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Papa Francesco a Lesbo, sulle coste simbolo di speranza

Papa Francesco e un migrante al CARA, Giovedi Santo 2016 |  | © L’Osservatore Romano Papa Francesco e un migrante al CARA, Giovedi Santo 2016 | | © L’Osservatore Romano

Il Papa ha accolto l’invito del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dell’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia per visitare insieme l’isola greca che lo scorso anno ha visto sbarcare più della metà del milione di profughi della rotta balcanica.

Lesbo, isola mitologica, la più grande dell’arcipelago greco ad appena 60 km dalle coste turche, chiamata dai turchi il “giardino dell’impero” per la bellezza del paesaggio, la varietà delle coltivazioni, la ricchezza delle fonti termali, la suggestione delle piccole insenature. Ha ben 80.000 abitanti che si sono attivati tutti in una sovrumana gara di generosità, tanto da essere nominati per il Premio Nobel. Su quell’isola greca ognuno di loro aiuta i profughi in arrivo via mare dalla Turchia, sognando semplicemente una vita dignitosa, senza guerre, un futuro.

Papa Francesco visiterà Lesbo, questo importante punto di transito, sabato 16 Aprile, proprio per affrontare la situazione di emergenza dei rifugiati e la necessità di una solidarietà internazionale e non solo di chi vive in quei luoghi.

La Caritas Hellas, che opera a Lesbo da anni, dall’inizio di dicembre ad oggi, ha ospitato più di 5.000 persone e tuttora ne sostiene, anche con la distribuzione di sacchi a pelo, indumenti, prodotti per l’igiene e per i bambini, oltre 3.000.

Ma questi sono solo piccoli numeri rispetto a quelli della vera emergenza: secondo l’UNHCR (l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) oltre alle 820.000 persone che sono entrate in Europa attraverso la Grecia nel 2015, più di 150.000 rifugiati e migranti sono arrivati ​​in Grecia solo questi primi mesi del 2016, oltre la metà dei quali è arrivato direttamente a Lesbo. Più di 22.000 sono minori non accompagnati e sono bloccati in Grecia con un futuro incerto, potenzialmente soggetti a violenze e sfruttamento.

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Un numero imprecisato di loro non ce l’ha fatta a varcare quella stretta fetta di mare e si è aggiunto alle tante, troppe vittime inghiottite dal mare.

"Nessuno sceglie un percorso così rischioso soltanto per andarsene da casa, a meno che non ne sia costretto," dice Iva, giovane croata che lavora con il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati presso i migranti in transito attraverso la Grecia. "Vediamo ottantenni e oltre, persone su sedie a rotelle, vogliono scoprire se sono fortunati abbastanza da sfuggire a una situazione di morte certa per una probabilità di sopravvivenza. Definirli migranti economici e impedire loro di attraversare le frontiere vuol dire semplicemente chiudere gli occhi di fronte a problemi che esistono ormai da innumerevoli anni".

Dunque quella di Papa Francesco è una sfida all’indifferenza verso questi tragici numeri e un richiamo ad una risposta globale al problema dei migranti, gran parte in fuga dalla fame e dalle persecuzioni in Siria.

Per molti "queste coste sono la loro unica speranza", ha detto il cardinale Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti.