La visita del Papa a Sarajevo  "non solo contribuisca al bene e al miglioramento in quel Paese, ma sia anche un invito a tutti gli uomini e a tutti i Paesi a ritrovare le ragioni della pace, della riconciliazione e del progresso, umano, spirituale e materiale". Parole del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, in una intervista al CTV, in vista del viaggio apostolico di Papa Francesco in Bosnia-Erzegovina il prossimo 6 giugno.  “Il Papa – ha aggiunto il porporato – va in quella che Giovanni Paolo II ha definito la Gerusalemme d’Europa come pellegrino di dialogo e di pace".

Il Cardinale ha rimarcato inoltre che "le conseguenze della guerra si sono fatte sentire soprattutto sulla comunità cattolica, che praticamente si è quasi dimezzata, da ottocento a quattrocento mila persone. Ormai in alcune parrocchie non restano che poche famiglie, e soprattutto anziani. Inoltre oggi si registra una forte migrazione, soprattutto dei giovani, causata dalla disoccupazione, dalla mancanza di lavoro e dalla ricerca di prospettive migliori in altri ambienti. E poi c’è anche un generale 
calo demografico, che colpisce la comunità cattolica".