“La minorità e la fraternità” sono gli elementi “essenziali della vostra identità”. “Il popolo di Dio vi ama”, ma i minori francescani devono recuperare “la coscienza di essere portatori di misericordia, di riconciliazione e di pace. Realizzerete con frutto questa vocazione e missione se sarete sempre più una congregazione ‘in uscita’”.

Vaticano “invaso” dai “fraticelli”: una delegazione composta dai Padri capitolari, guidata dal rinnovato Ministro generale, Padre Michael Perry, ha incontrato questa mattina Papa Francesco nella Sala Clementina. Un incontro che giunge al temine del Capitolo generale che si è svolto in questi giorni ad Assisi che ha portato all’elezione del frate americano.

Bergoglio parla all’ordine dei minori per ribadire i due punti fermi dell’esperienza di Chiesa voluta da Francesco d’Assisi, confessando di aver chiesto aiuto a due amici francescani argentini.
“La minorità – dice il Papa - chiama ad essere e sentirsi piccoli davanti a Dio, affidandosi totalmente alla sua infinita misericordia. La prospettiva della misericordia è incomprensibile per quanti non si riconoscono “minori”, cioè piccoli, bisognosi e peccatori davanti a Dio. Quanto più siamo consapevoli di questo, tanto più siamo vicini alla salvezza; quanto più siamo convinti di essere peccatori, tanto più siamo disposti ad essere salvati”.
“Minorità – aggiunge - significa anche uscire da sé stessi, dai propri schemi e vedute personali; significa andare oltre le strutture – che pure sono utili se usate saggiamente –, oltre le abitudini e le sicurezze, per testimoniare concreta vicinanza ai poveri, ai bisognosi, agli emarginati, in un autentico atteggiamento di condivisione e di servizio”.

Poi c’è la “fraternità”, che “appartiene in maniera essenziale alla testimonianza evangelica”. “La vostra famiglia religiosa – dice Francesco - è chiamata ad esprimere questa fraternità concreta, mediante un recupero di fiducia reciproca nelle relazioni interpersonali, affinché il mondo veda e creda, riconoscendo che l’amore di Cristo guarisce le ferite e rende una cosa sola”.

Il Papa richiama il carisma francescano della povertà. “Quanto è importante vivere un’esistenza cristiana e religiosa senza perdersi in dispute e chiacchiere, coltivando un dialogo sereno con tutti, con mitezza, mansuetudine e umiltà, con mezzi poveri, annunciando la pace e vivendo sobriamente, contenti di quanto ci è offerto”. E “ciò richiede anche un impegno deciso nella trasparenza, nell’uso etico e solidale dei beni, in uno stile di sobrietà e di spogliazione”, senza essere “attaccati ai beni e alle ricchezze del mondo”, spogliandosi “da questo spirito di mondanità al fine di preservare il prezioso patrimonio di minorità e povertà a cui vi ha chiamato per mezzo di san Francesco. O siete voi liberamente poveri e minori, o finirete spogliati”.

“La luce e la forza dello Spirito vi aiuteranno anche ad affrontare le sfide che sono davanti a voi, in particolare il calo numerico, l’invecchiamento e la diminuzione delle nuove vocazioni. E’ una sfida, questa”, ha detto ancora il Papa. “Voi avete ereditato un’autorevolezza nel popolo di Dio con la minorità, con la fratellanza, con la mitezza, con l’umiltà, con la povertà. Per favore, conservatela! Non perdetela! Il popolo vi vuole bene, vi ama”.