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Esercizi spirituali di Papa Francesco: “Sappiamo riconoscere la sete di Dio?”

Il Papa agli esercizi spirituali 2018 |  | Vatican Media, ACI Group Il Papa agli esercizi spirituali 2018 | | Vatican Media, ACI Group

La settimana dedicata agli Esercizi Spirituali da Papa Francesco e dai collaboratori della Curia si apre con due meditazioni sul tema de "La scienza della sete" e “Mi sono accorto di essere assetato”.

Secondo quanto diffuso dal portale Vatican News, il predicatore portoghese don Josè Tolentino de Mendonça, sviluppa la sua riflessione per arrivare a capire i contorni di quell' "abbondanza" e di quella "gratuità" di vita che il figlio di Dio offre all'uomo e a valutare la risposta dell’uomo oggi.

“Gesù viene incontro alla nostra storia cosi come essa è, nella sua incompiutezza, vuoto o fallimento, per dirci: ‘Chi ha sete, venga; chi desidera, prenda gratuitamente l’acqua della vita’ – osserva il predicatore - mentre ci permette di dissetarci per pura grazia, palesando in tal modo l’amore incondizionato che egli riserva a noi, riconosce che siamo ancora incompleti e in costruzione. La nostra condizione è così spesso di indigenza che non sapremmo accedere, con le nostre forze, al bene che ci sazia. Non potremmo acquistarlo in nessun luogo, neppure se lo volessimo, poiché esso ci può essere solamente dato”.

Siamo "così vicini alla fonte e andiamo così lontano", spiega don Josè Tolentino de Mendonça. E allora la domanda da porsi è: “Noi desideriamo Dio? Sappiamo riconoscere la nostra sete? Ci diamo il tempo di decifrarla?”, chiosa ancora il predicatore.

Nella seconda meditazione del lunedì don Josè esorta a non intellettualizzare troppo la fede:“Ci siamo costruiti un fenomenale castello di astrazioni – dice il predicatore - non è a caso che la teologia degli ultimi secoli si sia soffermata così a lungo a dibattere le questioni sollevate dall'Illuminismo, e sia scivolata via da quelle poste, per esempio, dal Romanticismo, come le questioni dell'identità, collettiva e personale, dell'emergere del soggetto o del mal de vivere. Siamo maggiormente preoccupati della credibilità razionale dell'esperienza di fede che della sua credibilità esistenziale, antropologica e affettiva. Ci occupiamo più della ragione che del sentimento. Ci lasciamo dietro le spalle la ricchezza del nostro mondo emozionale”.

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In conclusione, il predicatore si rivolge in particolare ai pastori chiamandoli alla riconciliazione con la loro vulnerabilità e ricorda a tutti l’ammonimento di Papa Francesco: “Una delle peggiori tentazioni è l'autosufficienza e l’autoreferenzialità”.