menzioni i Pontefici che hanno lavorato su questo tema: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Vengono poi citati il patriarca Bartolomeo e san Francesco d’Assisi. Non dobbiamo dimenticare che esisteva una grande collaborazione tra Benedetto XVI e il patriarca Bartolomeo”.

“Mi ricordo – continua Koch - che Papa Ratzinger invitò il patriarca alla dodicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», svoltasi nell’ottobre 2008. Bartolomeo intervenne al Sinodo con un discorso su parola di Dio e salvaguardia del creato”.

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“Aver trovato una data comune per la salvaguardia del creato — anche in attesa di stabilire una data comune per la Pasqua, come ha auspicato di recente lo stesso Pontefice — è un bel segno per il mondo ecumenico – commenta il cardinale al giornale vaticano -. È stata una bellissima idea quella del Patriarcato ecumenico di dedicare una giornata alla salvaguardia del creato, scegliendo una data particolarmente significativa”.

“Infatti – aggiunge -, il 1° settembre è l’inizio del nuovo anno liturgico nella Chiesa di Costantinopoli, come per noi lo è la prima domenica di Avvento. Papa Francesco era molto favorevole all’iniziativa e adesso anche la Chiesa cattolica ha proposto qualcosa di simile; ed è chiaro che non si è voluto scegliere una data diversa da quella del patriarcato ecumenico”.

Il porporato ribadisce alcuni fondamenti di dialogo: “Dobbiamo renderci conto che il dialogo ecumenico si sviluppa su vari livelli: ecumenismo della carità, delle relazioni amichevoli, della teologia, della cultura e della collaborazione. Ritengo molto importante approfondire il dialogo fatto di collaborazione per difendere la dignità dei poveri. È su questo punto che il rapporto di amicizia e di scambio tra Chiese sorelle può essere fruttuoso”.

Perché c’è un “pericolo” per il creato: “esso necessita di protezione per evitare la sua distruzione”. E “coinvolgere l’umanità in questa azione è perciò una grande sfida per tutti i cristiani”. E nel campo ecumenico, ci sono “nuove sfide da affrontare, in particolare, a livello etico. Infatti, tra i cristiani, purtroppo, esistono grandi differenze sulla bioetica, sull’etica della sessualità nel contesto di gender. Nella nostra società moderna è molto importante ritrovare l’unità su questi temi, perché se i cristiani non possono parlare a una sola voce su argomenti fondamentali come questi, si rischia che la voce cristiana diventi sempre più debole. In questo senso l’enciclica può aiutare a trovare un’intesa comune”.