Andare verso le periferie fisiche ed esistenziali, avvinarsi agli ultimi. Papa Francesco mette in pratica ciò che predica e oggi ne dà dimostrazione, varcando i cancelli del carcere napoletano di Poggioreale per incontrare i detenuti.

"Il Papa - ci ha raccontato Don Giovanni Licciardo, cappellano del carcere di Poggioreale - si fermerà in giardino, un giardino fatto dai detenuti appositamente per lui e per l'appunto ribattezzato 'Francesco'. Al pranzo con il Pontefice parteciperanno circa 120 detenuti, due o tre di loro potranno anche fargli una domanda. Al fianco del Papa da un lato ci sarà il Cardinale Arcivescovo e dall'altro un detenuto argentino, così da commensali potranno parlare in spagnolo. Al momento della stesura del programma Francesco ci ha detto: se devo mangiare a Napoli voglio farlo insieme ai carcerati".

Dalle mura del carcere "il messaggio che Francesco porterà ai detenuti - ci dice ancora Don Licciardo - è sostanzialmente quello che ha già dato a tutto il mondo. Andare verso le periferie esistenzili e dare speranza. Fare sentire quasi fisicamente la presenza di Gesù Cristo. I carcerati rispondono al messaggio di Francesco con la preghiera. E abbiamo pensato di fare scrivere una lettera a tutti i detenuti che il Papa potrà poi leggere a Roma".

La visita a Poggioreale è un gesto che potrebbe quasi essere visto come preparatorio al Giubileo che si aprirà il prossimo 8 dicembre perchè "il messaggio di speranza offerto dal Papa - spiega ancora Don Licciardo - si unisce a quella che è quasi una parola spiritualmente magica: la misericordia, che sarà la colonna portante dell'Anno Santo straordinario. Un tema e una parola sempre presenti nel magistero di Francesco e che per i carcerati vuol dire molto se non tutto. E poi, andare a visitare i detenuti è scritto nel Vangelo, è un'opera di misericordia che deve essere al centro della vita della Chiesa e dei cristiani. E il Papa queste cose non si limita a dirle ma le testimonia con atti concreti".