Nel suo lunghissimo pontificato Giovanni Paolo II non ha mancato di visitare anche Palermo, dove domani si recherà Papa Francesco. Papa Wojtyla si recò due volte nel capoluogo siciliano: la prima nel 1982 e la seconda nel 1995, in occasione del III convegno ecclesiale nazionale. 

Nel 1982 la visita ebbe inizio invece nel Belice, dove 14 anni un terremoto distrusse i paesi della Valle. 

“La realizzazione concreta di quell’augurio di serenità e di pace - disse Giovanni Paolo II ai cittadini di Palermo - impegna tutti, direttamente e personalmente, alla promozione del bene comune e, in particolare, al continuo ed effettivo rispetto della persona umana, alla vigile ed amorevole attenzione ai bisogni dei più piccoli, degli emarginati, degli ultimi: sono queste infatti le condizioni fondamentali per una civile ed ordinata convivenza alla quale Palermo vuole tendere per essere oggi porto sicuro di vita concorde, serena ed onesta. I fatti di violenza barbara, che da troppo tempo insanguinano le strade di questa splendida Città, offendono la dignità umana; come la offendono anche le condizioni subumane di vita, le discriminazioni nei diritti fondamentali, le disuguaglianze economiche e sociali: fenomeni che sono contrari alla giustizia, alla equità, alla pace sociale ed inquinano i rapporti umani impedendo il raggiungimento del bene comune, cioè dell’insieme di quelle condizioni di vita sociale, che permettono ai singoli ed ai gruppi di raggiungere più pienamente e più speditamente la propria maturazione e perfezione”.

Ai giovani, raccolti in Piazza Politeama, Giovanni Paolo II parlava chiaramente di futuro. E il “futuro - assicurava il Papa - è Cristo. Abbiate coraggio! È Cristo la vostra speranza! Mettetevi dalla parte di Cristo, cari giovani. E sarete dalla parte della speranza. Non siete soli. Il Papa, che vi ama e vi benedice, è con voi! Comunicate questa speranza agli altri! Voi che siete qui presenti dite agli smarriti di cuore, specialmente mediante la testimonianza della vostra vita: coraggio! Soprattutto a quei giovani che crescono in ambienti di subcultura, di superstizione, di violenza, in balìa dei rigurgiti della città, facile preda della corruzione, della violenza, della droga. Per questi giovani siate disponibili al servizio, alla solidarietà, all’impegno concreto, tempestivo, efficace. Insieme con loro, sappiate costruire un futuro ed una società nuovi, in cui ci sia giustizia e lavoro per tutti; la disoccupazione è la morte dei giovani. Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più la droga; la droga è il colpo di scure alle radici dell’essere. Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più né violenza né guerra. La pace è possibile; la pace non è un sogno, una utopia. Un futuro ed una società nuovi, in cui sia isolata e distrutta la ramificazione dell’atteggiamento mafioso di alcuni, operatori di manifestazioni aberranti di criminalità”.