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Dalla diocesi di Salerno: l’Amore si è fatto carne nella famiglia

Monsignor Moretti vescovo di Salerno  |  | Diocesi di Salerno Monsignor Moretti vescovo di Salerno | | Diocesi di Salerno

L’arcivescovo dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, Luigi Moretti ha scritto ai fedeli una lettera, prendendo spunto dall’esortazione apostolica di papa Francesco ‘Amoris Laetitia’,  partendo dalla consapevolezza delle difficoltà nelle quali naviga la famiglia: ‘L’Amore si è fatto carne’, in quanto esse non sono insuperabili.

Il vescovo prende spunto dai viaggi, soffermandosi ad ammirare il panorama ‘magnifico’ della diocesi: “Ci sono zone dalle quali si può vedere lo spettacolo della natura e anche le opere che, nei secoli, l’uomo ha costruito per rendere più vivibile e bello il nostro territorio”. E’ il compito del vescovo, quello di ‘guardare dall’alto’. Ed in questo sguardo dall’alto il vescovo ha posto la vita quotidiana della famiglia: “Quando è buio, si vedono le luci che illuminano le strade e l’interno delle case. Mi piace immaginare le famiglie che si ritrovano dopo una giornata di studio e di lavoro”.

Dentro questo quadro di vita familiare si pone alcune domande, perché vorrebbe scoprire i sentimenti, le preoccupazioni e l’atmosfera in quella casa: “C’è la soddisfazione per un figlio che ha superato un esame e si avvicina alla laurea. Che bel traguardo avere un figlio laureato! Ma questa gioia è accompagnata dalla preoccupazione: troverà lavoro? Ci sono le case in cui ciascuno trascorre la serata scorrendo lo schermo del proprio telefonino mentre il bimbo si è impossessato del tablet, come fa sempre”. Però c’è anche la famiglia preoccupata anche di arrivare a fine mese, perché è arrivata una lettera di ‘preavviso’ di licenziamento: “C’è il marito che ha nascosto la lettera di preavviso di licenziamento perché non ha il coraggio di mostrarla. Prima ha taciuto per non rovinare il fine settimana: ieri la figlia compiva 15 anni, oggi il figlio più piccolo è così felice... Forse domani dirà la verità e sarà un brutto momento per tutti”. Bella la descrizione del vescovo per una famiglia in cui è appena nato un bambino: “C’è un neonato che piange, come fanno tutti i neonati. I genitori sono esausti, ma la gioia di occuparsi di lui, condividendo veglie e fatica, aiutandosi l’un l’altra, è una soddisfazione profonda che ripaga ogni difficoltà”.

Di fronte a questi quadri di vita familiare il vescovo ha sottolineato che la coppia nasce per affrontare la vita insieme, proponendo la lettura dell’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’: “Nel testo, il Papa non nega le difficoltà che affronta oggi la famiglia, ma invita a guardare avanti con fiducia… Allora ci chiediamo: noi cristiani come possiamo contribuire a rendere più belle le relazioni familiari e più lieta la vita degli sposi? Come questi possono continuare o tornare a sperare nel futuro, a desiderare il concepimento di nuove vite? Come svegliarsi ogni mattina con il desiderio di riempire la giornata con qualcosa di interessante da costruire?”.  La risposta, per il vescovo, è la vita in famiglia, che viene prima del volontariato e della vita parrocchiale: “E’ necessario e bello che la famiglia si dedichi alla cura di se stessa. E’ il compito principale di tutti e due gli sposi. Viene prima di ogni altra cosa e non può essere sostituito da altre attività pur significative, come il volontariato o l’apostolato in parrocchia. Avere cura della propria sposa o del proprio sposo, avere a cuore i sogni dell’altro, ricordare quanto si è promesso, è un percorso da vivere insieme”.

Ed il compito della Chiesa consiste nel far comprendere bene in cosa consista il matrimonio: “E’ compito della Chiesa spiegare bene cos’è il matrimonio, cosa implica, come cambierà la vita una volta sposati. Dobbiamo essere sempre più preparati e aggiornati su questo tema, perché capire bene il matrimonio è importante per la sua riuscita, per la felicità. Non c’è una ricetta unica per tenere unite le coppie. Ci sono consigli, iniziative utili, percorsi efficaci di accompagnamento, che anche in diocesi sono attivi, ma la prima risorsa è la Grazia del sacramento. Nessuna coppia sposata nel Signore può dire, nelle difficoltà di relazione o nelle questioni educative: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato!” Gesù, conoscendo le difficoltà della coppia, ha reso più saldo il matrimonio attraverso il sacramento, citando il n^ 38 di ‘Amoris Laetitia’: “Gesù ristabilisce l’indissolubilità del matrimonio, ma non abbandona la coppia: la fortifica con la sua Grazia, quella Grazia che viene donata ogni volta che si celebra questo sacramento. In ogni celebrazione del matrimonio c’è tanto da guardare: location, vestiti, fiori. Tuttavia, la vera potenza del matrimonio è il fiume di Grazia che avvolge gli sposi e li accompagna per tutta la vita. La Grazia è l’amore di Gesù che fortifica quello degli sposi”.

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La Grazia è la forza per vivere tutta la vita insieme, sapendo che la perfezione non esiste: “La perfezione non esiste, siamo tutti in cammino, fragili, con una dose di egoismo e di incapacità, di buona volontà e impegno. Sappiamo che non esistono le famiglie perfette proposte dalla pubblicità; chi si crede perfetto, in qualunque condizione sia -sposato, consacrato, vescovo- tende a giudicare con durezza la fragilità e il percorso di vita altrui. Fare così è davvero sbagliato!” Anche chi vive in difficoltà, chi si trova in situazioni difficili e cosiddette ‘irregolari’ non deve mai disperare dell’Amore di Dio, e mons. Moretti li ha invitati ad incontrare i sacerdoti, a mettersi in cammino per celebrare l’incontro con la Misericordia del Signore: “C’è sempre una strada da percorrere per salvare ogni matrimonio.

Si può ricucire il tessuto strappato, si può aggiustare ciò che si è rotto; ci sono specialisti che lo sanno fare bene, ma è compito di tutti noi favorire le unioni, portare unità, invitare al perdono, incoraggiare al sostegno. Lo chiedo soprattutto a chi ha alle spalle un’unione solida e a chi ha nel cuore un desiderio di amore e unità. Quanti nonni possono lavorare per l’unità delle giovani coppie e non, invece, collaborare alla loro distruzione! Non  lasciamo morire le nostre famiglie!” 

E, concludendo la lettera, il vescovo augura a tutti di scoprire la misericordia di Dio: “Continuiamo tutti a vivere la carità di cui abbiamo tanto parlato e che abbiamo cercato di attuare! Manteniamo e incrementiamo l’attenzione e l’aiuto concreto verso l’altro... All’inizio della lettera parlavo dello sguardo del vostro Vescovo. Ora vorrei che sentiate su di voi ciò che conta davvero: lo sguardo di Gesù. Egli vi guarda con amore, vede nella vostra casa, ama la vostra gioia, ama ciò che siete e ha nelle sue mani la vita di tutti, soprattutto quella di chi è più fragile”.