A Strasburgo con lo sguardo a Sarajevo. Si è aperto così l’incontro dedicato a Religioni e dialogo a Strasburgo, presso il Consiglio d’Europa, di cui è presidente di turno la Bosnia Erzegovina. Una iniziativa promossa dalla Santa Sede in preparazione del seminario che a settembre si svolgerà proprio a Sarajevo.

La relazione introduttiva è stata del segretario vaticano per i rapporti con gli stati, l’arcivescovo Paul Gallagher che ha ricordato come la libertà di religione sia “strettamente collegata a molti altri aspetti della tutela dei diritti umani: penso- ha detto il presule- a temi come quello della non discriminazione; gli ambiti dell’educazione a scuola e in famiglia; la bioetica, la cittadinanza democratica. Penso a campi quali la prevenzione della radicalizzazione e del terrorismo; il trattamento dei detenuti; il delicato rapporto tra libertà di espressione e rispetto della sensibilità religiosa; e molti altri ancora.”

E del resto l’attività della Santa Sede è sempre stata a favore del dialogo tra le autorità civili e i leader religiosi. Un dialogo che “può contribuire alla ricerca di quell’armonia costruttiva, libera da qualsiasi limitazione, della quale ha parlato Papa Francesco. Riconoscere il giusto ruolo che le religioni svolgono nel dialogo interculturale e mantenere con le religioni un dialogo aperto e trasparente è importante anche da un punto di vista meramente politico.” Gallagher ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II nella omelia della messa a Castegandlfo quando nel 1994 non riuscì a recarsi a Sarajevo e quelle di Papa Francesco di sabato scorso. Il tema è lo stesso: perdonare e chiedere perdono.

É la strada della Santa Sede per il dialogo. “Parole coraggiose- ha detto Gallagher-  parole che la Chiesa cattolica pronuncia ancora oggi e che aiuta a far pronunciare ai suoi fedeli. Non è una richiesta fatta con leggerezza. Sappiamo quanti cristiani nel mondo stanno pagando un prezzo altissimo per la loro fedeltà a ciò che credono. Ma sappiamo anche che, ancora oggi, il dialogo tra le religioni può dare un grande contributo alla riconciliazione. Ciò che appare senza speranza, con l’aiuto di Dio può ancora essere realizzato. È così che è stato nella storia recente — basti pensare alla fondazione del Consiglio d’Europa — e così può essere oggi, guarendo le ferite di questo continente e quelle ancora aperte in tutto il mondo.”