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Il Papa ai seminaristi campani: guidare il discernimento dei segni dei tempi

Il Pontificio Seminario Campano in una foto d'epoca |  | Pd Il Pontificio Seminario Campano in una foto d'epoca | | Pd

“Una comunità formativa interdiocesana rappresenta un’indubbia opportunità di arricchimento”. Papa Francesco lo h ricordato alla comunità del Pontificio Seminario Campano di Posillipo fondato nel 1912 per volontà di San Pio X, e affidato ai Padri Gesuiti.

Il Papa ha messo in evidenza la necessità per la educazione dei seminaristi di un “autentico spirito 'sinodale'” che spiega “risulta una scelta vincente, che ci aiuta a sentirci sostenuti, incoraggiati e arricchiti gli uni dagli altri”.

Pedagogia ignaziana - dice il Papa gesuita - che “vuol dire innanzitutto favorire nella persona l’integrazione armonica a partire dalla centralità della relazione di amicizia personale con il Signore Gesù”.  E’ lui che si dona un nome nuovo, “il nome che meglio ci definisce, quello più autentico, passa attraverso la nostra capacità di dare via via nome alle diverse esperienze che animano la nostra umanità”.

E prosegue: “Non abbiate paura di chiamare le cose per nome, di guardare in faccia la verità della vostra vita e di aprirvi in trasparenza e verità agli altri, soprattutto ai vostri formatori, fuggendo la tentazione del formalismo e del clericalismo”.

Il Papa si sofferma sul senso del discernimento. E il seminario è tempo di discernimento per eccellenza. “Oggi più che mai - dice il Papa - il sacerdote è chiamato a guidare il popolo cristiano nel discernere i segni dei tempi, nel saper riconoscere la voce di Dio nella folla di voci spesso confuse che si accavallano, con messaggi contrastanti tra loro, nel nostro mondo caratterizzato da una pluralità di sensibilità culturali e religiose”.

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Ascolto, coraggio piuttosto che lassismo e rigorismo, fuggire la tentazione della idealizzazione della realtà. Insomma, spiega il gesuita Francesco occorre coltivare quel “desiderio del “magis”, di quel “di più” nella generosità del donarci al Signore e ai fratelli, che ci sta sempre dinanzi”. Questo vuol dire anche “cercare la giustizia di Dio e adoperarsi perché le nostre relazioni, le comunità, le nostre città siano trasformate dall’amore misericordioso e giusto di Dio, che ascolta il grido dei poveri”. Tutto naturalmente nasce dalla amicizia con Gesù, “che si manifesta in modo privilegiato nell’amore per i poveri”.