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Cristiani perseguitati, una petizione all'ONU

Rifugiati yazidi | Rifugiati yazidi nello Sharia Camp, Duhok | Daniel Ibañez / ACI Group Rifugiati yazidi | Rifugiati yazidi nello Sharia Camp, Duhok | Daniel Ibañez / ACI Group

Una petizione per chiedere alle Nazioni Unite di mantenere le promesse, e mettere in atto una road map per salvare i cristiani perseguitati. La lancia la Fondazione Novae Terrae (si può firmare qui) di fronte alle continue e preoccupanti notizie che arrivano dal Medio Oriente.

Sottolinea Novae Terrae: “Migliaia di civili sono tuttora nelle mani dei terroristi dello Stato Islamico. Sono in atto massacri su base etnica e religiosa, anche a danno di chi interpreta gli insegnamenti islamici in modo radicale. Oltre 420 mila yazidi sono stati costretti a fuggire, e ora vivono accampati tra Kurdistan, Siria e Turchia. Migliaia di ragazze sono vendute come schiave. Per 18 dollari.”

Un tema, quello del prezzo delle schiave, che è tornato prepotentemente alla ribalta negli ultimi tempi. Come le immagini delle barbarie dello Stato Islamico sono sempre più diffuse. Non che le Nazioni Unite non siano consapevoli della situazione. Ricorda Novae Terrae che “il 27 marzo 2015, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha espresso l’urgenza di fermare la follia del terrorismo in Medio Oriente,” e che ha poi elaborato “un piano d’azione per porre fine a tutto questo e preservare la ricchezza e la diversità etnica del Medio Oriente.”

Un piano d’azione che dovrà essere votato al prossimo Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ricorda Novae Terrae. Che chiede al Consiglio di Sicurezza di “mantenere quanto promesso e agire concretamente a difesa dei cristiani e delle altre minoranze religiose perseguitate.”

Una persecuzione, quella dei cristiani, riconosciuta dal Parlamento Europeo, ma anche al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. L’iniziativa diplomatica della Santa Sede ha fatto sì, lo scorso 13 marzo, che le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali firmassero una dichiarazione congiunta dal titolo “Supportare i Diritti Umani dei Cristiani e di altre comunità, in particolare nel Medio Oriente.” Era la prima volta che la persecuzione dei cristiani veniva esplicitamente citata in un documento.

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Mentre ora l’iniziativa diplomatica della Santa Sede guarda con attenzione alla Siria. Da tempo officiali vaticani e Caritas fanno sapere dietro le quinte che è necessario riaccendere i riflessioni sulla situazione siriana, e questo ben prima della preoccupante escalation che ha portato alla distruzione delle antichità cristiane come il monastero Mar Elian. Il prossimo 17 settembre, il Pontificio Consiglio Cor Unum terrà una riunione in Vaticano focalizzata sulla situazione in Sira e Iraq.