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Il Cardinale Re: "L’Eucaristia è il centro e il cuore della vita della Chiesa"

Giovedì Santo. Omelia in Coena Domini del Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio

Santa Messa in Coena Domini con il Cardinale Re |  | EWTN News / Daniel Ibanez / Vatican Pool Santa Messa in Coena Domini con il Cardinale Re | | EWTN News / Daniel Ibanez / Vatican Pool

E' il Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio a presiedere all’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa “nella Cena del Signore”, che segna l’inizio del Triduo Pasquale. A causa dell'emergenza sanitaria, nel corso della celebrazione, non ha luogo il rito della lavanda dei piedi e la processione offertoriale.

Concelebrano con il Cardinale Giovanni Battista Re alcuni Cardinali e Vescovi, i Superiori della Segreteria di Stato e i Canonici della Basilica. Nell'omelia il Cardinale Re parte dalla frase centrale del Vangelo di Giovanni odierno: "Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. "Queste solenni parole dell’Evangelista Giovanni introducono il racconto della lavanda dei piedi ai discepoli da parte di Nostro Signore Gesù Cristo e aprono il ricordo del dono di se stesso che Gesù ci ha lasciato nell’ora dell’addio; al tempo stesso, avviano il grande discorso da lui pronunciato nella vigilia dell’offerta di sé al Padre per la nostra salvezza", commenta il Decano nell'omelia.

"Questa celebrazione Eucaristica, carica di una straordinaria intensità di sentimenti e di pensieri, ci fa rivivere la sera in cui Cristo, attorniato dagli Apostoli nel Cenacolo, ha istituito l’Eucaristia e il sacerdozio e ci ha affidato il comandamento dell’amore fraterno. Li amò sino alla fine; questa toccante affermazione vuol dire che li amò fino alla sua morte sulla croce il giorno dopo, il Venerdì Santo, ma intende anche significare un amore fino all’estremo, cioè fino al grado sommo e insuperabile della capacità di amare", sottolinea il Cardinale Re.

Il Decano del Collegio Cardinalizio afferma che "la sera del Giovedì Santo ci ricorda pertanto quanto siamo stati amati; ci dice che il Figlio di Dio, nel suo affetto per noi, ci ha dato non qualcosa, ma ci ha donato se stesso – il suo Corpo e il suo Sangue - cioè la totalità della sua persona".

"L’esistenza dell’Eucaristia si spiega solo perché Cristo ci ha amati ed ha voluto farsi vicino a ciascuno di noi per tutti i secoli, fino alla fine del mondo. Solo un Dio poteva ideare un dono così grande e solo una potenza e un amore infiniti potevano attuarlo. La Chiesa ha sempre considerato il sacramento dell’Eucaristia come il dono più prezioso di cui è stata arricchita. È il dono mediante il quale Cristo cammina con noi come luce, come forza, come nutrimento, come sostegno in tutti i giorni della nostra storia", dice ancora il Cardinale Re nell'omelia.

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"L’Eucaristia è il centro e il cuore della vita della Chiesa. Essa deve essere il centro e il cuore anche della vita di ogni cristiano. Chi crede nell’Eucaristia non si sente mai solo nella vita", sottolinea ancora il Decano.

Poi il Cardinale Re aggiunge che oggi il secondo mistero che ricordiamo è l’istituzione del sacerdozio cattolico. "Nei Giovedì Santi degli anni passati era radicata tradizione, dopo questa Messa in Coena Domini, prolungare l’adorazione dell’Eucaristia lungo il corso della notte con varie iniziative di preghiera di adorazione e momenti di grande intensità religiosa. La drammatica situazione creata dal Covid-19 e il rischio del contagio purtroppo quest’anno non ce lo permettono, come già accaduto lo scorso anno. Ritornando però alle nostre case dobbiamo continuare a pregare col pensiero e col cuore pieni di gratitudine per Gesù Cristo, che ha voluto restare presente fra noi come nostro contemporaneo sotto i veli del pane e del vino", ricorda il cardinale Re.

Il Giovedì Santo è anche la notte in "cui venne tradito" e il Decano lo ricorda: "Il Giovedì Santo è pertanto anche un invito a prendere coscienza dei propri peccati; è un appello a mettere un po’ di ordine nella nostra vita e a metterci sulla strada del pentimento e del rinnovamento per ottenere da Dio il perdono".