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Padre Leopoldo, apostolo della confessione sempre alla vista dei fedeli

Padre Leopoldo Mandic |  | Wikipedia Padre Leopoldo Mandic | | Wikipedia
Il corpo di san Leopoldo Mandic, padre Leopoldo, come da oltre un secolo i suoi numerosi devoti sparsi nel mondo hanno imparato a chiamarlo confindenzialmente,  resterà per sempre esposto nella teca di cristallo, dove si trova da qualche tempo, nel convento di Padova. I frati cappuccini hanno dato l'annuncio ufficiale e i fedeli esultano. Non avrebbero certo desiderato che quel corpo minuscolo, dal volto cereo e sereno scomparisse dalla loro vista.
 
Nel convento ogni giorno pellegrini vengono a far visita a questo piccolo di statura e per umiltà grande santo, già in vita venerato come tramite concreto verso il Cielo, in particolare per la sua capacità straordinaria di entrare in sintonia con il cuore di chi andava a confessarsi da lui.  E in questo convento, di origini cinquecentesche, trovano un piccolo angolo di pace, quasi un brandello di paradiso, tra chiostri, giardini, la cappella minuscola in cui il padre confessava e che è rimasta miracolosamente in piedi nonostante i bombardamenti subiti dalla città durante la Seconda guerra mondiale.
 
La notizia dell'ostensione permanente era molto attesa ed è stata colta con gioia dalla comunità dei  frati e dai fedeli.  A giorni, poi, è attesa anche un'altra importante conferma. La Cei, che si riunirà a breve in assemblea,  tra i punti che prenderà in esame ci sarà anche il parere, che con grandi probabilità sarà favorevole,  alla proclamazione di San Leopoldo "santo protettore dei malati di tumore". Dopo il placet della Cei mancherebbe solo il sigillo ufficiale della Congregazione per il culto.  Una petizione popolare in meno di un anno ha raccolto 66.500 firme per perorare questa proclamazione.  Firme arrivate da tutta Italia,  ma anche dall'estero.

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L'ostensione delle spoglie del, padre, si diceva, resterà permanente. Una decisione maturata fin da quando esse furono esposte nel febbraio del 2016 a San Pietro a Roma insieme a quelle di Padre Pio. Fu papa Francesco a far traspare il corpo del santo a Roma, in concomitanza con il Giubileo della misericordia.  Poi il corpo è tornato a Padova e da allora è rimasto visibile nella teca di vetro in cui è stato posto, sistemata dietro la cappella in cui originariamente erano state conservate le spoglie. 
 
Un modo per sentire ancora più vicino, quotidianamente, il frate che ha accolto, reale tramite della misericordia divina, migliaia di anime tormentate,  e che continua a farlo ancora oggi. Leopoldo dal Castelnuovo,  al secolo Bogdan  Ivan Mandic, nacque a Castelnuovo di Cattaro,  in Dalmazia, il 12 maggio 1866. Presto manifestò la propria vocazione religiosa e nel 1884 scelse di incominciare il noviziato come francescano. Nel 1890 fu ordinato sacerdote nella basilica della Salute a Venezia.
Aveva computo grandi studi teologici e filosofici, e coltivato una passione per le lingue straniere, anche perché la sua grande aspirazione era quella di diventare missionario,  tornando nelle sue terre d'origine,  inseguendo il grande ideale di un ecumenismo che fosse il preludio al ritorno all'unione dei cristiani d'Oriente e d'Occidente. I suoi superiori non vennero incontro  a questo desiderio ardente, per via della sua salute cagionevole, dell'esilio  costituzione  fisica e di un  difetto di pronuncia, per cui non lo si riteneva adatto alla predicazione. 
 
Che destino straordinario, quello di un uomo che ha visto crollare uno  ad uno i suoi sogni e i suoi desideri, piegando si docilmente alla volontà divina, che voleva farsi  ancora più piccolo e umile,  nel nascondimento e nel silenzio, e che è diventato un santo tanto amato, araldica dell'ecumenismo e probabile patrono... Arrivò a Padova nella primavera del 1909, nel convento  di piazzale Santa Croce, per diventare poi direttore degli studenti, cioè dei giovani frati cappuccini che studiavano filosofia e teologia. Veniva però considerato troppo accondiscendente con gli studenti e fu per questo sollevato dall'insegnamento. 

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Altro motivo di sofferenza e di umiliazione. Così dal 1914 a padre Leopoldo venne chiesto esclusivamente l'impegno della confessione. E fu in questo che si mostrò con tutta evidenza la grandezza del suo cuore, un fascino irresistibile nel coinvolgere le persone, attirando la devozione e la simpatia di gente di ogni genere, dai contadini ai professori universitari. La sua figura, sempre più incurvata ed esile, appoggiata ad un bastone, divenne così familiare e cara ai  padovani e non solo  che affollavano quotidianamente il convento. Morì nel 1942, ma già in fama di santità,  che venne confermata nel 1983 con la canonizzazione da parte di papa Giovanni Paolo II. Nel convento di Santa Croce centinaia di ex voto testimoniano quanto il padre sia sempre vicino a chi lo invoca per intercedere presso il Signore. Miracoli grandi e piccoli, per la salute dell'anima e del corpo. Continua a vivere anche il suo sogno di essere ponte di preghiera e di incontro tra Oriente e Occidente, concreta incarnazione di un ecumenismo fatto non tanto di parole, ma di autentico amore.