E’ una “festosa presenza” quella degli scout dell’Agesci in Piazza San Pietro. E non solo. I centomila dell’Associazione affollano anche via della Conciliazione. Papa Francesco non può non notarlo. E ringrazia per “essere venuti così numerosi da tutte le regioni d’Italia”. “Voi siete una parte preziosa della Chiesa in Italia”, dice il Papa all’Agesci, ma “non vantatevi, miraccomando”, dice appena prima.

Una preziosità evidente per il Papa: “voi offrite un contributo importante alle famiglie per la loro missione educativa verso i fanciulli, i ragazzi e i giovani”. E “i genitori ve li affidano perché sono convinti della bontà e saggezza del metodo scout, basato sui grandi valori umani, sul contatto con la natura, sulla religiosità e la fede in Dio; un metodo che educa alla libertà nella responsabilità”. L’invito è semplice: “Questa fiducia delle famiglie non va delusa! E anche quella della Chiesa: vi auguro di sentirvi sempre parte della grande Comunità cristiana”.

Vaticano invaso dalle camicie azzurre di lupetti e coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte, comunità-capi e sacerdoti assistenti. Sono circa 1600 i gruppi presenti, già dalle 4 del mattino, per vivere una lunga mattinata, fatta di musica, testimonianze e riflessione. Papa Francesco è giunto alle 11:15 circa, facendo il suo giro in papamobile, sommersa da centinaia di “fazzolettoni”, il simbolo identificativo dei vari gruppi presenti.

Parlando alla piazza azzurra Papa Francesco indica la “strada” e la “caccia”, così come si definisce un programma nel linguaggio scout. “C’è una cosa che mi sta particolarmente a cuore per quanto riguarda le associazioni cattoliche – dice Bergoglio -, e vorrei parlarne anche a voi. Associazioni come la vostra sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori”.

“Sono certo – aggiunge - che l’AGESCI può apportare nella Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e una nuova capacità di dialogo con la società. E questo può avvenire solo a una condizione: che i singoli gruppi non perdano il contatto con la parrocchia del luogo, dove hanno la loro sede, ma che in molti casi non frequentano, perché, pur svolgendo là il loro servizio, provengono da altre zone”.

Per fare questo, “siete chiamati a trovare il modo di integrarvi nella pastorale della Chiesa particolare, stabilendo rapporti di stima e collaborazione ad ogni livello con i vostri vescovi, con i parroci e gli altri sacerdoti, con gli educatori e i membri delle altre associazioni ecclesiali presenti in parrocchia e nello stesso territorio, e non accontentarvi di una presenza “decorativa” alla domenica o nelle grandi circostanze”.

Certo, dice il Papa, “ci sono, nell’AGESCI, molti gruppi che già sono pienamente integrati nella loro realtà diocesana e parrocchiale, che sanno fare tesoro dell’offerta formativa proposta dalla comunità parrocchiale ai ragazzi, ai giovanissimi, ai giovani, agli adulti, frequentando, insieme con gli altri loro coetanei, i gruppi di catechesi e formazione cristiana. Fanno questo senza rinunciare a ciò che è specifico dell’educazione scout. E il risultato è una personalità più ricca e più completa”.

Papa Francesco ricorda gli insegnamenti di Boden Powell, spiegando che la religione è già parte dello scoutismo, ricorda la “route nazionale” di San Rossore e la sua telefonata. Lì si parlò di coraggio. “Avete fatto la ‘Carta del coraggio’ – ha ricordato il Papa -. Questa “Carta” esprime le vostre convinzioni e aspirazioni, e contiene una forte domanda di educazione e di ascolto rivolta alle vostre comunità capi, alle parrocchie e alla Chiesa nel suo insieme. Questa domanda investe anche l’ambito della spiritualità e della fede, che sono fondamentali per la crescita equilibrata e completa della persona umana”.

“Nel panorama delle associazioni scout a livello mondiale, l’AGESCI è tra quelle che investono di più nel campo della spiritualità e dell’educazione alla fede. Ma c’è ancora tanto da lavorare, perché tutte le comunità-capi ne comprendano l’importanza e ne traggano le conseguenze”, ha spiegato ancora il Papa chiedendo un “progetto di formazione continua e capillare, che penetri fino in fondo nel tessuto associativo, rendendolo permeabile al Vangelo e facilitando il cambiamento di vita”.

Nel saluto a Papa Francesco i presidenti del Comitato nazionale Matteo Spanò e Maria Laforgia hanno detto: “Vogliamo giungere nelle periferie del vivere umano, là dove il messaggio di Cristo è più atteso e cercato… Ci permettiamo di sentirci proprio una Chiesa in uscita”.

“Siamo nelle città, nei quartieri dove possiamo essere più utili e nei Paesi – hanno detto i Presidenti nazionali - . Abitiamo le parrocchie e qui proviamo a fare la nostra parte come chi abita una casa insieme ad altri. Ma non vogliamo dimenticare che senza l’appoggio dei nostri parroci e vescovi non riusciremmo ad essere una presenza così viva sul territorio”.

“Santo Padre - hanno concluso i due presidenti -, la nostra scelta educativa e di evangelizzazione è rivolta fino ai confini del mondo, non solo in senso geografico ma esistenziale. Vogliamo giungere alle periferie del vivere umano dove è atteso il messaggio di Cristo”.