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Letture, Marija Judina la grande pianista russa cristiana che conquistò Stalin

Romanzi, saggi e cd per conoscere l'anima russa della musicista

 Marija Judina  |  | pd Marija Judina | | pd

Primi giorni di marzo, nel  1953, di notte. Un  bosco di querce e di pini, a Kuntsevo,  pochi chilometri da Mosca, circonda una dacia isolata e sontuosa. Il fruscio della puntina che striscia il solco di un disco che gira a vuoto e il vento freddo, carico di neve, che scuote gli alberi fuori e riesce ad infilarsi tra porte e finestre ben sbarrate, riempiono il silenzio della stanza in cui giace un uomo riverso sul divano. Sembra addormentato, in realtà è morto. Nessun rumore, nessun suono, se quello della puntina sul disco  78 giri, edizioni Mélodyia, ascoltato così a lungo, per  tante notti, e anche in quell’ultima sera della sua vita. 

Il disco riproduce un concerto di Mozart, che riesce a turbare  Iosif Vissarionovič Džugašvili, conosciuto dal mondo come Stalin, fino a farlo piangere. Non solo per la bellezza della musica, ma per la grandezza di chi lo esegue: quella della pianista Marija Judina.

Davvero Stalin è morto ascoltando quel disco, costretto da quell’esecuzione a sentire uno struggimento che niente e nessuno riusciva a provocargli? In ogni caso, è così che inizia un libro che oggi ripropone la storia appassionante e unica di questa artista. Il libro è scritto da Giuseppina Manin e si intitola “Complice la notte”, un romanzo-biografia che offre dunque l’occasione di ricordare la vita di Marija. 

Nel 2010 è uscito un uscito un altro libro a lei dedicato, scritto da Giovanna Parravicini, e consigliamo vivamente di leggere anche quest’opera, che è una vivida e toccante  testimonianza della vicenda umana  della pianista e della sua “geografia interiore”, insieme ad un affresco del travagliato periodo storico in cui è vissuta.

Poco nota in Occidente perché osteggiata dal regime sovietico per la religiosità profonda e la spregiudicatezza intellettuale, Marija Judina è stata una delle più grandi interpreti  musicali del  Novecento russo, e non solo, un’intellettuale appassionata, paladina delle avanguardie, sempre pronta a difendere chi si trovasse in rotta di collisione con il feroce regime stalinista, amica e protettrice, come poteva, di artisti e scrittori. “Ho cercato per tutta la vita l’Incarnazione della Verità nell’uomo, nell’arte, nella vita. E con l’aiuto di Dio l’ho trovata”: queste sue parole definiscono in luminosa sintesi il suo percorso nella vita.

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Maria Veniaminovna Judina nasce il 9 settembre 1899 a Nevel, una cittadina della Russia occidentale, in una famiglia di origini ebraiche. Studia presso il Conservatorio di San Pietroburgo sotto la guida del maestro Leonid Nikolaev. Tra gli studenti suoi compagni di classe ci sono  Dmitrij Shostakovich e Vladimir Sofronickij. Arriva il fatidico anno 1917, che trascina lei, come milioni di russi, in un vortice fatidico: la caduta dello zar, il governo provvisorio di Kerenskij, il colpo di mano bolscevico. Nel 1919 Marija Judina si converte al cristianesimo ed entra nella Chiesa ortodossa russa proprio nel momento in cui divampa la persecuzione dei cristiani.

Arrivano anni difficili, violenti: Lei non smette di suonare, di insegnare, di impegnarsi, oltre ogni ostacolo. E la sua grandezza colpisce persino lui, Stalin, il dittatore trasformatosi in un folle paranoico mai sazio di sangue e di crudeltà. Un episodio, a questo proposito, è diventato leggenda: si racconta che una sera Stalin ascolta alla radio il “Concerto per pianoforte in La maggiore” di Mozart, eseguito proprio da Maria Yudina; rimasto molto colpito dalla bellezza e dall'esecuzione ne pretende subito una copia. L'esecuzione alla radio è però  dal vivo, così eseguendo alla lettera gli ordini del dittatore si cerca la pianista nel cuore della notte, che viene trascinata in uno studio di registrazione, dove  nel frattempo viene improvvisata una piccola orchestra. Vengono cambiati ben tre direttori poiché i primi due hanno  paura che la registrazione non piaccia a Stalin  e che questi si accorga che quello non è  il concerto ascoltato alla radio. E stando sempre a questo racconto, Stalin sarebbe scoppiato in lacrime, commosso, fin dalle prime note dell'ascolto dell'esecuzione, finalmente registrata in un disco e prontamente consegnata.

Proprio quel disco viene trovato sul suo giradischi, la notte della sua morte. Di certo sappiamo che dopo aver ricevuto il disco, il dittatore  dispone che la  Yudina venga ricompensata con una significativa somma di denaro.

La pianista per ringraziarlo gli invia una lettera in cui scrive: “La ringrazio, però ho dato i soldi alla mia chiesa e pregherò per Lei perché il buon Dio La perdoni per tutte le atrocità che ha commesso verso il popolo. 

Considerando che in quel tempo la chiesa è considerata un'istituzione fuorilegge e che si stava rivolgendo direttamente alla massima autorità sovietica appare  miracoloso che la Judina non abbia subito conseguenze per quel gesto tanto audace.

Non si può scindere la sua grandezza artistica dalla sua umanità, dal suo carattere. Lei è conosciuta soprattutto per le sue interpretazioni di  Bach, Beethoven, Mozart, ma anche come appassionata promotrice della musica contemporanea, tra cui quella di Shostakovich. Il suo stile è caratterizzato da virtuosismo, spiritualità e forza: tutto quello che si ritrova in ogni passo della sua esistenza, nelle sue lettere, nelle sue amicizie, nel suo rapporto con studenti e allievi. Qualcosa che non si può arginare e che riesce a “spaventare” persino il regime sovietico; soprattutto per la sua fede senza riserve, senza condizionamenti, che non nasconde mai, anzi a cui rende ragione in ogni sua presa di posizione. Il regime non la condanna, ma la emargina, le vuole togliere la voce, come fa con tanti altri. Ma lei non si arrende, non si strugge per riconoscimenti e glorie di cui non le importa. Continua a vivere per l’arte, la strada privilegiata che porta a Dio; continua a coltivare amicizie straordinarie, come quella per Pasternak, il quale nel febbraio 1947 avrebbe compiuto la prima lettura del suo romanzo “Il dottor Zivago”, proprio nell'appartamento di Marija. Che muore a Mosca il 19 novembre 1970. Sembra dimenticata, ma non è così. La sua fama travalica i confini, il suo talento viene finalmente riconosciuto a livello internazionale, la sua vita e la sua anima diventano una luce che può guidare i passi di molti altri alla ricerca della via verso l’Eternità.

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Giuseppina Manin, Complice la notte, Guanda Editrice, pp.240, euro 18

Giovanna Parravicini, Più della musica, La Casa di Matriona, pp.170