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Papa Francesco all’Angelus, ”il bene va compiuto senza clamori”

Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico, da cui pronuncia l'Angelus ogni domenica  | Daniel Ibanez / ACI Group Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico, da cui pronuncia l'Angelus ogni domenica | Daniel Ibanez / ACI Group

Non solo la guarigione fisica, ma anche la guarigione “dalla paura che ci spinge ad emarginare l’ammalato, il sofferente, il disabile”. Il Vangelo del giorno è quello della guarigione del sordomuto, e Papa Francesco la descrive nei dettagli, sottolineando anche la discrezione di Gesù, che “non vuole fare colpo sulla gente”.

In una afosa giornata di inizio settembre, mentre a Strasburgo si celebra la beatificazione di Alfonsa Maria Eppinger – che Papa Francesco ricorda nei saluti – qualche migliaio di fedeli è arrivato come di consueto in piazza San Pietro per salutare Papa Francesco alla recita dell’Angelus.

Il Papa racconta il miracolo del sordomuto, spiega che “Gesù agisce sempre con discrezione”, e infatti porta il sordomuto in disparte, perché “non vuole fare colpo sulla gente, non è alla ricerca della popolarità e del successo, ma desidera soltanto fare del bene alle persone”. Ed è così – dice Papa Francesco – che Gesù ci insegna che “il bene va compiuto senza clamori e senza ostentazione, senza fare suonare la tromba, in silenzio”.

Quindi, Papa Francesco si concentra sul gesto della guarigione, che ci ricorda come “il Figlio di Dio è un uomo inserito pienamente nella realtà umana e pertanto può comprendere la condizione penosa di un altro uomo e interviene con un gesto nel quale è coinvolta tutta la propria umanità”, e allo stesso tempo alza gli occhi al cielo per far comprendere che “il miracolo avviene a motivo della sua unione con il padre”.

Il sordomuto guarisce, la guarigione è una “apertura agli altri al mondo”, e questo dimostra – afferma il Papa – che c’è bisogno di due guarigioni: la guarigione dalla malattia e della sofferenza fisica, un obiettivo che “nonostante gli sforzi della scienza e della medicina” non è sempre raggiungibile nella vita terrena; e la guarigione “dalla paura, cioè dalla nostra paura, che ci spinge ad emarginare il malato, emarginare il sofferente, il disabile”.

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Papa Francesco sottolinea che ci sono molti modi di emarginare, anche con la “pseudo pietà” o la “rimozione del problema” che fa rimanere “sordi e muti di fronti ai dolori delle persone segnate da malattie, angosce e difficoltà”, mentre “troppe volte l’ammalato e il sofferente diventano un problema, mentre dovrebbero essere occasione per manifestare la sollecitudine e la solidarietà di una società nei confronti dei più deboli”.

Per questo, quello di Gesù è un miracolo che “possiamo ripetere” aprendoci “alle necessità dei nostri fratelli sofferenti e bisognosi di aiuto, rifuggendo l’egoismo e la chiusura del cuore”, perché Gesù è venuto proprio a “liberare il cuore per renderci capaci di vivere pienamente la relazione di Dio con gli altri”, e si è fatto uomo perché “l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, possa ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, traducendolo in gesti di generosità e donazione di sé.