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Il Cardinale Parolin alla FAO: “Preservare la legalità anche sui mari”

Il Cardinale Pietro Parolin |  | EWTN Ukraine Il Cardinale Pietro Parolin | | EWTN Ukraine

“L’obiettivo finale è quello di preservare la legalità anche sui mari che, da secoli, è segno di libertà e di civiltà” perché “il settore della pesca offre un contributo decisivo alla sicurezza alimentare globale, al benessere umano e alla prosperità economica, ed è particolarmente importante per la sopravvivenza delle comunità di pesca su piccola scala in molti Stati”. Sono le parole del Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, intervenuto alla FAO in occasione della Giornata Mondiale della Pesca.

“E’ necessario – spiega il cardinale - che la visione economica non dimentichi la garanzia di un benessere umano compatibile con la tutela ambientale, al fine di creare prosperità a lungo termine e una prospettiva sostenibile per le generazioni attuali e future”.

Una pesca e una acquacoltura “sostenibili e responsabili”, questo chiede il Segretario di Stato che aggiunge: “Due secoli dopo l’abolizione della tratta transatlantica degli schiavi, almeno 20,9 milioni di persone continuano a lavorare sotto costrizione, in gran parte nell’economia informale e illegale. Circa il 90% del lavoro forzato, oggi è imposto da operatori privati, soprattutto nelle attività ad alta intensità di manodopera, come la pesca. Lo studio e il lavoro delle Organizzazioni internazionali competenti – mi riferisco in particolare alla FAO e all’OIL, ma senza trascurare le organizzazioni della società civile – sottolinea come la pesca e l’acquacoltura siano diventate attività globali che impiegano un gran numero di lavoratori, spesso già resi vulnerabili perché migranti, vittime della tratta o del lavoro forzato”.

Il Cardinale Parolin ricorda ai presenti le diffocoltà di un equipaggio “isolati per lunghi periodi, privi non solo di garanzie contrattuali, ma anche dei diritti più fondamentali”. “Siamo, in sostanza, - aggiunge - di fronte a persone private della loro identità, con un basso salario e che se lasciati liberi non sono in grado di ricostruire la loro vita perché vittime di un sistema di schiavitù vera e propria”.

“Di fronte a queste sfide – rammenta Parolin - la Santa Sede considera fondamentale sviluppare, in particolare, le capacità di monitorare, identificare e salvare i pescatori vittime di tratta, traffico e trattamento degradante. Le attuali norme del diritto internazionale ci impongono di andare al di là delle ragioni per cui le persone si rivolgono a contrabbandieri e trafficanti. Abbiamo non solo l’obbligo morale di dare altre opportunità alle persone, ma anche un’obbligazione vincolante di fornire loro un’altra possibilità”.

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Conclude infine il Cardinale Parolin proponendo tre obiettivi: “Rafforzando la gestione umanitaria delle frontiere, saremo in grado di garantire confini sicuri, liberi dagli abusi della tratta e del traffico di esseri umani, fornendo accesso alla protezione per chi ne ha diritto, come nel caso dei pescatori sottoposti a lavoro forzato. Dobbiamo farlo concentrandoci su tre obiettivi fondamentali: gli aiuti per i pescatori sfruttati e degradati, in modo da facilitare la loro riabilitazione e reinserimento; il rispetto da parte degli Stati e Governi delle norme internazionali vigenti in materia di pesca e, in particolare, sul lavoro nel settore della pesca; la lotta contro il traffico e la tratta, con mezzi, comprese le misure coercitive, capaci di imporre lo stato di diritto e gli standard sui diritti umani. L’obiettivo finale è quello di preservare la legalità anche sui mari che, da secoli, è segno di libertà e di civiltà”.