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Letture, la Passione di Cristo e le passioni dei sacerdoti perseguitati

Cuba e Viet-Nam, luoghi di martirio per Alberto Reyes Pias e il cardinale Van Thuan

Le copertine dei libri |  | Messaggero di Padova/ Città nuova Le copertine dei libri | | Messaggero di Padova/ Città nuova

Venerdì Santo, venerdì di Passione. Mai come quest'anno sentiamo profondamente che la Via Crucis non  è solo un percorso simbolico ma è diventata, in un certo senso, la nostra strada quotidiana. Abituati ad avere una quotidianità comoda, organizzata, colma di presenze e di cose da fare, ora soffriamo amaramente per la nostra "reclusione" a causa del virus, e  sentiamo più che mai l'ombra della malattia e della morte allungarsi tutt'intorno.  Ci eravamo abituati a pensare la malattia come qualcosa di confinabile,  che la scienza possa avere una soluzione per tutto. Ed eravamo abituati a non pensare alla morte, a considerarla qualcosa di lontano, di cui non parlare mai.

Ed ecco che la realtà ci costringe a fare i conti con il dolore, la malattia,  la privazione, la morte. Allora perché non meditare sulla vita di chi, sulle orme di Cristo,  in obbedienza alla propria scelta di vita e di fede, ha vissuto persecuzioni, sofferenze, carcere, fino al martirio? Scegliamo due esempi tra le migliaia che esistono. Parliamo di Francois Xavier Nguyen Van Thuan,  e che è stato scelto come protagonista di un romanzo-biografia scritto da Teresa Gutierrez de Cabiedas,  dal titolo "Van Thuan. Libero tra le sbarre", edito da Città Nuova. Morto nel 2002, un anno dopo essere stato creato cardinale , nel 2017 si è chiusa la causa per la sua  beatificazione. Era stato arrestato per alto tradimento dal regime comunista nel 1975 appena nominato arcivescovo di Saigon e liberato solo nel 1988. Tredici anni in prigione, quasi sempre in isolamento, senza la possibilità di celebrare la messa e di stare vicino al suo popolo, fisicamente. Ma in grado di scoprire un modo perfino più grande e fecondo di amare la Chiesa e di renderla ancora più forte. 

Giorni e giorni chiuso in carcere, anzi portato di carcere in carcere, solo, vilipeso,  con l'idea di poter essere schiacciato dal potere da un momento all'altro, di perdere la vita, eppure sempre sorretto dalla speranza, anzi dalla  certezza che Cristo è lì, insieme a lui, nella cella, nel dolore quotidiano. Un giorno chiede ad un dei suoi carcerieri se può procurargli un pezzo di legno. Per farne cosa, gli chiede quell'uomo. Per intagliare una croce, risponde l'arcivescovo, ma non si può,  è proibito, sì, ma se ti volti dall'altra parte, non lo vedrai. E quell'uomo lo aiuta, così una croce, nascosta poi nel sapone, può entrare nel buio della cella e illuminarla. E poi riesce anche a costruire una catena con cui portare la croce,  una catena fatta con un filo elettrico. Anche in questo caso l'aiuto insperato arriva da una secondino. Croce e catena diventano il segno visibile della chiamata di Cristo, che si incarna nella missione  di amare il prossimo fino a donare la propria vita, ha poi spiegato lo stesso cardinale. Amare gli altri, in cui vedere il volto di Gesù, anche in quello dei propri carcerieri.

Alberto Reyes Pias è un sacerdote cubano, la cui vocazione è nata, cresciuta e temprata nella Cuba di Fidel Castro.  Una vita non facile, da sacerdote in prima linea e in costante pericolo. Che poi ha raccontato innanzitutto libro intitolato significativamente "Storia di una resistenza. La mia vocazione nella Cuba di Fidel Castro", pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova. L'autore ha espressamente dedicato il racconto della sua vita soprattutto ai giovani,  che cercano un senso vero per la propria vita, con il desiderio "di condividere le risposte e le luci che mi hanno aiutato a capire un progetto, accettarlo e rimanere fedele ad esso". Nato nel 1967,  in una famiglia in cui la fede cattolica era il fulcro della vita, ha dovuto molto, presto a lottare per essere fedele ad una Chiesa oggetto di persecuzione. Fino a quando la sua vocazione assume una voce chiara, inconfondibile, non si tira indietro, ben sapendo quanto sarebbe stato difficile essere sacerdote con coerenza e coraggio nella situazione in cui si trova a vivere,  nella Cuba della dittatura di Fidel Castro, che l'autore stesso definisce "una miscela ambigua di sole, speranza, e sofferenza". Una chiamata sentita per la prima volta al termine della scuola secondaria. Ma prima di entrare in seminario ha proseguito gli studi per altri tre anni presso la facoltà di Medicina. Ordinato sacerdote nel 1966, è tornato a Cuba dopo alcuni anni passati in Europa. Da settembre 2018 è vicerettore del seminario San Agustin di Camarguey, a Cuba. Tra vicissitudini,  difficoltà, paure, dubbi, errori, ma al centro sempre la convinzione di essere sulla strada giusta, anche se sarà lunga e tortuosa.  

Alberto Reyes Pias,  Storia di una resistenza. La mia vocazione sacerdotale nella Cuba di Fidel Castro, edizioni Messaggero Padova, pp.  366, euro 19

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Teresa Gutierrez de Cabiedes,  Van Thuan. Libero tra le sbarre, Città Nuova Editrice,  pp.352, euro 19