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Il Sinodo del giorno, 17 ottobre

Il Papa rientra al Sinodo per i lavori pomeridiani |  | Daniel Ibañez/ Aci Group Il Papa rientra al Sinodo per i lavori pomeridiani | | Daniel Ibañez/ Aci Group

Erano 254 questa mattina i padri sinodali presenti. Mancava il Papa impegnato nell’udienza generale  e 27 sono stati gli interventi sulla terza parte dello Strumento di lavoro del Sinodo. Uno dei temi ricorrenti è quello della attenzione al mondo digitale, molto frequentato dai più giovani,  un modo anche di entrare nel campo educativo e formativo.

Le direttive indicate dai padri sono in effetti due:quella spirituale e di formazione della persona, e quella di preparazione alla cittadinanza attiva e alla partecipazione politica.

La necessità di educazione e formazione è forte nei paesi più poveri dove sono spesso rare opportunità di futuro per i giovani. Come riporta l’ Osservatore Romano nella sua sintesi “lì dove le istituzioni sono corrose dal cancro della corruzione, i giovani, formati alla luce del Vangelo, possono essere occasione di speranza per l’intera società”.

Accompagnamento e discernimento sono parole sempre centrali e un richiamo alla questione morale è stato avanzato da un padre sinodale, che ha invitato a usare parole chiare su temi come quello dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, della contraccezione e dell’aborto.

Nel pomeriggio di ieri si è parlato del problema della mancanza di lavoro e sopratutto in Africa d delle sfide della povertà e della dipendenze, ma è anche vero che per aiutare i giovani occorre il giudizio fermo, ma con l’apertura alla misericordia. 

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Uno spazio speciale quello per i giovani perseguitati per la loro fede. Spazio che è andato ben oltre l’aula sinodale. Nel pomeriggi di ieri infatti di limitazione della libertà religiosa hanno parlato alcuni giovani testimoni nel Simposio annuale promosso dalla agenzia Asia News: Giovani che resistono, con testimonianze dall’Iraq, dalla Cina, dalla Cambogia, dal Brasile.

Giovanni Pang Chenyu giovane di Hong Kong,educatore salesiano  è  diventato famoso per aver fatto un selfie con Papa Francesco all’Asian Youth Congress di Daejeon in Corea nel 2014.

“Questa è l’epoca migliore, questa è l’epoca peggiore”- ha detto- spesso nel passato, i cattolici di Hong Kong hanno compreso il loro ruolo di ponte fra la Chiesa e la società e lo hanno vissuto. Ora, sembra che il presente “Accordo” fra Cina e Santa Sede sulle nomine dei vescovi sia la cosa migliore, che dovremmo accettare...”

I giovani di Hong Kong , ha spiegato, vogliono tutto e subito e la Chiesa locale non riesce a seguire il ritmo e le aspettative dei giovani. E così, sempre meno giovani tornano alla Chiesa, perfino coloro che sono stati battezzati da neonati.

Ha raccontato anche di una Via Crucis universitaria interrotta dalle autorità. I giovani però non si sono arresi e dopo aver lasciato la processione si sono ritrovati in parrocchia per la fine della Via Crucis: “Questi studenti universitari piangevano perché sanno che non è facile avere fede ed essere cattolici, e che vanno incontro a pericoli. E questo incidente è avvenuto nella Cina popolare.

Ma gli studenti hanno compreso di più la loro fede, il catechismo della tradizione della Chiesa: “in essi è emersa anche la domanda sulla libertà religiosa nella loro vita. Essi non possono esprimere in Cina la religiosità loro donata da Dio. E anche per i giovani minori di 18 anni, c’è il divieto per loro di entrare in chiesa. I giovani non sono il futuro della Chiesa? Ma in tal modo essi non riescono a vedere alcuna speranza”.

More in Vaticano

Anche l’esperienza di Padre Paolo Thabet Mekko il sacerdote che per primo è tornato nella Piana di Ninive, dopo la sconfitta e la cacciata dello Stato islamico, è stato un importante punto di riferimento per le decine di migliaia di profughi cristiani, fuggiti nel Kurdistan nel 2014 e ora è fra i protagonisti della rinascita della Piana di Ninive. “La situazione dei giovani in Iraq non è buona- ha detto- la libertà è quasi negata; parlare e criticare i religiosi radicali di oggi, che controllano la vita in Iraq è quasi impossibile. Chi critica ed è una persona attiva rischia di essere ucciso in segreto o escluso dalla vita sociale”.

Il padre ha raccontato il lavoro per ridare speranza ai giovani e farli restare in Irak, il recupero delle chiese profanate, la voglia di dialogo con l’ Islam moderato. “È stato importante - ha detto -sacrificare la paura, la pigrizia e credere con forza che non abbiamo altra scelta al di fuori di questa. Per molta gente tutto rimaneva difficile, ma molta altra ha iniziato a capire che era conveniente ritornare. Oggi il lavoro è cominciato da un anno e più e vi sono stati tanti cambiamenti.  Un buon numero di cristiani è ritornato, circa il 45 per cento”. E “ malgrado la grande crisi, la fede dei giovani è viva. Nella fuga abbiamo continuato a vivere con loro nelle tende, nei containers, in posti inadeguati, facendo incontri pastorali e spirituali”.

Dalla Cambogia Padre Luca Bolelli con una video testimonianza ha raccontato che “La Cambogia attraversa un momento critico, dal momento che sta passando dal contesto rurale, vissuto per millenni, al mondo moderno, in cui è entrata solo negli ultimi anni”. “Avere sempre il Signore accanto, camminare con Lui e insieme a Lui dà ai ragazzi molta forza, luce nelle scelte che devono prendere e coraggio nel portarle avanti”.

E dal Brasile Padre Marcelo Farias dos Santos missionario del Pime,  a partire dalla sua vocazione, ha spiegato che i giovani di oggi, vanno oltre i discorsi e cercano rapporti umani costruiti sulla fiducia. “Ciò che mi ha convinto nel diventare missionario non sono stati tanti bei discorsi, ma uomini credibili, uomini la cui vita parlava del Vangelo”.