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Il Papa al mondo del lavoro: cosa vuole lasciare il Messico ai suoi figli?

Il Papa parla al mondo del lavoro a Ciudad Juarez |  | CTV
Il Papa parla al mondo del lavoro a Ciudad Juarez | | CTV
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro  |  | CTV
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro | | CTV
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro  |  | CTV
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro | | CTV
Il Papa abbraccia una famiglia a Ciudad Juarez |  | CTV
Il Papa abbraccia una famiglia a Ciudad Juarez | | CTV
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro  |  | Alan Holdren /CNA
Il Papa all'incontro con il mondo del lavoro | | Alan Holdren /CNA

“Che cosa vuole lasciare il Messico ai suoi figli?” La domanda del Papa è rivolta a tutto il mondo del lavoro in Messico, imprenditori e lavoratori riuniti a Ciudad Juarez nella ultima giornata del viaggio. Nel palazzo dello sport del Colegio de Bachilleres il Papa, di fronte a circa tremila persone,  pone le domande chiare ad un mondo dove la giustizia sociale sembra una chimera.

Cosa vuole lasciare il Messico ai suoi figli? “Un ricordo di sfruttamento, di salari inadeguati, di molestie sul lavoro? O vuole lasciare la cultura della memoria del lavoro dignitoso, di un tetto decoroso e della terra per lavorare? In che cultura vogliamo vedere la nascita di quelli che ci seguiranno? Che atmosfera respireranno? Un’aria viziata dalla corruzione, dalla violenza, dall’insicurezza e dalla sfiducia o, al contrario, un’aria in grado di generare alternative, generare rinnovamento e cambiamento?”

Certo non è un progetto facile, "questo costa"dice il Papa e viene applaudito, ma continua “è peggio lasciare il futuro nelle mani della corruzione, della brutalità, della mancanza di equità. So che tante volte non è facile portare tutte le parti ad una trattativa, ma so che è peggio e si finisce per fare più danni con la mancanza di trattative e la mancanza di valutazione. So che non è facile poter andar d’accordo in un mondo sempre più competitivo, ma è peggio lasciare che il mondo competitivo determini il destino dei popoli. Questo è il caos. Il guadagno e il capitale non sono beni al di sopra dell’uomo, ma sono al servizio del bene comune. E quando il bene comune è piegato al servizio del profitto e il capitale è l’unico guadagno possibile, questo si chiama esclusione”.

Il Papa racconta di un vecchio operaio che diceva:ogni volta che mi siedo a negoziare perdo qualcosa ma guadagnano tutti.

E dei giovani che non sognano più, che vedono i genitori solo nel fine settimana . Questa è già cultura dello scorto, dice, e invece il Messico deve sognare, tutti devono mettersi a dialogare perdendo qualcosa ma guadagnando tutti.

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Il bene comune che nasce dal dialogo, con l’aiuto della Dottrina sociale della Chiesa, che, dice il Papa, non va messa in discussione pensando che sia roba per filantropi. “L’unica pretesa che ha la Dottrina Sociale della Chiesa- dice il Papa-  è quella di porre attenzione all’integrità delle persone e delle strutture sociali”. E ogni volta che la dignità dell’uomo è ridotta a bene di consumo, è violata  “la Dottrina Sociale della Chiesa sarà una voce profetica che aiuterà tutti a non perdersi nel mare seducente dell’ambizione”. E ci perdono tutti per questo “ogni settore ha l’obbligo di preoccuparsi del bene di tutti; siamo tutti sulla stessa barca. Tutti noi dobbiamo lottare per far sì che il lavoro sia un’istanza di umanizzazione e di futuro; sia uno spazio per costruire società e cittadinanza”.

Un grazie per la possibilità di incontro perchè, ha detto il Papa, "non possiamo permetterci il lusso di tagliare nessuna possibilità di incontro, di discussione, di confronto, di ricerca". L aterra si cambia a poco a poco con piccoli passi.

Il saluto del Papa è un invito al sogno: “sognare il Messico, a costruire il Messico che i vostri figli meritano; un Messico dove non ci siano persone di prima, seconda o quarta categoria, ma un Messico che sappia riconoscere nell’altro la dignità di figlio di Dio”.

Tra i presenti anche una delegazione dei Movimenti popolari, i movimenti delle “tre t”: techo, tierra y trabajo”.

Tra i saluti al Papa quello di una segretaria e di un impiegato che hanno ricordato la difficoltà che incontrano le famiglie e poi hanno ricordato un proverbio : “ attenzione che se prendi acqua di Juarez resti a Juarez”.  E questa, hanno detto è la nostra speranza.

Poi un impresario che ha presentato le sfide per creare vero sviluppo in una società dove 6 lavoratori su dieci non hanno sicurezza sociale.

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Il vescovo che si occupa della pastorale del lavoro ha ricordato la necessità di una “ecologia del lavoro”.

Al Papa sono state donate 5 rose di argento di artigianato locale simbolo delle 5 messe celebrate in Messico. Poi altri doni da parte di lavoratori esemplari della zona.