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Letture, dura la vita del parroco, ma irrinunciabile

Ancora un romanzo dedicato ai parroci, con ironia e affetto

La copertina del libro |  | Gruppo editoriale San Pietro La copertina del libro | | Gruppo editoriale San Pietro
Dura la vita del parroco. Dura ma irrinunciabile. Un serie di romanzi, oltre a reportage, inchieste, studi, rimette al  centro della ribalta la figura dei sacerdoti che vivono quotidianamente il servizio verso tante piccole, medie e grandi comunità. 
 
Non sono più i tempi di Don Camillo, anche se proprio di recente un battagliero parroco di Cervia, don Pierre Laurent Cabantous, ha provato, con successo, a rivivere le sue sfide di ogni giorno mettendosi nei panni -non sempre comodi - della grande  "creatura" di Giovanni Guareschi.  Stress, impegni sovrabbondanti,  solitudine, difficoltà di ogni genere assediano i sacerdoti alle prese con i problemi delle loro parrocchie,  a volte ingrandite a dismisura, a volte frammentate e disperse. 
 
Niente di strano,  allora, se qualche qualche volta "Il signor parrocco ha dato di matto", come preannunciava fin dal titolo il romanzo francese  scritto dal compianto Jean Mercier,  diventato un vero best seller e pubblicato in Italia da San Paolo editore.  

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Che ora ha mandato in libreria un altro romanzo dal titolo altrettanto esplicito:"Che succede signor parroco?", il cui autore è Carlo Maria Paradiso.
 
Se nella vicenda  narrata da Mercier si ipotizzava che un povero parroco , oberato dagli impegni e profondamente deluso dai propri parrocchiani, si decidesse a "fuggire" addirittura murandosi dentro un piccolo edificio nascosto in fondo al giardino parrocchiale, in questo nuovo romanzo la vicenda vira ancora più in la', assumendo colori farseschi  e da commedia.  
 
Qui è di scena un sacerdote combattivo,  don Giustino, nato e cresciuto in Sardegna, giunto a fare il parroco in un paese dell'hinterland milanese, dal nome fittizio di Sciurcanosta, a cui rapiscono il gatto Teo, per ritorsione contro la sua apertura verso gli immigrati, giudicata eccessiva, dato che vuole a tutti i costi ospitare un gruppo di nigeriani. In paese c'è invece chi non intende farlo e dunque per far esplodere il caso ecco la trovata del rapimento felino. Il fatto innesca una spirale surreale  di avvenimenti che in fondo rappresentano adeguatamente la nostra contemporaneità: dal tema divisivo dell'accoglienza ai migranti, alla pervasivita' dei mezzi di comunicazione e soprattutto della Rete, al pericolo che la vita di una comunità di fedeli si trasformi sempre più in una serie di incontri, di discussioni, di seminari, insomma in una lunga lista di cosa da fare, non da vivere realmente insieme.

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Il tono, dicevamo,  è quello della commedia,  ma i temi affrontati, come si capisce,  sono seri, importanti. A cominciare dalla constatazione che il Vangelo deve tornare al centro della vita di ogni comunità parrocchiale, se non si vuole rischiare l'aridita' e persino il non senso delle stesse comunità. 
 
La sfilata dei "personaggi" è al completo: insieme al parroco ci sono l'avvenenente e altrettanto battagliera sindaca leghista, la giornalista in carriera, le pettegole del paese, il vescovo all'inizio preoccupato soprattutto di finire sui giornali,  i componenti dei vari gruppi nati in parrocchia, i rappresentanti di partito, la mamma del parrocco e persino un torneo internazionale di calcio tra preti....Tutto ruota intorno a lui, a Teo, il gatto bello e bonaccione,  nonché intelligente, forse più di qualche umano,  rapito appunto per fare pressione sull'opinione pubblica contro l'operato di don Giustino, giudicato troppo "buonista" e pronto all'accoglienza.
 
In realtà,  nello svolgersi della vicenda, da vittima della situazione e al centro di un gran polverone mediatico,il sacerdote stesso  scoprirà di avere delle colpe, soprattutto quella di non aver vissuto realmente con la sua gente, di averla giudicata e non averla amata fino in fondo.
E' previsto il lieto fine, non tanto consolatorio quanto conscio della necessità della rilettura della realtà alla luce della Parola di Gesù,  vissuta concretamente.
Nell'ultimo numero di Famiglia Cristiana viene presentata un'inchiesta su cosa significhi essere preti oggi in Italia. I numeri indicano che sono in netto calo, 42.220, uno ogni 1.487 abitanti, i seminari si svuotano, ma la consapevolezza della scelta sembra essere più forte, più chiara, motivata.
 
Lo si, percepisce dalle storie che vengono raccontate, dal giovane prete appena ordinato,  a quella di chi ha compiuto 100 anni e da 75 anni esercita il  ministero, alla straordinaria storia di don Nicola Pacetta, vedovo, padre e nonno, che è diventato sacerdote a 73 anni. Uno spaccato che conforta, da un lato, dall'altro preoccupa, per il calo delle vocazioni, e che rende ancora più evidente quanto è dura, ma irrinunciabile,  la vita del parroco.
 

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