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Diplomazia pontificia, l'agenda del bene comune anche in economia

Bandiera della Santa Sede | La bandiera della Santa Sede nello stadio di Sarajevo durante la visita di Papa Francesco il 6 giugno 2015 | Andreas Dueren / CNA Bandiera della Santa Sede | La bandiera della Santa Sede nello stadio di Sarajevo durante la visita di Papa Francesco il 6 giugno 2015 | Andreas Dueren / CNA

L’intervento della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio rappresenta un po’ la summa dell’attività diplomatica della Santa Sede: la richiesta che nessuno sia escluso, che non ci siano favoritismi né tra persone né tra nazioni, insieme alla visione concreta sull’uomo, e soprattutto sull’uomo marginalizzato. Una visione che si ritrova in altri pezzi di attività della Santa Sede della settimana: nel rinnovato impegno delle Ong di ispirazione cattolica, in un incontro ecumenico del Dicastero per la Promozione Sviluppo Umano Integrale, in una attività dell’apostolato del mare sul tema dei marittimi.

La Santa Sede alla World Trade Organization

In un dettagliato intervento, la Santa Sede ha presentato la sua visione all’11esimo Consiglio ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. La Santa sede non ha posto alcun veto alla liberalizzazione dei commerci, ma soprattutto ha messo in luce la necessità di umanizzare l’economia, con uno sguardo particolare al settore primario e all’agricoltura, consapevoli che una delle più grandi vergogne dell’umanità è rappresentata dagli 850 milioni di persone affamate. Non a caso, Papa Francesco per due volte, nel suo Pontificato, ha celebrato la Giornata Mondiale dell’Alimentazione alla FAO.

L’intervento è stato presentato i l12 dicembre dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU e altre organizzazioni internazionali di Ginevra.

L’arcivescovo Jurkovic ha prima di tutto sottolineato che, con l’agenda 2030 adottata nel 2015, i leader mondiali si erano trovati d’accordo su come “posizionare meglio la comunità internazionale nell’affrontare alcune delle più pressante sfide globali”, aderendo a principi come “equità, inclusività, responsabilità comune ma differenziata, trattamenti speciali e differenziati, reciprocità e diritto allo sviluppo”.

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Quello che conta ora è dare un bilanciamento – ha detto l’arcivescovo – rafforzando le “nazioni in via di sviluppo”, liberalizzando, sì, il commercio, ma fornendo regole “bilanciate”, che facciano sì che il WTO possa dare profitti a tutti i membri, specialmente alle nazioni meno sviluppate.

Ci vuole una presa di coscienza su un fatto, dice la Santa Sede: che il commercio possa causare dislocazione e anche incertezza in alcuni settori della comunità, e che i benefici del commercio “hanno mancato di raggiungere tutte le persone che avrebbero dovuto ragione”.

Per questo, il lavoro non è quello di rafforzare gli Stati mettendo da parte i tavoli multilaterali, ma piuttosto far lavorare meglio il multilaterale. È l’appello di sempre della Santa Sede, che anche nei Doha Round ha criticato i piccoli tavoli decisionali, chiedendo sempre che tutte le nazioni fossero incluse e traessero benefici dai negoziati.

“La Santa Sede – ha detto l’arcivescovo Jurkovic – desidera ammonire riguardo i pericoli della marginalizzazione del multilateralismo”. In fondo, nonostante limiti e complessità, il “lavoro multilaterale dà al pluralismo una dimensione universale, facilitando un dialogo inclusivo”, e in più fornisce una cornice che permette alle nazioni “più piccole e deboli” di essere meglio “salvaguardate che in contesto regionale e bilaterale”.

La Santa Sede poi ha affrontato quattro temi cruciali: il cibo, il commercio online, il ruolo della donna e infine il problema dei marittimi.

Per quanto riguarda il cibo, il tema principale è quello della “sicurezza alimentare” che si risolve promuovendo “lo sviluppo agricolo” delle nazioni più povere”, con un particolare focus sulla economia rurale. Perché è dalle piccole comunità che nasce la crescita.

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Da non sottovalutare – sul tema della donna – il contributo che le donne delle comunità rurali danno alla crescita. La Santa Sede considera il ruolo della donna su larga scala, perché questa “è centrale non solo nello sviluppo della famiglia, ma anche per lo sviluppo dell’intero sistema economico”.

Uno sviluppo economico che passa anche dal commercio online. Di nuovo, la Santa Sede non guarda allo sviluppo tecnologico come a un mostro, ma come ad una realtà da controllare per il bene tutti. Così, l’arcivescovo Jurkovic sottolinea che “la governance dell’e-commerce deve garantire la protezione di consumatori e produttori, attraverso norme e regole trasparenti, che rendano il commercio più chiaro ed equo”, e anche in modo che le persone più vulnerabili possano entrare nel mercato digitale, e per questo è necessario accrescere la possibilità di accesso al digitale nel mondo in via di sviluppo.

Infine, la questione della pesca. È un interesse della Santa Sede, che guarda da sempre ai problemi dei marittimi. Un congresso mondiale sulla pesca è stato celebrato a Taiwan dall’apostolato del mare lo scorso ottobre, e ha messo in luce le grandi difficoltà che vivono i pescatori oggi.

L’arcivescovo Jurkovic ha sottolineato che ci sono circa 56,6 milioni di persone impegnate nel settore primario della pesca, e che ci sono circa 350 milioni di posti di lavoro creati direttamente o indirettamente dall’economia degli oceani, mentre una grande quantità di nazioni in via di sviluppo dipendono interamente dalla pesca. Dunque – afferma – “la questione dei sussidi economici” per l’industria della pesca è “particolarmente sensibile per le nazioni piccole e povere”.

Tutte le questioni sviluppate dalla Santa Sede arrivano ad una conclusione: che “il commercio è sbilanciato e ingiusto quando è complementare allo scenario dell’esclusione sociale e dell’ineguaglianza; quando trasgredisce la dignità di qualcuno in qualunque parte del mondo; quando trascura il bene comune dell’intera umanità.

L’arcivescovo Auza dal Papa

Il discorso dell’arcivescovo Jurkovic è stato il solo discorso della settimana da parte degli organismi della Santa Sede impegnati nel multilaterale. Ma la diplomazia pontificia lavora su più fronti. A Roma per l’incontro del Forum delle Organizzazioni Non Governative di Ispirazione Cattolica, l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, è stato in udienza privata da Papa Francesco il 14 dicembre 2017.

Si tratta di un incontro che ha cadenza annuale, durante il quale l’Osservatore informa il Santo Padre degli sviluppi delle attività della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Tra i temi di discussione durante l’incontro, il Global Compact sulle migrazioni, l’accordo globale sul quale la Santa Sede si sta molto impegnando, e di cui la Sezione Migrazioni e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale ha parlato anche durante l’ultimo Consiglio dei Cardinali.

L’arcivescovo Auza ha presentato al Papa anche il lavoro fatto sul Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, che la Santa Sede ha firmato e ratificato lo scorso 20 settembre. Il tema del nucleare è cruciale per la diplomazia pontificia oggi.

Il Forum delle Organizzazioni Non Governative di Ispirazione Cattolica

Si sono riuniti dopo dieci anni, cercando di dare un nuovo inizio ad un progetto nato 10 anni fa, dopo che il Consiglio delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche si era sciolto nel 2006. Il Forum delle Ong di Ispirazione Cattolica marca così un nuovo inizio, rilanciando una attività che è preziosa per il multilaterale della Santa Sede.

Durante l’incontro, si è stilata una carta che spiega come, nell’attuale contesto internazionale, cresce l’importanza della società civile, nonché le possibilità per le Organizzazioni Non Governative di ispirazione cattolica. Per questo, le organizzazioni si impegnano a “cercare un percorso comune su queste nuove sfide”, condividendo le analisi e “salvaguardando quelle dinamiche che contribuiscono alla coesione sociale”, facendo del Forum “un posto di incontro e scambio,” sviluppando attraverso il suo segretariato il suo ruolo di “osservatorio sociale” e offrendo uno spazio di “analisi, riflessione e scambio”.

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Giampaolo Silvestri e Vincenzo Conso hanno seguito dall’inizio il lavoro dell’Osservatorio. Il primo è direttore dell’AVSI, la Ong di Comunione e Liberazione con migliaia di progetti sul campo in tutto il mondo. Il secondo, segretario generale dell’ICRA, è promotore del “Forum Roma”, una estensione regionale del Forum che mette insieme le organizzazioni cattoliche su Roma.

Giampaolo Silvestri vede positivamente le nuove riunioni. “Ho visto una grande voglia di fare – racconta ad ACI Stampa – ed è stato interessante e importante che durante l’incontro ci fosse la presenza di tutti i nunzi che lavorano presso organismi internazionali”.

Silvestri ha spiegato che nel Forum ci sono organizzazioni molto diverse, da quelle che “fanno advocacy, ovvero lavorano presso gli organismi internazionali, e quelle come l’AVSI che lavorano sul terreno”. Il vero tratto comune è “però l’ispirazione cattolica, oltre il fatto di avere tutte una connotazione internazionale”.

Silvestri ha poi sottolineato l’importanza dell’appoggio della Segreteria di Stato, che è stata molto presente durante i lavori. “Si tratta, ora, di cominciare a lavorare insieme”, afferma.

Ed è questo il punto, anche per Vincenzo Conso. “Dopo quest’ultimo incontro – spiega ad ACI Stampa – ora dobbiamo tentare di fare il più possibile cose concrete e di farle insieme. Nel mondo cattolico, noi siamo bravi a fare i solisti, ma quando ci mettiamo insieme perdiamo un po’. Fare le cose insieme prevede a volte di fare un passo indietro, e non tutti sono sempre disposti a farlo”.

Nei dieci anni dalla costituzione del Forum, non tutto è rimasto fermo. “A Roma – racconta Conso – abbiamo pensato di costituirci come una piattaforma, il Forum Roma, lavorando in maniera analoga alle piattaforme di New York, Parigi e Ginevra. In particolare, noi seguiamo a Roma il lavoro della FAO, oltre che altre varie attività multilaterali. Dal 2009 ad oggi abbiamo fatto 24 seminari, 3 side events della Giornata Mondiale della Alimentazione, seminari di studio sul Sinodo della Nuova Evangelizzazione e sul Sinodo speciale per l’Africa, un evento all’Expo di Milano”.

Ma – aggiunge Conso – “siamo anche stati direttamente coinvolti nel lavoro di riforma della FAO, perché abbiamo approfittato della presenza di un cattolico, Luc Guyau, alla presidenza, che non solo ci ha spiegato come funzionava la riforma, m ha anche raccolto le nostre esigenze, le nostre osservazioni”.

Le direttive del loro lavoro – spiega Conso – sono date da due “manifesti”: la Laudato Si, che illustra le sfide cui dobbiamo rispondere, e l’Evangelii Gaudium, da cui vengono prese le strategie.

Perché – afferma Conso - “come Cattolici sia in Europa che in Italia e nel mondo contiamo sempre meno. Ma vogliamo contare non per occupare questioni di potere, ma per aprire i processi di cambiamento.”

Silvestri e Conso erano all’incontro ristretto che il Papa ha avuto con i “fondatori” del Forum mercoledì 13 dicembre, nell’auletta Paolo VI. E Conso ha spiegato a Papa Francesco questo approccio. “Il Papa – racconta - mi ha interrotto, e ha detto che la sottolineatura sull’Evangelii Gaudium è molto importante, perché, ha affermato ,se non si capisce Evangelii Gaudium non si capisce il mio pontificato.”

Combattere la schiavitù un mare

Dopo il grande impegno per la Conferenza Internazionale di Taiwan, l’Apostolato del Mare ha organizzato a Manila, tra il 7 e 9 dicembre, un training per pescatori e lavoratori marittimi sul problema della tratta di esseri umani e della schiavitù in mare. Hanno partecipato oltre 120 persone, e tra i partecipanti ci sono stati il Cardinale Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (che ha diffuso un messaggio), padre Bruno Ciceri, che nel Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale si occupa appunto dell’Apostolato del Mare, e poi Hilary Chester della COMPASS (l’ufficio della conferenza episcopale USA che si occupa di combattere la schiavitù nel mare) e Suor Judith Pasadas di Talitha Kum.

In particolare, si è affrontata la situazione della schiavitù dei lavoratori marittimi, vittime “invisibili” che lavorano su navi e porti lontani dallo sguardo pubblico, vivendo in condizioni igieniche precarie e senza cibo fresco e acqua potabile.

Una iniziativa ecumenica per far fronte a populismo e xenofobia

Tra il 13 e il 15 dicembre c’è stato un vertice ecumenico di studio sui fenomeni della xenofobia e del populismo, promosso dal Consiglio Mondiale delle Chiese e il dicastero vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani. L’obiettivo è quello di organizzare una conferenza mondiale sullo stesso tema, che si terrà dal 21 al 24 maggio 2018.

"La paura o l'odio per qualcosa di strano, estraneo, alieno, diverso, cioè ciò che viene percepito come 'altro', sta penetrando in tutti i settori della società: sociale, culturale, politico e spirituale - sottolineano i promotori -. Permea i media e influenza le politiche e le opinioni pubbliche, minacciando così i valori umani e morali della società". 

Il simposio ha avuto come compito quello di approfondire la comprensione della xenofobia da parte delle Chiese e il corrispondente aumento del populismo in relazione alla crisi migratoria e dei rifugiati; discernere i mezzi per una maggiore collaborazione e azioni comuni, compreso il miglior uso degli strumenti dei media, per trasformare questa realtà crescente e disumanizzante di intolleranza e odio basata sulla paura per promuovere e promuovere una cultura di rispetto, solidarietà e coesione sociale; promuovere la sistematica capacità ecclesiale sviluppando le migliori pratiche per affrontare la xenofobia e il populismo, informate dai valori cristiani di giustizia e compassione e radicate in relazioni di fiducia e dialogo aperto

Venezuela e Gerusalemme

Lo scorso 11 dicembre, il Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, ha ricevuto il capo dell'opposizione venezuelana Julio Borges in Vaticano. L'incontro, non pubblicizzato prima, ha posto ancora una volta l'accento sull'emergenza umanitaria in Venezuela, cui la Santa Sede guarda con attenzione

La prossima settimana, Papa Francesco dovrebbe incontrare in Vaticano il re Abdallah di Giordania, e si parlerà presumibilmente anche della situazione di Gerusalemme. Lo scorso 14 dicembre, il Cardinale Bechara Rai, patriarca maronita del Libano, ha organizzato un forum islamo-cristiano sulla questione di Gerusalemme. La Santa Sede a più riprese ha mostrato preoccupazione per la decisione dell'amministrazione Trump di spostare l'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme