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Chi ha paura dell'Islam?

Libro di Michele Zanzucchi | Copertina del libro Libro di Michele Zanzucchi | Copertina del libro "L'Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani", Città Nuova | Città Nuova Editore

Il 6 agosto 2014, l’ISIS entrava nella piana di Ninive, arrivava alla diga di Mosul, proclamava il Califfato. Qualche giorno dopo, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso lanciava una dichiarazione dai toni fortissimi, che chiedeva a tutti i partner del dialogo interreligioso, specialmente quelli islamici, di prendere una posizione contro gli orrori del Califfato. Ma poi, qualche mese dopo, lo stesso Pontificio Consiglio ha sottolineato che “si può ancora dialogare con l’Islam” in un’altra dichiarazione, non meno importante. E che si possa dialogare con l’Islam lo ha testimoniato, nel frattempo, un piccolo, ma prezioso volume: “L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani.”

L’editrice è Città Nuova, e il curatore è Michele Zanzucchi, non nuovo a incursioni nel mondo islamico. Qualche anno fa ha raccontato “l’Islam che non fa paura,” e invece con questo volume raccoglie dei contributi da vari punti di vista, per raccontare un’altra faccia dell’Islam.

Una faccia che non viene nascosta solo dagli orrori del Califfato. Una faccia che viene messa in ombra anche dalla strage dei vignettisti di Charlie Hebdo, e dall’attacco al Museo del Bardo di Tunisi. Tutte stragi giustificate in nome dell’Islam, che hanno fatto sì che nella religione islamica un nemico.

Ma davvero si può considerare così? Cosa è davvero l’Islam? Sono le domande alla base dell’iniziativa di Michele Zanzucchi, che racchiude tutto in sei capitoli, in cui vengono raccolti due o tre contributi. I titoli: “Cosa è l’Islam”, “Islam e Cristianesimo”, “Jihad, Stato e religione,” “Integrazione e Dialogo,” “Donna e Famiglia nell’Islam,” “Islam e Mass Media.”

L’opera raccoglie contributi di Giulio Albanese, Angela Ales Bello, Roberto Catalano, Pietro Cocco, Piero Coda, Izzidine Elizir, Pasquale Ferrara, Fethullah Gulen, Shahrzad Houshmand Zadeh, Sayyed Ataollah Mohajerani, Adnane Mokrani, Yahya Pallavicini, Abdellah Redouane, Giuseppe Scattolin.

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Tutti contribuiscono a dare una visione più multidimensionale della religione islamica. Senza negare la realtà. C’è, all’interno dell’Islam, uno scontro tra mondo sunnita e sciita, sui cui equilibri si basa molta della geopolitica mondiale attuale. E c’è anche una strumentalizzazione della stessa religione islamica, sempre più usata per scopi politici, in maniera quasi secolare.

Ma ci sono anche molti stereotipi, dal problema del velo, all’identificazione tra Islam e violenza. Stereotipi che però vengono da problemi reali. C’è bisogno, allora, di avere più chiavi di lettura per comprendere l’Islam e per non averne paura. Per essere in grado di scinderne la parte politica da quella religiosa, se mai fosse possibile. E per andare oltre una dialettica, quella dello scontro di civiltà, che non fa bene a nessuno. Lo avevano capito in Vaticano, quando hanno chiesto agli islamici di prendere posizione contro la violenza islamica. E quando poi hanno rilanciato il dialogo con l’Islam.