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L’impegno dei vescovi in vista del summit sul clima di Katowice

Cardinale Oswald Gracias | Il Cardinale Gracias firma lo statement sul clima, Sala Marconi, Radio Vaticana, 26 ottobre 2018 | AG / ACI Stampa Cardinale Oswald Gracias | Il Cardinale Gracias firma lo statement sul clima, Sala Marconi, Radio Vaticana, 26 ottobre 2018 | AG / ACI Stampa

Vengono da tutti i continenti i vescovi firmato la Dichiarazione delle Conferenze Episcopali Continentali in cui i governi vengono invitati a “intraprendere azioni ambiziosi e immediate per affrontare e superare gli effetti devastanti della crisi climatica”.

L’appello viene diffuso alla vigilia del COP24, la 24esima conferenza delle parti sul clima che si terrà a Katowice, in Polonia, nel dicembre 2018. Dopo la pubblicazione della Laudato Si, l’enciclica sull’ecologia integrale di Papa Francesco, si sono moltiplicati gli sforzi della Santa Sede per un accordo sul clima che fosse condiviso e che potesse aiutare nella cura della casa comune. Tanto che fu il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a prendere parte al COP21 a Parigi.

Ora, dopo che gli Stati Uniti si sono sfilati dall’accordo, in vista di un incontro a Katowice che è rientrato anche nell’agenda dell’incontro di Papa Francesco con il presidente di Polonia Duda lo scorso 12 ottobre.. L’appello all’azione dei vescovi arriva dopo la pubblicazione di un rapporto dell’IPCCC sull’urgenza di sviluppare politiche che limitino il riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi.

L’appello è stato firmato da: Cardinal Angelo Bagnasco, Presidente, CCEE, Arcivescovo di Genova; Cardinal Oswald Gracias, Presidente, FABC, Arcivescovo di Bombay; Arcivescovo Peter Loy Chong, President, FCBCO, Arcivescovo di Suva; Arcivescovo Jean-Claude Hollerich, Presidente, COMECE, Arcivescovo di Lussemburgo; Arcivescovo Gabriel Mbilingi, Presidente, SECAM, Arcivescovo di Lubango; il Cardinal Salazar Gomez, presidente del CELAM.

Sembrano mancare le Americhe, ma è da dire che l’America Latina è rappresentata dal Cardinale Justo Lacunza di Panama, oltre che dal Cardinale Salazar Gomez. Nell’appello, si richiedono rapidi e radicali, per una ripartizione giusta delle risorse, chiedendo ai “grandi inquinatori assumano le loro responsabilità politiche e rispettino i loro impegni finanziari in favore del clima.”

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L’appello si basa sui principi dell'urgenza, della giustizia intergenerazionale, della dignità e dei diritti umani”.

Oltre alla richiesta di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi, si chiede di passare a stili di vita sostenibili; rispettare la conoscenza delle comunità indigene; implementare un cambiamento paradigmatico delle finanze in linea con gli accordi globali sul clima; trasformare il settore energetico ponendo fine all'era dei combustibili fossili e passando alle energie rinnovabili; ripensare il settore agricolo per garantire che fornisca cibo sano e accessibile a tutti, con particolare attenzione alla promozione dell'agroecologia.

La dichiarazione è sostenuta dalle reti cattoliche CIDSE, Caritas Internationalis e dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima.

Presentando il documento, il Cardinale Oswald Gracias ha sottolineato che c’è “l’obbligo di proteggere la natura”, perché “il futuro possa essere salvaguardato”, e che c’è urgenza perché non tutti hanno aderito all’accordo di Parigi.

Da parte sua, l’arcivescovo Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente del COMECE, ha sottolineato una parte dello statement che è cruciale: è vero che ci possono essere scorciatoie tecnologiche, ma è anche vero che non tutte le parti del mondo se le possono permettere, e dunque siamo tutti corresponsabili.

Dobbiamo agire perché tutto è interconnesso, e siamo responsabili per le persone in Europa, ma anche per le persone in altri continenti”.

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