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Il Papa predica ai sacerdoti la "vergognata dignità"

Il Papa a San Giovanni  |  | CTV
Il Papa a San Giovanni | | CTV
Il Papa predica a San Giovanni gli esercizi ai sacerdoti |  | CTV
Il Papa predica a San Giovanni gli esercizi ai sacerdoti | | CTV
Il Papa predica a San Giovanni gli esercizi ai sacerdoti |  | CTV
Il Papa predica a San Giovanni gli esercizi ai sacerdoti | | CTV

La prima riflessione è tutta sulla misericordia. Utilizzare come ricettacolo della misericordia il nostro stesso peccato è la chiave della prima meditazione. Ai sacerdoti che celebrano il loro Giubileo il Papa dona tre meditazione in puro stile ignaziano e ovviamente sceglie la misericordia.

Nella cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa ricorda le origini stesse della parola misericordia che “fa vedere che le vie oggettive della mistica classica – purgativa, illuminativa e unitiva – non sono mai fasi successive, che si possano lasciare alle spalle. Abbiamo sempre bisogno di nuova conversione, di maggiore contemplazione e di un rinnovato amore”. E dice il Papa, “la misericordia ci permette di passare dal sentirci oggetto di misericordia al desiderio di offrire misericordia”.

Da questo Francesco offre tre suggerimenti alla scuola di Sant’Ignazio perché, come diceva il santo “Non è il molto sapere che riempie e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose di Dio interiormente”.

E quindi il Papa dice che “se iniziamo ringraziando il Signore, che in modo stupendo ci ha creati e in modo ancor più stupendo ci ha redenti, sicuramente questo ci condurrà a provare pena per i nostri peccati”.

E poi spiega il Papa “non si può meditare sulla misericordia senza che tutto si metta in azione” e “dobbiamo parlare di quello che più ci commuove, di quei volti che ci portano a desiderare intensamente di darci da fare per rimediare alla loro fame e sete di Dio, di giustizia, di tenerezza. La misericordia la si contempla nell’azione”.

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Infine il frutto degli esercizi, cioè “diventare sacerdoti sempre più capaci di ricevere e di dare misericordia”. E per questo serve “una misericordia dinamica”.

Quali sono allora i luoghi dove serve la misericordia?

Il Papa rilegge la parabola del padre misericordioso, con il figlio pentito e immediatamente “vestito a festa” e , dice il Papa “qualcosa di simile a quando noi, se qualche volta ci è capitato, ci siamo confessati prima della Messa e immediatamente ci siamo trovati “rivestiti” e nel mezzo di una cerimonia”.

Il Papa parla di una  “vergognata dignità”, per sentirsi  non solamente peccatori perdonati, ma peccatori a cui è conferita dignità.

Il Papa parla di Simon Pietro, della tensione feconda che fa nascere una decisione libera.

E poi dice “ci si convince che c’è bisogno di una misericordia infinita come quella del cuore di Cristo per rimediare a tanto male e tanta sofferenza, come vediamo che c’è nella vita degli esseri umani… Al di sotto di quel livello, non serve. Tante cose comprende la nostra mente solo vedendo qualcuno gettato per la strada, scalzo, in una mattina fredda, o vedendo il Signore inchiodato alla croce per me!”.

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Allora la  misericordia “si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l’altro, si rivolge a ciò che è personale con ciò che è più personale, non “si occupa di un caso” ma si impegna con una persona, con la sua ferita. La misericordia va oltre la giustizia e lo fa sapere e lo fa sentire; si resta coinvolti l’uno con l’altro. Conferendo dignità, la misericordia eleva colui verso il quale ci si abbassa e li rende entrambi pari, il misericordioso e colui che ha ottenuto misericordia” e “mentre ci si avvia a curare gli altri, si farà anche il proprio esame di coscienza e, nella misura in cui si aiutano gli altri, si riparerà al male commesso. La misericordia è fondamentalmente speranzosa”.

E per questo “l’unico eccesso davanti alla eccessiva misericordia di Dio è eccedere nel riceverla e nel desiderio di comunicarla agli altri”.  E allora ecco “la misericordia ci fa passare «dalla distanza alla festa». E questo non si comprende se non è in chiave di speranza, in chiave apostolica, in chiave di chi ha ricevuto misericordia per dare a sua volta misericordia”.

Il Papa termina la prima meditazione ricordando l’ “intima tensione che accende la misericordia, quella tensione tra la vergogna che afferma: «Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe»; e quella fiducia che dice: «Aspergimi con rami d’issopo e sarò puro; lavami e sarò più bianco della neve». Fiducia che diventa apostolica: «Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno»”.

Molte le note personali che il Papa ha inserito, tra cui un richiamo alla devozione del Sacro Cuore, e un invito alla lettura della enciclica di Pio XII Haurietis Aquas del 1959: " è pre conciliare, ma vi farà bene!" Ha detto il Papa.