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Concluso il Meeting 2016, il prossimo anno si riflette con Goethe

Una suora delle Missionarie della Carità al Meeting |  | meetingrimini.org
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La Fiera di Rimini allestita per il Meeting 2016 |  | meetingrimini.org
La Fiera di Rimini allestita per il Meeting 2016 | | meetingrimini.org

Il meeting dell’Amicizia fra i popoli si è concluso. I visitatori hanno lasciato i padiglioni fieristici, i volontari hanno iniziato il loro lavoro di smontaggio e con un grande sorriso, anche se sono stanchi, li hanno salutato dando l’appuntamento alla prossima edizione, che si svolgerà da venerdì 18 a giovedì 24 agosto 2017, prendendo a tema una frase tratta dal Faust di Goethe: ‘Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo’.

Una continuazione del meeting appena concluso, come ha specificato la presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri: “Dopo questa settimana, in questi giorni così tragici per il nostro Paese e per il mondo, torniamo a casa, al lavoro, a studiare, seriamente desiderosi di scoprire sempre di più che, come diceva don Giussani: ‘E’ la conoscenza della potenza di Gesù Cristo la ragione profonda di ogni nostro gesto di presenza sociale e di comunicazione al mondo: ma questa motivazione unica ed originalissima non diviene evidente se non nella testimonianza di una passione per l'uomo, carica di accettazione della situazione concreta in cui esso si trova, e, quindi, pronta ad ogni rischio ed a ogni fatica’. Per noi questo Meeting è stata una bellissima esperienza”.

E l’ultima giornata del meeting ha tracciato le vie della misericordia attraverso le figure di papa Francesco e di madre Teresa di Calcutta. Il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, ha delineato ‘La diplomazia di Francesco. La misericordia come processo politico’, perché ha specificato che ad un approccio superficiale, la parola ‘misericordia’ sembrerebbe avere poco a che fare con la ‘diplomazia’ e, ancor meno, con la ‘politica’: “Eppure Papa Francesco sta dando dimostrazione di come il cristianesimo, per la sua natura integrale, abbracci ogni ambito dell’agire umano e, quindi, si declini senza compromessi nella realtà della storia”.

La ‘misericordia’ non ha nulla a che vedere con i buoni sentimenti, ma è l’espressione imprescindibile di un ‘messaggio cristiano’ che ‘non è ideologico’ e ‘dice qualcosa alla storia di tutti gli uomini’: “Papa Francesco intende la misericordia come ‘un processo drammatico e terapeutico’ che si declina in scenari storico-umani apparentemente incompatibili. In altre parole, il tempo della misericordia non è un tempo di pace, anzi, si manifesta in un tempo drammatico, in cui la Chiesa è realmente chiamata ad essere, come chiede il Papa , un ‘ospedale da campo’… Per questo, il Papa si reca in tutte le periferie lacerate del mondo: da Lampedusa, ‘porta d’Europa’, a Cuba, ‘ponte tra Nord e Sud e tra Est e Ovest’, essendo stata teatro dello storico incontro con il patriarca Kirill. Fino a Bangui, che, diventando scenario dell’apertura della prima Porta Santa, ha aperto una breccia di misericordia in un paese lacerato, visitato da papa Francesco contro tutto e tutti”.

Il gesuita ha parlato della misericordia come di una forma poliedrica dalle tante sfaccettature: “Il tempo della misericordia non coincide con i tempi favorevoli, così come accade al tempo della venuta di Cristo, venne la pienezza del tempo, ma non era un tempo geo politicamente propizio per il popolo di Israele, viveva la sottomissione romana… La misericordia si manifesta nel dramma. Il culmine del tempo è dato dalla presenza di Dio nella storia”. Padre Spadaro ha mostrato un papa che sa perfettamente che la pace in astratto non esiste, poiché la conflittualità è un elemento caratteristico dell’essere umano, un Papa che, però, sa che la Misericordia può cambiare il modo: “La traiettoria di papa Francesco è molto chiara a Betlemme ad Auschwitz non parla ma tocca, tocca i muri per risanarli, tocca i muri perché sa che sono ferite, le ferite dell’uomo”.

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Padre Spadaro si è poi soffermato sugli aspetti più strettamente diplomatici del magistero di Bergoglio, a partire dalla sua concezione per la quale ‘non cerca mai i torti o le ragioni’, né parla mai di ‘vittime o carnefici’, perché è consapevole del fatto che la guerra e gli interessi economici sono strettamente legati, pertanto ‘le iniziative di pace sono legate alla pace sociale e all’inclusione sociale dei popoli’: “In una intervista a ‘La Cárcova News’, un giornalino di quartiere legato a una villa miseria, papa Francesco ha chiarito che cosa egli intenda per ‘periferia’.

Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso scopriamo più cose, e quando guardiamo al centro da queste nuove cose che abbiamo scoperto, da nuovi posti, da queste periferie, vediamo che la realtà è diversa. E ha fatto un esempio: ‘l’Europa vista da Madrid nel XVI secolo era una cosa, però quando Magellano arriva alla fine del continente americano, guarda all’Europa dal nuovo punto raggiunto e capisce un’altra cosa’. Lo sguardo di Bergoglio è, dunque, quello di Magellano e vuole continuare ad esserlo”. L’altra via della misericordia è stata raccontata nell’incontro conclusivo da Marcilio Haddad Andrino, ingegnere brasiliano, che ha ricevuto il miracolo della santa; Brian Kolodiejchuk, postulatore della causa di canonizzazione di madre Teresa; Suor Serena, missionaria della Carità, hanno raccontato la loro esperienza con madre Teresa, che è una santa per i nostri tempi, come ha raccontato il suo postulatore: “Papa Francesco ha detto che misericordia significa letteralmente dare il cuore ai miseri. Questo è esattamente quel che ha fatto madre Teresa.

Anche papa Benedetto XVI aveva ricordato che la misericordia non deve calare dall’alto, ma richiede di dare qualcosa di sé. Madre Teresa non ha utilizzato molto la parola misericordia, l’ha messa in pratica con gesti concreti. Non parlava delle sue opere di misericordia, ma ha parlato dell’amore di Gesù verso gli ultimi. Papa Francesco a volte utilizza l’espressione ‘amore tenero’, sempre per indicare che il gesto parte dal cuore…

Madre Teresa aveva una grande capacità empatica e di commuoversi di fronte a tutti perché lei per prima ha compatito, che significa "patire con", la sofferenza di Cristo di cui ho parlato prima. Madre Teresa aveva il dono di tirare fuori dalle persone il meglio, senza fare distinzioni di razza, cultura o religione. Ogni persona era per lei un fratello o una sorella”.  L’incontro si è concluso con un frammento del video dell’intervento di Madre Teresa al Meeting del 1987.