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Don Pasquale Uva: il disagio va amato oltre che capito

Don Pasquale Uva |  | bisceglieindiretta.it Don Pasquale Uva | | bisceglieindiretta.it

Bisceglie, seconda metà del milleottocento: un sacerdote, lungo le strade del paese, si sta prendendo cura di due mendicanti che in più hanno dei disturbi psichici. Per l'epoca, un sacerdote che affronta tale apostolato è una novità, ma Dio spesso non guarda alle logiche umane ma a quelle del cuore. La nostra storia però ebbe inizio quando questo giovane sacerdote, da seminarista, in una di quelle giornate dove la pioggia,sembra non finire entrò in un negozio di libri usati e trovò per caso la biografia di San Benedetto Cottolengo, in due volumi, visto il modico prezzo l'acquistò e la iniziò a leggere. La sua vita prese tutt'altra piega.

Il suo nome? Don Pasquale Uva (1883-1955). Canonico, laureato in diritto canonico e sacerdote di preghiera ed azione: da questo momento il santo piemontese divenne il suo modello di vita sacerdotale, tanto da chiamare le istituzioni che fonderà, Casa della Divina Provvidenza.

Questo straordinario sacerdote pugliese durante tutto l'arco della sua esistenza si occupò di coloro che, malati nella psiche, all'epoc aerano lasciati soli. Una solitudine affettiva, economica e soprattutto sociale. Spesso avevano bisogno di cure ma prima di un piatto di minestra. Chiedevano ai passanti il poco che poteva uscire dalle loro tasche che spesso era nulla. Alle volte, saltavano i pasti ed in più erano allontanati, non solo in quanto poveri ma soprattutto perchè malati.

Così in due stanzette attigue alla piccola sacrestia della sua Chiesa di Sant'Agostino di Bisceglie, dove era stato nominato parroco, don Pasquale Uva dette inizio alla sua opera, fondando un piccolo ospizio, con quattro letti per l'assistenza sanitaria e materiale di queste persone che, in tal modo, si sentirono accolte nelle braccia di Cristo. Si prese cura soprattutto di minori, con disagi fisici e psicologici, che a lui affidati si trovarono amati come figli del Padre celeste che non delude. Ma l'opera, con il tempo e la sua fede, si ingrandì raggiungendo dimensione imprevedibili.

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Questo testimone di Cristo, con la sua opera, sensibilizzò a livello nazionale una intensa e proficua campagna contro l'emarginazione del malato, fondando nei primi anni 30 del secolo scorso, quattro ospedali psichiatrici nell'Italia meridionale.

La sua opera, oltre che piena di amore la dotò anche della fondazione delle Ancelle della Divina Provvidenza: una congregazione religiosa con lo scopo di coadiuvare questa missione. Prodigo di amore per i più bisognosi non si spaventò della diversità ma l'accolse e la trasformò in amore. Sacerdote di immensa preghiera e profonda devozione mariana, per questa opera dovette affrontare incomprensioni, maldicenze, prove e difficoltà immense. Ma Don Pasquale Uva mai si tirò indietro anzi avanzò nelle imprese, con spirito indomito e pieno di fede, in quanto aveva compreso che le opere di Dio, se non comprese, sono ostacolate. Del resto l'esempio lo aveva avuto dal Cristo, il quale nell'ultima cena, ricorda che le prove spesso sono il segno di coloro che amano e vivono per portare il il Regno dei cieli sulla terra.