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Conclusa la ricognizione canonica delle reliquie degli Apostoli Giacomo e Filippo

La cerimonia di chiusura della ricognizione delle reliquie di Giacomo e Filippo  |  | AA
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Si era all fine del 500, Roma era una città cristiana che custodiva le reliquie di Pietro e Paolo e di centinaia di martiri, e il Papa decise di far arrivare le reliquie di altri due apostoli: Filippo e Giacomo. Papa Pelagio fa costruire una basilica dedicata a tutti gli Apostoli e nell’altare pone le reliquie dei due Apostoli. 

Alla fine del 1800 una prima ricognizione recupera i resti. La scelta è di riporli in una cripta sotto l’altare maggiore che abbia un po’ il sapore delle catacombe e riporti ai primi tempi del cristianesimo. E ora, ancora una volta, le reliquie sono state studiate. Nel restauro della cripta i Frati Francescani che curano la chiesa dei Santi Dodici Apostoli a Roma decidono una ricognizione. Quasi nove mesi di studi ed esami che si sono conclusi ieri, 19 dicembre, con la solenne chiusura della teca di vetro che contiene i resti dei due Apostoli.

Una cerimonia commovente, solenne e ufficiale. A guidarla il vescovo ausiliare di Roma Centro Ruzza, che ha formato con studiosi e insieme al parroco e Fra Marco Tasca, ministro generale dei Minori Conventuali che dal 1400 officiano la basilica.

“ Che forza il gesto di Papa Pelagio di riportare le reliquie degli Apostoli in una città ridotta ad un villaggio di 8 mila persone” dice Padre Aniello Stoia il parroco, spiegando ai fedeli la storia delle reliquie e la scelta della nuova sistemazione.

Sarà un sarcofago paleocristiano ad accogliere la teca in cristallo ed acciaio, sigillata con la ceralacca e che custodisce la pergamena con il rogito che illustra gli studi fatti. Una testimonianza per il futuro. Il parroco ha spiegato che il sarcofago era nel chiostro del Palazzo dei Santi Apostoli e che già un suo predecessore aveva ipotizzato di usare un sarcofago per custodire le reliquie.

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La vocazione delle chiese del centro di Roma è proprio quella di custodire la memoria e la tradizione della Chiesa.

I resti sono poca cosa a vederli, due vasi con delle ceneri, dei brandelli di tessuto, alcuni denti, una scapola, un piede. Ci vorranno alcuni mesi per avere un rapporto completo degli studi, ma intanto ieri sera la messa solenne celebrata dall’arcivescovo Girotti è stata la occasione per la gente di Roma di rendere omaggio ai due Apostoli.

La precedente ricognizione sui resti dei due apostoli risaliva al 1879 poi, nei mesi scorsi, i lavori di restauro alla cripta hanno permesso di constatare un elevato livello di umidità che ha consigliato di richiedere una nuova ricognizione canonica per verificare lo stato di conservazione dei resti dei due apostoli di Gesù.

Lo scorso 5 aprile, in forma privata, si era infatti proceduto ad estrarre dal sacello della cripta la doppia urna (di legno e di rame) contenente sei contenitori in vetro con le ceneri di un corpo dissolto, le polveri di un colobion (antica veste liturgica), tessuti polverizzati, cinque denti, una scapola e una tibia, assieme ad altri frammenti ossei.

Tutti gli studi sono stati coordinati dal professor Nazareno Gabrielli in collegamento con lo stato italiano cui appartiene la cura delle chiese storiche.

Tra gli studiosi anche il professor Francesco D’Andria della Università del Salento che sta scavando il santuario in Turchia a Hierpolis dove sarebbe la tomba di Filippo.

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Studi che si uniscono tra il luogo del martirio dell’ Apostolo e il luogo della sua glorificazione a Roma.

In maggio alcune di queste reliquie torneranno in Turchia con una visita dei frati che saranno accolti dal Patriarca Bartolomeo.

Ma ci sono anche altri vescovi che per le loro cattedrali dedicate ai due Apostoli hanno chiesto delle reliquie.

“ Che la luce degli Apostoli possa risplendere per tutti i cristiani di Roma” ha ripetuto il parroco salutando i presenti.

La chiusura della ricongnizione è in effetti solo il primo passo di un cammino che riporterà Giacomo il minore e Filippo ad essere evangelizzatori in un Medio Oriente che ora più che mai i cristiani vivono la testimonianza del martirio.