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Letture: la sobrietà quaresimale alla scuola di San Giovanni Crisostomo

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Bere un po' di vino. Gustarlo lentamente, capire che fa bene, riscalda il corpo e dona una lieve ebbrezza, qualcosa che alleggerisce l'animo dagli affanni continui. Prendere parte al bello e al  buono della vita, a piccole dosi, a piccole sorsate,  come quando si beve  il vino.
 
Non arraffare a piene mani, non abusare, non depredare, non cadere nella tristezza del possesso inesausto,  del desiderio di avere che sembra non acquietarsi mai. Il segreto di una vita serena ed appagata si rivela in parole che giungono da molto lontano, nel tempo, parole dei padri della Chiesa e, prima ancora, degli stessi apostoli e, naturalmente, dal Vangelo. Parole antiche, ma che conservano  la stessa capacità di parlare a tutti, in ogni epoca. Sobrietà, amore per il bello e il buono, senza superare i limiti,  senza eccessi. Ecco allora che queste parole diventano una guida sicura per cominciare, con il piede giusto, il cammino quaresimale.
 
La Libreria Vaticana Editrice, infatti, ha appena pubblicato un agile volume dal titolo "Prendi un po' di vino con moderazione.  La sobrietà cristiana", a cura di Lucio Coco , con una prefazione di Papa Francesco.  Il volume presenta un'omelia di san Giovanni Crisostomo in cui egli commenta un breve passaggio della Lettera di san Paolo a Timoteo, dove l'apostolo lo invita a "bere un po' di vino", per lenire i frequenti dolori allo stomaco, e da questa traccia Crisostomo sviluppa la sua riflessione che vuole dimostrare ai fedeli "che la Creazione va saputa gustare per scoprire  che è stata fatta per il nostro bene".

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A conclusione dell'omelia il santo fa riferimento ad una "sobria ebbrezza", che sembra un paradosso ma non lo è. Infatti, spiega Crisostomo, "il vino ci è stato dato da Dio non perché ci ubriachiamo ma perché siamo sobri, per essere lieti, non per stare male". Lo stile di vita del cristiano, dunque, dovrebbe essere ispirato proprio al concetto di sobrietà e moderazione, e non solo in quaresima,  per conquistare la vera gioia, quella di sapere che siamo amati da sempre e per sempre dal Signore creatore di tutte le cose.
 
Come scrive il Papa nella prefazione, "la sobrietà e la gioia sono due atteggiamenti che credo possano aiutarci a vivere la quaresima in vista della Pasqua, che è proprio la celebrazione della nostra resurrezione in Cristo, la nostra vita nuova, celebrata una volta per sempre nel battesimo, eppure rinnovata  in particolare in ogni Veglia Pasquale. Che cos'è infatti la vita di Cristo in noi se non una vittoria dell'amore sulle nostre paure  e preoccupazione per noi stessi, che ci permette a nostra volta di essere dono, semplice e quotidiano,  nelle piccole cose, per il Signore e per i fratelli?".
 
Non può non balzare agli occhi il forte contrasto tra simili indicazioni e i messaggi con cui siamo bombardati giorno e notte, che invece spingono agli eccessi, inneggiano al non avere limiti,  urlano che tutto si può essere, si può fare e si può avere, basta volerlo. Un esempio banale, tra i più recenti: si leggano o si ascoltino bene i testi della canzoni del festival di Sanremo.  A partire da quella che ha vinto il festival, che ripete ossessivamente la parola "soldi", o quella di tale Achille Lauro, che  inneggia  all'uso di droghe, o perlomeno alla vita disperata di tanti "eroi" dello show business. ...

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Ma torniamo a Giovanni Crisostomo, a quelle parole che lette oggi, nel deserto della vita attuale, danno un senso di pace,  di ristoro e contribuiscono a  rinfocolare il senso di appartenenza ad una storia lunga, straordinaria e, nonostante tutto, piena di luce come quella della Chiesa.  C'è proprio bisogno di rinforzare questo sentimento. Come accade  se si medita sulla  vita di Crisostomo. Il quale è vissuto nel IV secolo, nato nell'attuale Siria; fu sacerdote ad Antiochia, sua città di nascita.
 
La sua attività di predicatore lo rese rapidamente  famoso e amato. Le omelie, compresa quella del volume di cui abbiamo parlato,  che pronuncio' nel 387 in occasione della cosiddetta rivolta delle statue - contro l'imperatore Teodosio si era scatenata una vibrante protesta che raggiunse il suo apice con la distruzione di alcune statue che lo rappresentavano - contenevano un invito appunto alla sobrietà e alla moderazione,  alla pacificazione, che lo fecero apprezzare in primo luogo  da Teodosio in persona.Che gli affidò la carica di Patriarca di Costantinopoli.
 
 Le sue lotte contro le eresie e la corruzione gli attirarono l'odio delle  nobiltà locale e anche di alcuni vescovi. Fu costretto all'esilio,  e morì lontano, nel 407 a Comana Pontica,  luogo che si trova nell'attuale Armenia.  La sua tomba si trova dentro la basilica di San Pietro: una visita e una preghiera davanti al suo sepolcro potrebbero essere un buon viatico per questa quaresima appena cominciata.