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Nosiglia ai giovani: "Non rassegnatevi!"

Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino |  | Bohumil Petrik/CNA Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino | | Bohumil Petrik/CNA

Nel giorno della solennità di Pentecoste “vogliamo essere concordi nella preghiera e stretti attorno alla Madre del  Signore”. E’ l’invito rivolto ieri dall’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice.

“La comunità riunita nel Cenacolo – ha spiegato il presule – rivela la realtà della Chiesa di sempre, popolo di Dio radunato nella preghiera con Maria, che intercede, perché la venuta dello Spirito Santo lo faccia crescere nella comunione e nello slancio missionario. Siamo qui in preghiera con Maria Ausiliatrice e vogliamo chiedere al Signore di rinnovare il dono del suo Spirito per rendere le nostre parrocchie, famiglie e comunità, segno e strumento di unità, capaci di vivere la comunione della stessa fede e carità  e testimoniare a tutti gli abitanti della nostra terra Cristo risorto, speranza di vita e di salvezza per ogni uomo e per l’intera società. Non è questo un compito facile,  perché le diversità e, a volte, le divisioni restano anche tra noi credenti e segnano negativamente il cammino di tante comunità e famiglie cristiane. C’è dunque bisogno di una costante conversione alla comunione, aprendo il cuore e la vita alla grazia della accoglienza e della riconciliazione”. 

E’ necessario – ha aggiunto mons. Nosiglia – “maturare scelte concrete di comunione, che si fanno carico degli altri nella prossimità del vissuto quotidiano, aprendosi all’accoglienza di chi è vicino fisicamente, ma a volte tanto distante dal proprio cuore o estraneo alla propria vita, perché giudicato troppo diverso da noi, come si dice, dalla nostra famiglia, dal nostro paese, dalla nostra cultura e religione. Maria ha sempre saputo osare, anche di fronte a proposte e scelte impegnative ed impossibili. Ella ha nutrito il suo cuore di preghiera e di fede, perché l’amore di Dio potesse esprimersi nell’amore del prossimo fino a offrire la sua vita per l’umanità”.

Il nostro compito, sull’esempio di Maria, è pertanto quello di “portare agli altri Gesù mediante l'Amore”. E sull’esempio di San Giovanni Bosco, invece, impariamo “ad avere uno sguardo positivo verso ogni  ragazzo e giovane per donargli il cuore  e tutto se stesso così che si senta accolto, ascoltato e accompagnato con gesti e parole di misericordia e di dolcezza, e sperimenti il volto e l'amicizia  di Gesù che mai verrà meno in ogni circostanza lieta o triste, bella o sofferente della sua vita”.

Prima di concludere l’omelia l’Arcivescovo di Torino si è rivolto ai giovani invitandoli a non rassegnarsi “al mondo di oggi, dove ancora troppe persone muoiono di fame e di miseria; dove chi tenta di sfuggire a queste tragedie trova la morte in mare o  per la sua situazione  viene considerato addirittura  colpevole; dove immense risorse finanziarie vengono impiegate per spese militari, sottraendole agli aiuti internazionali per i Paesi poveri; dove  tanti giovani che desiderano un lavoro non lo trovano e sono costretti a dipendere dai genitori o ad andare in un altro Paese”.

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Di fronte a tutto questo – è stato l’appello del presule – “reagite, non tacete, impegnandovi nel proprio concreto vissuto quotidiano: è questo il primo passo per cambiare le situazioni di ingiustizia o discriminazione, senza slogan e discorsi sapienti, inutili perché lasciano le cose come stanno. C'è bisogno, invece, di un  realismo carico di quella speranza, che si radica in Dio, il quale opera in grande ciò che ciascuno fa in piccolo ed apre vie impensabili di bene per tutti, a partire dal gesto di amore più semplice e quotidiano”.

In definitiva bisogna andare contro corrente  rifiutando “l’uso smodato dell’alcol, dello sballo e dell’evasione, che servono solo a produrre ricchezza alle centrali di potere e di consumismo che regolano il mercato, e noia e precarietà in chi li considera come assoluti della propria vita”. Bisogna risvegliare lo spirito di critico disturbando “il manovratore”, non facendo addormentare “l’innato spirito critico”.  “Volate alto, sorretti dalle ali dello Spirito e troverete aria pulita e cieli aperti ai vostri sogni più profondi e veri, che albergano nell’animo e di cui solo ciascuno  di voi e Dio siete a conoscenza”.