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Papa Francesco ai vescovi italiani: “Ci è chiesta audacia”

Papa Francesco alla CEI | Papa Francesco durante il suo intervento all'Assemblea Generale della CEI, 22 maggio 2017 | RI Papa Francesco alla CEI | Papa Francesco durante il suo intervento all'Assemblea Generale della CEI, 22 maggio 2017 | RI

L’invito a non “attardarsi sui rimproveri”, che “nascono comunque dall’amore”, e la richiesta di “audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare insormontabili”. È questa la richiesta contenuta nel testo che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi italiani al termine del botta e risposta di ieri.

Il testo doveva essere letto come inizio dell’assemblea, ma il Papa poi ieri ha detto che si trattava più di una meditazione, e ha preferito dire qualche parola a braccio prima di invocare ironicamente l’extra omnes.

Il testo parte dall’invocazione allo Spirito Santo, ed è una richiesta a vivere “la collegialità episcopale” guardandosi dagli errori delle Chiese particolari dei primi secoli, perché “camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa,” e va fatto con “respiro e passo sinodale”, andando oltre “chiusure e resistenze” e le “nostre infedeltà”, che rappresentano “una pesante ipoteca posta sulla credibilità della testimonianza del depositum fidei”.

Eccoli elencati, i rischi che vive la Chiesa: quello della Chiesa di Efeso, per cui “forse anche noi abbiamo abbandonato l’amore, la freschezza e l’entusiasmo di un tempo”, quello della Chiesa di Smirne, per cui “anche noi nei momenti di prova siamo vittime della stanchezza”; quello della Chiesa di Pergamo, che porta talvolta a “far convivere la fede e la mondanità spirituale, la vita del Vangelo con logiche di potere e successo, forzatamente presentate come funzionali all’immagine sociale della Chiesa”.

E poi, c’è il rischio della Chiesa di Tiatira di “ridurre il cristianesimo ad una serie di principi privi di concretezza”; quello della Chiesa di Sardi di essere “sedotti dall’apparenza, dall’esteriorità e dall’opportunismo, condizionati dalle mode e dai giudizi altrui”; quello della Chiesa di Laodicea, ovvero di conoscere “la tiepidezza del compromesso, l’indecisione calcolata, l’insidia dell’ambiguità”. Ma c’è anche la sfida lanciata dalla Chiesa di Filadelfia, che ci richiama “alla perseveranza, a buttarci nella realtà senza timidezze”.

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Il Papa chiede quindi di non attardarsi sui rimproveri, che “nascono comunque dall’amore e all’amore conducono”, ma piuttosto di lasciarsi scuotere, avere audacia, perché “la profezia non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale”.

La raccomandazione ai vescovi è di andare “incontro ad ogni persona con la premura e la compassione del padre misericordioso, con animo forte e generoso”, a “percepire come vostro il bene e il male dell’altro”.

Infine, il ringraziamento al Cardinale Bagnasco, con l’auspicio che la nomina del successore “non sia che un segno d’amore alla Santa Madre Chiesa, vissuto con discernimento spirituale e pastorale, secondo una sintesi che è anch’essa dono dello Spirito.”

Ieri, i vescovi hanno dibattuto a lungo con il Santo Padre. È stato chiesto al Papa se sentiva che la Conferenza Episcopale frenasse in materia dottrinale, dell'impegno politico dei cattolici, anche della modalità di voto del nuovo presidente. Il Papa si è intrattenuto a lungo con i vescovi, incoraggiando all'impegno politico, sottolineando anche la necessità di concentrarsi sulla pastorale, e dicendo di non aver trovato resistenze da parte dei vescovi italiani.