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Il cardinale Piacenza spiega il significato della indulgenza del Giubileo

Il Cardinale Mauro Piacenza | Il Cardinale Mauro Piacenza | @CC Il Cardinale Mauro Piacenza | Il Cardinale Mauro Piacenza | @CC

L’Anno Santo della misericordia si aprirà tra sette mesi, la Bolla di indizione del Giubileo è una vera guida spirituale per vivere al meglio questo periodo di grazia per tutta la Chiesa cattolica.
La parola che più si lega al Giubileo è “ Indulgenza”. Una parola che sentiamo spesso, ma della quale magari non conosciamo appieno il significato soprattutto in relazione al Giubileo. 
Abbiamo chiesto al cardinale Mauro Piacenza Penitenziere Maggiore per prima cosa in che consiste la indulgenza giubilare.

“Al Giubileo in sé, fin da quello del 1300 indetto da Papa Bonifacio VIII con la Bolla Antiquorum habet fida relatio, del 22 febbraio 1300, è intrinsecamente legato il tema della misericordia, della riconciliazione, dell’Indulgenza plenaria. Tutto ciò è strutturale ed è sempre stato così nello scorrere dei secoli. Si tratta di un trinomio (Misericordia, Confessione sacramentale, Indulgenza) assolutamente inscindibile. Si sa che la suprema legge della Chiesa è la salvezza eterna delle anime, per cui la sua missione nel mondo è una missione salvifica. Al vertice di tale missione stanno i sacramenti. Dopo i sacramenti la Chiesa, che è Madre e Maestra, sempre per servire la causa della salvezza, pone in atto, con tenera misericordia, anche altri “segni” che sono denominati “sacramentali”. In questo ambito possiamo annoverare le Indulgenze.

La concessione delle Indulgenze – se il fedele è debitamente disposto e a determinate condizioni (esclusione da qualsiasi affetto al peccato anche veniale, confessione sacramentale, comunione eucaristica, preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) – riduce o cancella la pena temporale dovuta per i peccati, già rimessi quanto alla colpa. È la Chiesa che, quale ministra della redenzione, dispensa ed applica il tesoro sovrabbondante dei meriti di Cristo, della Beata Vergine Maria, dei Santi.Per comprendere le Indulgenze si deve partire dalla immensa ricchezza della misericordia di Dio, manifestata dal Crocifisso, il quale – come insegna S. Giovanni Paolo II – incarna “la grande indulgenza che il Padre ha offerto all’umanità, mediante il perdono delle colpe e la possibilità della vita filiale nello Spirito Santo” (cfr. Giovanni Paolo II, Il dono dell’Indulgenza, Udienza Generale del 29.IX.1999).Va da sé che la realtà delle Indulgenze presupponga la fede nel Purgatorio, diversamente non avrebbero alcun senso.

Nello specifico per l' Anno Santo della Misericordia ci saranno indulgenze particolari, condizioni particolari?

Tutto questo è allo studio e certamente verrà precisato con sufficiente anticipo rispetto all’inizio dell’Anno Santo e si ispirerà alle linee della Bolla di indizione.

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Nella Bolla Misericordiae vultus si parla di “missionari della misericordia”, sacerdoti che avranno la potestà di conferire la assoluzione direttamente di cinque peccati che normalmente richiedono l’intervento della Sede Apostolica. Di cosa si tratta?

Nella vigente legislazione codiciale si elencano cinque delitti con annessa censura di scomunica “latae sententiae” (ovvero legata al delitto compiuto, senza bisogno che sia dichiarata) la cui assoluzione nel foro interno è competenza esclusiva della Penitenzieria Apostolica. Tali delitti sono la profanazione delle sacre Specie eucaristiche (can. 1367); la violazione diretta del sigillo sacramentale (can. 1388); la assoluzione del complice in un peccato contro il 6° comandamento del Decalogo (can. 1378); l’aggressione fisica alla persona del Romano Pontefice (can. 1370); l’ordinazione di un Vescovo senza il mandato pontificio (can. 1382). A questi cinque delitti se ne deve aggiungere un 6° introdotto nel 2007 e si tratta dell’ordinazione sacra di una donna (SST, Art. 5, n.1).

Il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, non avendo censure “latae sententiae” (che scattano automaticamente), non parla di delitti ma di peccati riservati la cui assoluzione è riservata alla Sede Apostolica. L’esame di questa materia, in foro interno è di esclusiva competenza della Penitenzieria Apostolica.

Oltre ai delitti riservati alla Santa Sede, ci sono altri gravi casi come l’aborto per il quale si incorre nella scomunica “latae sententiae”. L’assoluzione però non è riservata alla Santa Sede, anche se ovviamente si può sempre ricorrere alla Sede Apostolica ma anche al Vescovo o al Penitenziere diocesano o a quei sacerdoti ai quali il Vescovo ne abbia dato facoltà.

Con la scomunica la Chiesa indica questo abominevole delitto come uno dei più gravi, spingendo così chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Per la Madre Chiesa, infatti, la pena della scomunica non è una vendetta ma è pena medicinale finalizzata a rendere pienamente consapevoli di un determinato peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza, e quindi ad interrompete la contumacia.

Eminenza come si devono preparare i confessori, secondo le indicazioni della Bolla, ad essere accoglienti?

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I “missionari della misericordia”, essendo investiti di così delicata e splendida missione da compiere nel corso del Giubileo, oltre ad essere segno tangibile della tenerezza di Dio, dovranno certamente avere la preparazione adeguata e ricordare che nessun sacerdote confessore è padrone del Sacramento della Riconciliazione ma sempre umile ministro tramite servizio del quale scorre la grazia santificante di Dio ricco di quella misericordia che è sempre ben più grande di qualsiasi peccato.