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Il Cardinale Scola: "Il buon governo e la vita buona"

Il Cardinale Arcivescovo di Milano, Angelo Scola |  | Bohumil Petrik CNA Il Cardinale Arcivescovo di Milano, Angelo Scola | | Bohumil Petrik CNA

"La Dottrina sociale, che poggia sull’annuncio integrale del Vangelo di Cristo, ha il compito di mostrare le implicazioni a livello antropologico, cosmologico e sociale dei misteri della vita cristiana". Lo ribadisce il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, nella prefazione al libro di Luigi Patrini "Il realismo di una madre. Introduzione alla Dottrina sociale della Chiesa. Da Leone XIII a Papa Francesco", edito da Lindau.

"L’urgenza principale dell’azione e della riflessione sociale che oggi ci viene chiesta - prosegue il porporato - è quella di mostrare non solo gli aspetti antropologici, ma anche quelli sociali e cosmologici della fede. Nei misteri cristiani, celebrati e vissuti nella liturgia, è implicata la possibilità di affrontare le questioni radicali che appaiono oggi come particolarmente scottanti per l’uomo, per il cosmo, per i popoli".

Il Cardinale Scola sottolinea che "il contenuto specifico della proposta cristiana a livello sociopolitico consiste nel comunicare con forza l’ideale concreto della vita buona. Costruire la polis significa perseguire quella vita buona simultaneamente esigita dal singolo e dalla comunità senza artificiose separazioni tra pubblico e privato. Non si può dunque partire dall’individuo e dalla società come da due elementi separati. Perché ci sia buon governo non si può separare l’agire virtuoso degli agonisti, cioè di chi governa e di chi è governato, dall’elaborazione delle pratiche e delle teorie circa i fini della convivenza civile, nonché dei mezzi per attuarli".

"Ogni buon governo anche nella nostra complessa società – precisa l'Arcivescovo - non può prescindere all’impegno rigoroso di tutti, teso a perseguire la vita buona mantenendoin unità le due distinte dimensioni, personale e comunitaria,dell’umano agire. È questa la mia profonda convinzione che, per altro, non fa che riproporre il filo rosso di tutto l’insegnamento sociale della Chiesa, soprattutto di quell’arco di magistero pontificio che va dalla Rerum novarum alla Deus caritas est".

Per ottenere il risultato di un buon governo lo Stato deve dimostrarsi "capace di dar spazio in forma adeguata a una società civile di natura plurale e che per questo non sarà mai priva di aspetti conflittuali". Lo Stato non deve essere "un anonimo vuoto contenitore da riempire a piacimento ma uno spazio, certamente non confessionale, in cui, senza trascurare le tradizioni, ciascuno possa portare il proprio contributo all’edificazione del bene comune, nell’inevitabile e rispettosa logica del confronto e del riconoscimento che sola salva la vera natura del potere. Ecco perché è necessario parlare di nuova laicità" che possa costituire "un progresso rispetto alla tradizionale categoria di tolleranza, che accetta tra l’altro la presenza nella società e nell’ordinamento delle religioni e delle diverse culture senza riconoscerne e favorirne il potenziale di positività".

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I cristiani in politica e negli altri ambiti della società - conclude il Cardinale Scola - "illuminati dal giudizio di fede, possono concorrere all’edificazione di una societas a misura d’uomo".