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Ilario Costa di Gesù, agostiniano scalzo dal cuore di Dio

Vescovo, fu missionario nell'odierno Vietnam

Lo stemma degli Agostiniani scalzi |  | pubblico dominio Lo stemma degli Agostiniani scalzi | | pubblico dominio

La vita di molti testimoni del Vangelo si conosce solamente con la loro morte. Questo è ciò che è avvenuto a padre Ilario Costa di Gesù, degli Agostiniani scalzi.

Religioso, vescovo, e grande missionario, la sua esistenza iniziò a Pessinetto, in provincia di  Torino, il 2 settembre 1696.

Figlio di una famiglia di sana fede e profonda pietà, giovanissimo, conobbe i figli di Sant'Agostino sentendo la chiamata alla vita religiosa.

Affrontato l'anno di noviziato ed appresa l'umiltà che deve contraddistinguere il religioso agostiniano, terminati gli studi, a ventiquattro anni è ordinato sacerdote.

Viste le non comuni doti di intelligenza e bontà, potrebbe fare una grande carriera, ma alla gloria del mondo preferisce quella di Dio, chiedendo di essere inviato missionario.

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In quegli anni l'Ordine ha da poco aperto una missione in un distretto territoriale dell’odierno  Vietnam. In queste terre la vita è dura: ai pericoli del luogo si alternano le persecuzioni nei confronti dei missionari.

Padre Ilario fa molti sacrifici e si sposta sempre a piedi e scalzo, da una zona ad una altra, spesso percorrendo numerosi chilometri prima di incontrare la popolazione.

Per il coraggio e la santità, la Sede apostolica nel 1737, lo nomina vescovo titolare Coricense e Vicario apostolico nel Tonchino. Amministra i sacramenti e diffonde la carità, sia spirituale che materiale. E' determinato nel proclamare la Buona novella e si priva anche del necessario pur di testimoniare la gioia dell'essere cristiano. Animato da vero zelo si fa tutto a tutti portando la fede in quelle terre.

Per evitare che la gente del luogo possa avere ripercussione per aver aderito al Vangelo, durante la notte celebra i Sacramenti, predicando il Vangelo.

Dotato di grande ingegno e cultura, di lui rimangono diverse lettere che testimoniano il tenore e le difficoltà della vita in missione ed un testo dedicato al “Racconto della cattura, prigionia e morte dei missionari spagnoli dell’Ordine Domenicano Francesco Gil de Federich e Matteo Alonzo Leziniano”, uccisi nel 1745, in odio alla fede.

Amato da tutti , dopo aver speso il suo giorno per il Vangelo, ricevuta l'unzione degli infermi, spira il 31 marzo 1754 a Luc-Thuy.

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I testimoni raccontano che, al momento del trapasso, il suo volto era particolarmente luminoso e cosi rimase, per diversi giorni, prima di essere deposto nella tomba.

Al funerale del Vescovo parteciparono circa quindicimila persone, per salutare per l'ultima volta il piccolo missionario dal cuore di Dio.