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Le basi della Laudato Si? Sono nei documenti della Santa Sede

Papa Francesco alla FAO | Papa Francesco alla FAO  | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency Papa Francesco alla FAO | Papa Francesco alla FAO | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency

Tutti hanno fatto a gara per mostrare una loro influenza nella stesura dell’enciclica “Laudato Si’,” dall’ex teologo della Liberazione e ora eco-teologo Leonardo Boff al controverso teologo brasiliano Frei Betto, fino all’ex governatore del Colorado Bill Ritter. Ma, al di là dei suggerimenti  vari arrivati sulla scrivania del Papa, la verità è che l’impianto di fondo non poteva essere dato da questi singoli contributi. Perché l’impianto di fondo è basato sul magistero della Chiesa.

Lo spiega con chiarezza ad ACI Stampa il vescovo Mario Toso, che ora amministra la diocesi di Faenza-Modigliana, ma che per cinque anni è stato segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ha visto il materiale preparatorio, la primissima bozza dell’enciclica consegnata al Papa dal Cardinal Turkson, presidente del dicastero, ad agosto 2014, alla vigilia del viaggio in Corea del Sud. Conosce la mole di contributi e di richieste per l’enciclica, arrivate anche da ditte private impegnate nella salvaguardia dell’ambiente, che speravano almeno in una pubblicità nell’enciclica.

Spiega Toso: “Non si può mettere in dubbio che vi possono essere stati tanti contributi, tanti suggerimenti, e questi credo siano da considerare nella loro specificità. Ma è importante considerare che questi contributi sono utilizzati in un impianto di fondo che certamente non poteva essere dato da questi singoli contributi.”

Questo impianto, aggiunge il vescovo,  “è dato dalla continuità con il precedente magistero e da quelle mani che forse sono meno visibili e meno loquaci e che conoscono davvero la Dottrina Sociale della Chiesa e possono parlare della questione ecologica a partire da un punto di vista teologico, antropologico ed etico.”

Nessun contributo esterno può aver cambiato la sostanza degli interventi della Santa Sede, che si dimostrano costanti negli anni. Già nel 1986, un documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace su “Economia e Sviluppo” affrontava i problemi della crisi economica, chiedeva una riforma finanziaria mondiale, rivendicava maggiore attenzione per le organizzazioni transnazionali, il cui potere andava oltre quello degli Stati.

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Dell’acqua da considerare non una merce, ma un bene per tutti, aveva parlato la Santa Sede al summit di Marsiglia del 2012, il Sesto Forum Mondiale per l’Acqua. Di “Terra e Cibo” si è occupata una recente pubblicazione del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, raccogliendo vari contributi sul tema. Nell’anno precedente, lo stesso dicastero ha pubblicato anche “Energia, Giustizia e Pace,” dedicato ai problemi dell’energia, ed esattamente un anno fa il vescovo Toso si presentò alle Nazioni Unite per spiegare che l’energia sostenibile era una conseguenza di giustizia e pace.

La attuale linea sull’ecologia l’ha poi data il Segretario di Stato, il Cardinal Pietro Parolin, quando ha partecipato al summit sul clima a New York a settembre 2014. In quel caso, parlò chiaramente di “dovere di proteggere,” con riferimento all’ambiente, ma anche alle popolazioni, alle minoranze.

È questo il mondo di Papa Francesco. Che attinge dalla diplomazia della Santa Sede, e alimenta un dibattito. Un dibattito che anche all’interno della Santa Sede si è fatto incandescente. Da una parte, ci sono gli ecologisti duri e puri, dall’altra quelli che cercano un approccio bilanciato

Tra i primi, c’è la Pontificia Accademia delle Scienze, guidata dall’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo. Sanchez Sorondo ha partecipato anche agli incontri di alcuni gruppi ristretti su temi come l’energia nucleare e l’ambiente, e ha supportato – raccontano alcune fonti ad ACI Stampa – un bando totale dell’energia nucleare, mentre l’approccio della Santa Sede si pone in una via di mezzo, a favore dell’energia nucleare e dei suoi impieghi pacifici (non per niente è tra i Paesi fondatori dell’AIEA) e completamente contraria alle armi nucleari.

Questo secondo approccio è quello dei secondi, che agiscono con la prudenza della diplomazia pontificia, la quale da sempre ha affrontato la questione dell’ambiente con la consapevolezza che ogni estremo prevede una ideologia.

Si gioca tra questi due approcci la posizione di Papa Francesco sull’ambiente. In fondo, niente di rivoluzionario. Una tensione dialettica di quelle che piacciono a Papa Francesco. Con vari consigli pastorali.

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