Non dobbiamo “ricercare una sorta di spiritualità del benessere individuale, percorsi tutti interiori ed immanentisti che escludono la vita fraterna, l'impegno per i poveri, l'attenzione ai problemi della storia. Questi rischi non sono così remoti, come ci potrebbe sembrare a prima vista. Chi di noi non conosce persone che, pur assetate di Dio, ritengono che la Chiesa non abbia nulla da dire di significativo alla loro ricerca, e si rivolgono ad altri mondi religiosi più alla moda o a percorsi meditativi più esoterici... Ma spesso il pericolo è quello di finire in mano a proposte sostanzialmente alienanti, che in nome di un po' di relax interiore in mezzo alle tensioni della vita, sganciano dalla realtà, dal volto degli altri, dall'impegno nel quotidiano e pur trovandosi in posizione dominante nel mercato religioso attuale non permettono di incontrare Dio”. Lo ha ricordato il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, lunedì scorso nel ciclo di catechesi sulla Gaudete et exsultate di Papa Francesco. 

Citando il Papa, il Vicario di Roma rammenta che “la santificazione del discepolo di Gesù non si realizza mai individualmente ma sempre dentro un cammino di comunità; e si alimenta e cresce attraverso la preghiera costante, che ci pone cioè permanentemente davanti allo sguardo di Dio. Grazie a queste due dimensioni della santità cristiana, i discepoli vivono con intensità il dialogo con il Signore e comunicano agli altri quel dono della fede che nella comunità cristiana hanno ricevuto: sono quindi oranti e comunicanti”.

“Non c'è da sorprendersi - sottolinea il porporato - se le storie di santità possono allora diventare storie comunitarie di santità: famiglie intere,  piccole o grandi comunità, arrivano insieme a vivere eroicamente il Vangelo o a donare la vita nel martirio. La linfa nuova dello Spirito circola a tal punto tra i membri del gruppo da compiere insieme, quasi con una naturale scioltezza, scelte e azioni altissime”.

“L'altro antidoto - conclude il Cardinale De Donatis citando ancora Papa Francesco - contro una certa spiritualità immanentistica che perde il riferimento trascendente a Dio, è la preghiera. Non stanchiamoci di intercedere per i nostri fratelli. Ricordiamo sempre l'abitudine del Papa di chiederci di pregare per lui. La preghiera della Chiesa così lo sostiene, ottiene da Dio ciò che è secondo la Sua volontà, mostra con più chiarezza al mondo che l'Amore del Padre sconfigge ogni timore”.