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Conferenza della famiglia: a colloquio con Bellardone, presidente dell’Afi

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Il 28 e 29 settembre, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, si terrà la Terza Conferenza nazionale sulla famiglia, organizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, dopo le precedenti edizioni della conferenza tenutesi nel 2007 a Firenze e nel 2010 a Milano, intitolata ‘Più forte la famiglia, più forte il Paese’.

Per un approfondimento della conferenza abbiamo intervistato il neo presidente nazionale dell’Associazione delle Famiglie italiane, che fa parte del Forum delle Famiglie, Diego Bellardone, a cui abbiamo domandato di spiegarci il perché la famiglia è una priorità: “La famiglia dovrebbe essere una priorità nell’agenda politica nazionale per il semplice fatto che, se supportata da opportune riforme, è un volano di benessere economico e sociale. Dal punto di vista economico, se la famiglia ‘sta bene’, crea lavoro, in quanto fa figli e di conseguenza acquisti, ha bisogno di un posto in cui vivere, e, non di minor peso, con l’aumento del numero delle nascite si crea lavoro per asili nido, scuole e via discorrendo. Tutta l’economia del paese ne gioverebbe facendo crescere il ‘temutissimo’ PIL. Dal punto di vista sociale la famiglia sarebbe sufficiente a se stessa, nella cura dei figli e dei genitori, senza gravare sui servizi sociali e quindi creando benessere sociale. Ad una domanda, la cui risposta rischia di risultare scontata e ovvia, è necessaria quindi la proiezione di un’immagine di un sistema sociale che non dovrebbe far altro che essere più attento e pronto ad accogliere e valorizzare l’esistente”.

La famiglia è una risorsa: di quali riforme strutturali c’è bisogno?

“Al momento la famiglia è una risorsa che viene sfruttata senza avere nulla, o comunque poco, in cambio. Alle famiglie sono sempre chiesti sacrifici e nonostante ciò è un istituto che resiste ancora pur in mezzo a mille difficoltà. Va da sé che sono numerose le possibili riforme che metterebbero la famiglia in condizione di essere risorsa senza essere sfruttata. Un tale ribaltamento di prospettiva può quindi verificarsi attraverso, per esempio, un fisco più equo che tenga conto realmente dei carichi famigliari, la concertazione di orari di lavoro flessibili in modo da permettere alla famiglia di gestire sia i figli che di prendersi cura delle persone anziane, e altre riforme ancora che possano andare incontro alle esigenze delle famiglie, di tutte le famiglie, qualsiasi esse siano”.

In quale modo la famiglia può diventare un attore delle politiche sociali? 

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“Al giorno d’oggi la famiglia è attore principale della società, ma questo suo ruolo non è riconosciuto al momento della concertazione delle politiche sociali. Esiste, anzi persiste, un paradosso che caratterizza la storia dell’Italia in tema di politiche sociali: da un lato alle proposte che arrivano dalle famiglie vengono riconosciute grande rilevanza e validità, ma dall’altro la famiglia viene dimenticata quando al tavolo delle trattative vengono prese decisioni che interessano direttamente ed influiscono in modo pesante sul suo stato e sul suo futuro. Perché quindi le istanze che nascono dalle reali esigenze delle famiglie non vengono prese in considerazione? Si ha forse paura che la famiglia diventi un istituto in grado di essere propositivo e si scrolli di dosso il ruolo storico di entità falsamente bisognosa di aiuto? Soltanto riuscendo ad intervenire in maniera diretta e fattiva al momento della stesura delle politiche sociali la famiglia ne diventerà anche attore e potrà collaborare alla creazione di uno stato sociale che tenga conto delle sue reali esigenze”.

Esiste veramente la volontà politica di adottare il ‘fattore famiglia’?

“La volontà politica di adottare il fattore famiglia esiste a livello locale, dove le divisioni politiche vengono superate in nome del bene comune. Nel momento in cui si passa ad un livello superiore (provincia, regione, stato) prende il sopravvento la politica dei partiti a discapito di una Politica scevra da retaggi partitici che impediscono riforme il cui valore è chiaro agli occhi di tutti. Il ‘fattore famiglia’ risulta una delle vittime di questo modo di far politica”.