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Il Pastorale, la campana e la sedia di legno. Storie del Papa a Sarajevo

Pastorale di Papa Francesco | Pastorale di Papa Francesco, Kosevo Stadium, Sarajevo, 6 giugno 2015 | Andreas Dueren / ACI Group Pastorale di Papa Francesco | Pastorale di Papa Francesco, Kosevo Stadium, Sarajevo, 6 giugno 2015 | Andreas Dueren / ACI Group

Poco prima della Messa, c’era una certa agitazione nella tenda che fungeva da sacrestia per il Papa al Kosevo Stadium. Monsignor Guido Marini, Cerimoniere Pontificio, a un certo punto si è assentato. Poi è tornato, ha dato le ultime disposizioni. Cose normali, in una organizzazione che viene curata nei minimi dettagli. Ma quando Papa Francesco è uscito per la Messa, proprio un dettaglio cattura l’attenzione: la sua croce pastorale è avvolta, alla fine del manico, dove il Papa la impugna, da una sorta di nastro adesivo.

“La croce pastorale si è rotta poco prima della celebrazione – spiega ad ACI Stampa Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – e così si è cercato una seconda croce per sostituirla. Non trovandola, si è deciso di aggiustare la croce nel modo migliore possibile.” Padre Lombardi, scherzando, poi, nega che l’episodio sia di cattivo auspicio, anzi “può essere un ottimo auspicio.”

La Messa infatti si è svolta senza intoppi, e padre Lombardi, nel briefing con i giornalisti, è quasi sollevato nel notare che “tutto è andato secondo i piani.” Dice a margine del briefing che “lo stadio al completo conta 60 mila posti,” ma “l’organizzazione mi ha detto che sono stati distribuiti circa 66 mila biglietti.”

Al di là dei piccoli fuori programma del Papa (il passaggio nel discorso alla presidenza sulla speranza notata negli occhi dei bambini che lo hanno accolto; le parole aggiunte, sempre nello stesso discorso, riguardo la cultura dell’incontro), non ci sono cose particolari da segnalare. Se non – sottolinea padre Lombardi – che “la visita di Giovanni Paolo II nel 1997 avvenne nel gelo, c’era quasi una tempesta di neve,” mentre “oggi c’è un sole fortissimo.”

La Messa era comunque il momento più atteso della giornata, e tutti sono stati in qualche modo coinvolti. Seicento pullman, provenienti da tutti i Balcani (c’erano serbi, croati, sloveni, bosniaci, montenegrini e macedoni, oltre che bulgari, e ungheresi, e persino una bandiera dalla Cina), hanno portato le persone alla Messa. Sono arrivati prestissimo la mattina.

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Sopra l’ingresso da cui è entrato Papa Francesco, c’era una campana di 320 chili, con due gesuiti pronti a suonarla. È una campana fusa nella fonderia di Josip Trzec di Zagabria, regalo della compagnia “Metal Product” e della famiglia di Stjepan Safran. Sarà posto nella nuova chiesa di Sant’Ignazio Lojoskog (Sant’Ignazio di Loyola) nel quartiere di Grbavica, a Sarajevo, e avrà il nome di San Francesco Saverio (Francis Ksaverski in slavo), il famoso missionario gesuita.

Ed è infatti una campana tutta gesuita, quella benedetta dal Papa, adornata con lo stemma Papale, foglie di quercia, la treccia croata e il monogramma della Società di Gesù. Fatta quasi tutta di argento, reca la scritta: “In onore di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, questa campana è donata da Metal Product e dalla famiglia di Stjepan Safran di Zagabria alla Parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola in Grbavica, Sarajevo. Questa campana è stata fusa in occasione della visita del Santo Padre Francesco a Sarajevo e ai cattolici della Bosnia Erzegovina il 6 giugno. Fusa da Josip Trzec a Zagabria, 2015.”

Anche il materiale liturgico (candelieri, croce processionale, ma anche l’altare e il pulpito) sono stati donati, per la precisione dalla parrocchia di Sikara, nei dintorni di Tuzla. Le opere sono state fatte dallo scultore Ilija Skocibusic, dal pittore Ilija Skocibusic e dal falegname  Kraljevic.

 

La sedia di legno, la ‘cattedra’ da cui il Papa ha celebrato è invece stata incisa da due artisti musulmani, il 61enne Salen Hajdarovac e il suo figlio di 33 anni Edin, che vengono da Zavidovici, e – ha raccontato ad ACI Stampa Ifet Mustafic, responsabile per il dialogo interreligioso dell’Ufficio dell’Ulema di Sarajevo – sono gli stessi che hanno inciso sedie e mobili della sede dell’ufficio dell’Ulmea a Sarajevo.