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Gioventù Francescana: a Gioia Tauro nasce il progetto “Fratelli Immigrati”

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“Abbracciare la carne del Lebbroso di oggi è la profezia del riparare la casa”. Dopo aver vissuto e costatato la situazione di miseria e di povertà in cui versano centinaia di immigrati accolti in campi fatiscenti nella zona della Piana di Gioia Tauro, nasce insieme alla Gioventù Francescana il progetto OFS dei "Fratelli Immigrati" per rendere dignitosa e accogliente la presenza degli immigrati stessi. Il lavoro di accoglienza è condiviso con la Croce Rossa e la Caritas diocesana. ACI Stampa ha raggiunto la Responsabile del progetto, Chiara Campanella:

"Fratelli immigrati". Come nasce l'idea di questo progetto in Campania e in Calabria?

Accogliendo con gioia l'invito del Papa ad aprirsi e andare sempre di più verso le periferie della sofferenza e della povertà e con il desiderio vivo di sperimentare nel concreto uno dei cardini della nostra Promessa Gi.Fra "avere gli ultimi e i poveri come fratelli", in comunione con il consiglio nazionale OFS e Gi.Fra,  abbiamo pensato di mettere giù un progetto che aiuti tutti noi a vivere meglio il nostro essere francescani nel mondo. Il progetto "fratelli immigrati" propone un'esperienza di servizio nei centri di accoglienza immigrati della zona Piana di Gioia Tauro (RC) in Calabria. Questa è per noi una grande opportunità per metterci in gioco e andare "oltre le distanze" incontrando volti di fratelli appartenenti a mondi diversi che sono fonte di grande arricchimento personale. E' in più sicuramente un'occasione di sperimentare il servizio insieme come fraternità.

Proprio qualche settimana fa abbiamo celebrato la Giornata del Rifugiato e Papa Francesco ha ribadito l'importanza dell'accoglienza nei confronti di tutti coloro che si rifugiano qui. Voi come vi occupate di loro?

Il "problema" dell'accoglienza è uno dei campanelli d'allarme di cui sentiamo più parlare nei telegiornali, davanti ad una tazza di caffè in un bar o semplicemente quando il sabato sera usciamo e incontriamo tantissimi ragazzi di nazionalità diversa dalla nostra... il vero problema sta nella mentalità di chi accoglie o dovrebbe accogliere. Accettare l'altro nel momento del bisogno, non vederlo come un ostacolo ai nostri problemi già esistenti, quali l'assenza di posti di lavoro per noi giovani ecc... C'è tanta e tanta speculazione di denaro che gira intorno al termine immigrazione, perciò mi chiedo "il vero problema è di chi va via dai loro paesi, o è colpa di noi Italiani che non sappiamo fare un lavoro onestamente e quindi sfruttiamo fino alle ossa anche le occasioni più tragiche della vita dell'altro?" 

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Noi tutti come possiamo fare per darvi una mano?

Il progetto fratelli immigrati è nato come un'esperienza forte di servizio nei centri di prima accoglienza nella Piana di Gioia Tauro (RC), ma col passare del tempo ci siamo chiesti quanto realmente fosse incisiva tale esperienza vissuta una o due volte l'anno, per le nostre vite, per la nostra mentalità, ma soprattutto per la vita di questi fratelli. Allora ci siamo detti che forse non poteva essere questa l'unica via per accogliere, ma bensì rendere quotidiano o quasi il nostro servizio. Quindi cosa possiamo fare tutti noi? Al di là del nostro Credo e di ogni Dio, noi vogliamo rispettare i diritti dell'altro, guardare questi uomini e queste donne che vengono accolte con occhi sicuri, occhi sereni e aperti all'ascolto... e non con lo sguardo compassionevole che spesso è la cosa più semplice da fare. Fermarci al semaforo e scambiare una chiacchiera con uno dei ragazzi (italiani o stranieri) che troviamo, non è una cosa così sconvolgente! Accogliere l'altro significa renderlo parte integrante di noi e del nostro quotidiano. 

La Gifra Francescana è una realtà che abbraccia tutta l'Italia. Voi nella parte Sud dell'Italia come vivete questa esperienza?

Come già detto, nello scorso anno 2016, abbiamo vissuto come Gifra di Campania-Basilicata, due settimane di servizio presso le Tendopoli di Rosarno ed Archi in Calabria, in cui abbiamo collaborato con la Caritas per la distribuzione dei pasti. Ma la cosa essenziale di quei giorni sicuramente sono stati i semplici momenti di condivisione, balli, canti, e tanta voglia di raccontarci.  Da qualche mese a questa parte, per rendere il nostro servizio più concreto e vicino alle nostre vite, collaboriamo con una cooperativa "Giovamente", presente nella zona del Salernitano, che è autorizzata come gruppo di volontari a prestare servizio con cadenza settimanale per gli sbarchi nel porto di Salerno. Per essere più efficaci, abbiamo creato una rete con i diversi delegati locali Epm (Evangelizzazione e Presenza nel Mondo), uno dei settori d'impegno chiave della Gioventù Francescana, e appena arriva "l'allarme sbarco" ci mobilitiamo per fare delle turnazioni. Lì il nostro operato è differente... alcuni ci recano al Ristorante Sociale di Salerno per preparare e confezionare i pasti, altri si dirigono al Porto accompagnati dalle forze dell'ordine e aiutano nello smistamento di minori e nella distribuzione dei pasti, ed altri sono al CPA (Centro prima accoglienza) che collaborano con la Polizia scientifica per il foto segnalamento e riconoscimento, con la Protezione Civile e Croce Rossa per qualsiasi bene di prima necessità. Ovviamente il nostro deve essere solo un "fare" ma avvicinarci quanto più a queste persone e scambiare una chiacchiera con loro per farli sentire semplicemente a "casa".

Chiara, avete in mente altri progetti? Quali saranno le vostre prossime sfide e i vostri prossimi obiettivi?

Le sfide sono tante ed ogni giorno si aprono nuove strade dove poter operare. Ma tutto bisogna farlo coscientemente e non impulsivamente. Il nostro prossimo progetto è quello di operare in maniera "zonale"; ossia collaborare con case famiglia e centri d'accoglienza (che tutelano il rispetto per queste persone) e prestare servizio con cadenza bisettimanale durante tutto l'anno presso le nostre province. In questo modo ciò che viviamo non è più un'esperienza fine a se stessa, ma un'esperienza di vita, che ti cambia il modo di guardare, che fa nascere relazioni vere e soprattutto ci fa toccare con mano cosa significa accogliere realmente l'altro e vedere il lui la bellezza del Cristo risorto.

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