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In Sicilia aumenta la migrazione dei giovani e le richieste di nullità matrimoniale

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«In questo ultimo decennio si è assistito e si continua ad assistere ad una crisi generazionale che vede la Sicilia sempre più povera e vecchia. I giovani guardano la nostra terra come luogo di non crescita, senza futuro: l’unica via è la fuga».

È questo uno dei passaggi che fa più riflettere, e che i Vescovi siciliani – al termine della sessione invernale della Conferenza Episcopale Siciliana (CESi) – hanno voluto mettere a tema incontrando i delegati della pastorale giovanile regionale. I dati Istat registrano nell’Isola livelli alti di disoccupazione giovanile (58%), costringendo le nuove generazioni – soprattutto nelle zone più interne del territorio – ad inevitabili scelte migratorie, nonostante il grande (e poco valorizzato) patrimonio culturale e artistico presente. Inoltre – si legge nel comunicato finale della Cesi presieduta da mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania – «La mancanza di speranza dei giovani siciliani pone anche l’accento sulla sfiducia nelle istituzioni e nella politica in generale, guardando ai politici come insensibili alle situazioni sociali ed economiche in cui versano i giovani nel non potere realizzare i propri progetti nella loro terra».

I giovani di questo millennio, per quanto riguarda poi l’esperienza della fede, sono – dicono i vescovi siciliani – «una “generazione di mezzo”, sospesi tra un modello tradizionale–istituzionale tipico del passato e un modello nuovo, de-istituzionalizzato, tipico della cultura del tempo presente». Bisogna incoraggiarli e continuare a scommettere su di loro, i giovani non hanno abbandonato la fede.

Un altro importante tema discusso dall’episcopato siciliano è stato quello relativo all’aumento delle richieste di nullità riguardanti il sacramento del matrimonio. I Vescovi, infatti, in questi giorni hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Siculo (Teis), e in quella sede, il Vicario Giudiziale, mons. Antonino Legname, ha relazionato ai Vescovi circa l’attività svolta nel 2018 in merito alle cause pendenti del Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo (Ters).

Nel 2018 sono stati introdotti al Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo (Teis) 206 libelli e sono state concluse 8 cause. Tutte le altre cause sono in fase avanzata di trattazione. Dovendo chiudere il capitolo del Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo (Ters), è stato dedicato molto tempo per la trattazione delle 397 cause che erano pendenti all’inizio del 2018. Di queste, nel corso dello scorso anno, ne sono state concluse 233 cause. Mons. Legname precisa che «delle 206 cause introdotte nel 2018 la maggior parte abbiano come capo di nullità la simulazione, o l’incapacità, che comporta una perizia, la cui esecuzione allunga i tempi di almeno quattro-cinque mesi, fa sì che sia sempre più difficile concludere le cause in meno di un anno, specialmente nelle cause dove c’è forte conflittualità tra le parti». Il maggior numero di cause trattate arrivano da Palermo.

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Da questo quadro, certamente sconfortante, emergono alcuni dati significativi: innanzitutto c’è l’esclusione dell’indissolubilità del vincolo. Per mons. Legname, «questo significa che, in una società liquida come quella di oggi, tanti nostri giovani non si sposano con la volontà di celebrare un matrimonio indissolubile e per tutta la vita. I giovani d’oggi, come ha detto più volte Papa Francesco, hanno paura degli impegni stabili e definitivi».

Al secondo posto si colloca il capo dell’esclusione della prole. «Tanti – continua il vicario giudiziale – si sposano con la determinazione di non volere figli dal loro matrimonio. Papa Francesco ha usato parole dure quando ha detto che ci sono coppie di sposi che invece dei figli preferiscono adottare e coccolare cani e gatti. Altri ancora si sposano senza essere consapevoli degli impegni che assumono con il matrimonio. Sono, infatti, in forte aumento le richieste di nullità per problemi di natura psichica o psichiatrica».

Il vicario giudiziale ha, poi, ribadito che «i pastori in cura d’anime sono chiamati a verificare con più attenzione e competenza, specialmente nella fase prematrimoniale, le convinzioni dei fidanzati circa gli impegni irrinunciabili che devono assumersi per la validità del loro matrimonio. Occorre un serio discernimento – ha detto mons. Antonino Legname – per evitare che i fidanzati arrivino al matrimonio con superficialità, per convenienze sociali o per impulsi emotivi, senza la capacità e la responsabilità di onorare gli impegni del matrimonio che celebrano».

 

 

 

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