Il pellegrinaggio stazionale arrva all' Esquilino alla chiesa di Sant' Eusebio. La chiesa viene menzionata per la prima volta già nel 474, all’epoca il martirologio ricordava al 4 agosto la festa di Eusebio, fondatore del “Titulus” (parrocchia) dallo stesso nome. Un po’ più tardi, nel VI secolo, si raccontava che la chiesa era stata ricavata dal presbitero Eusebio nella sua casa. Eusebio sarebbe morto martire, morto di fame in casa sua, per la sua opposizione all’arianesimo sotto l’imperatore ariano Costanzo II (337-361).

Evidentemente esistevano all’epoca delle stanze che si potevano visitare. Ancora oggi si possono visitare gli scavi sotto la chiesa, dove si vedono degli edifici romani, ma nessun resto di una vera e propria basilica prima del VIII secolo, quando i Papi Zaccaria (741-752) e Adriano I (772-795) costruiscono una grande basilica carolingia.

La chiesa viene di nuovo ricostruita nel 1238 da Papa Gregorio IX, secondo una lunga iscrizione che ancora si può leggere nel portico. Ma a parte questa iscrizione, della chiesa medievale non si vede più nulla tranne il campanile. La facciata e l’interno vengono infatti rifatti totalmente nel XVIII secolo.

Il palazzo a destra della chiesa era la residenza del cardinale titolare, ma poi diventò un monastero per i monaci celestini. Nel monastero, sotto Sisto IV viene creata qui una delle prime stamperie di Roma. Dopo aver invece ospitato per un periodo l’Accademia di Storia Ecclesiastica, il palazzo passa ai gesuiti, che lo gestiscono come un ospizio per esercizi spirituali. Con l’Unità d’Italia passa al Demanio e ospita oggi la Polizia di Stato.