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L'Ostia non è acqua e farina, ma Gesù stesso. XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

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Il Vangelo per parlare di Dio, del Regno dei cieli, della Chiesa non utilizza mai concetti astratti, ma immagini. Potremmo quasi dire che il Vangelo è un grande libro di immagini. Oggi la parabola ci presenta Dio come un padre che organizza una festa per il matrimonio del Figlio Gesù. La sposa è la l’umanità. L’immagine delle nozze attraversa come un filo d’oro tutta la Sacra Scrittura e serve per descrivere la relazione tra Dio e l’uomo, tra Dio e il popolo ebraico, tra Dio e l’umanità. 

Dio, dunque, prepara un banchetto regale per il Suo figlio al quale invita innanzitutto il popolo ebraico. Ma gli invitati rifiutano l’invito perché hanno altro da fare. A Dio preferiscono i loro beni terreni, i loro affari, i loro interessi, come se fossero essi a donare la salvezza. Alcuni, addirittura, irritati per l’invito, uccidono i servi del padrone. Il rifiuto non sembra meravigliare Dio e non arresta il suo amore. La sua casa deve riempirsi e, pertanto, il posto dei primi chiamati deve essere preso da altri, buoni e cattivi, trovati ai crocicchi delle strade. Il messaggio che Gesù vuole comunicarci è molto chiaro: il Vangelo deve essere annunciato a tutti, è una parola di gioia e di speranza che deve raggiungere tutti perché il Signore è venuto per portare la salvezza a tutti gli uomini. Si realizza così quanto aveva predetto il profeta Isaia che Dio avrebbe preparato il banchetto per tutti i popoli. Tutta l’umanità è chiamata alle nozze del Figlio di Dio. 

Ma per essere commensali al banchetto di Cristo, è necessario avere l’abito nuziale. L’abito nella tradizione della Chiesa ha assunto diversi significati. Innanzitutto ricorda che essere entrati nella sala non significa già essere salvati. Per giungere alla salvezza è necessario condurre una vita conforme al Vangelo. L’assenza dell’abito nuziale, quindi, indica la mancanza di vigilanza, l’infedeltà al Signore, la trascuratezza nella vita cristiana…

Ma l’abito nuziale secondo san Tommaso indica Cristo. Scrive: Noi che siamo di Cristo rivestiamoci di Cristo, come dice l’apostolo: ‘Rivestitevi del Signore Gesù Cristo’. Alcuni rivestono Cristo con il sacramento: Voi tutti che siete stati battezzati, avete rivestito Cristo. Altri sono in Cristo mediante la carità e l’amore…Altri con la memoria della sua morte, e altri ancora con la conformità delle opere. Avere dunque la veste nuziale significa rivestire Cristo con le opere buone, con una condotta santa e con una carità vera.

Da ultimo l’abito nuziale richiama anche le condizioni per prendere parte all’Eucarestia, che raramente vengono ricordate. Esse sono tre. La prima richiede che per fare una buona comunione è necessario essere in grazia di Dio. Vale ancora! Questo significa che è possibile accostarci alla Comunione quando non abbiamo offeso gravemente Dio e siamo in pace con i fratelli. La seconda condizione chiede di sapere e pensare chi si va a ricevere. L’ostia per un cristiano non è solo acqua e farina, ma è Gesù stesso. La terza condizione richiede il digiuno eucaristico di almeno un’ora prima di ricevere l’Eucarestia. 

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