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Cristo è l’unica “Via” per giungere a Dio. II Domenica dopo Natale

Il commento al Vangelo domenicale di S.E. Monsignor Francesco Cavina

L'adorazione dei pastori |  | pubblico dominio L'adorazione dei pastori | | pubblico dominio

La Chiesa in questa seconda domenica di Natale, torna ad offrire alla nostra riflessione il Prologo del Vangelo di san Giovanni, il quale incomincia con queste solenni parole “In principio era il Verbo e il verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”. Queste poche parole ci rivelano che quel Bambino, che è nato a Betlemme ed è stato adorato dai pastori, non è una creatura che ha avuto un inizio e avrà un termine, ma esiste da sempre ed esiste vicino o meglio rivolto a Dio, in un atteggiamento di perenne ascolto. L’evangelista, dunque, annuncia che in Dio è presente una comunione di persone che vivono in uno slancio infinito di reciproco amore.

La relazione che esiste tra il Padre ed il Figlio all’interno della vita trinitaria, ci aiuta a comprendere la ragione per la quale tutta l’esistenza storica di Gesù è stata caratterizzata da un atteggiamento di obbedienza e di dedizione nei confronti del Padre e dà ragione del desiderio, una volta compiuta la sua missione, di ritornare a Lui (cfr Gv 13,3).

Il prologo, poi, prosegue: “Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato”. Cristo può rivelare il Padre perché viene da Lui e conosce tutto di Lui. Egli è la manifestazione storica, accessibile, di quel Dio che l’uomo cerca - percorrendo strade a volte anche assurde - perché ne sente una profonda nostalgia, che si manifesta nel bisogno insopprimibile di gioia, di libertà e di giustizia presente nel suo cuore. La ricerca dell’uomo del senso della vita trova in Cristo il suo compimento perché Lui è l’unica “Via” per giungere a Dio. Egli, infatti, viene dal “seno del Padre”, per cui chi vede Lui, vede il Padre.

Dio, dunque, si rende presente nella Persona di Cristo, nella sua esistenza storica, nelle sue opere, nelle sue parole, nella sua comunità, soprattutto nel suo amore, che ha raggiunto il suo momento più alto sulla croce.

E poiché l’amore è la chiave di interpretazione della vita di Gesù esso è anche una caratteristica dell’esistenza cristiana. La via maestra da percorrere per vivere la comunione con Dio e intravvedere il suo volto di bontà e di tenerezza non consiste nell’accumulo di conoscenze intellettuali, ma nel vivere il comandamento nuovo dell’amore.

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Nuovo perché non è un amore qualunque in quanto non nasce da noi, ma trova in Cristo il proprio modello e la fonte. E’ la comunione con Cristo - da viversi nella preghiera, nella partecipazione ai sacramenti - che rende possibile la fraternità, che è anticipo del mondo nuovo che tutti desideriamo. In definitiva, la nascita di Gesù rivela che Dio è amore e, man mano che il Vangelo si diffonde e la fede in Cristo conquista i cuori degli uomini e li cambia con il precetto dell’Amore, l’umanità incomincia a cambiare in meglio.