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Papa Francesco ricorda l'eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg

Papa Francesco   |  | Daniel Ibanez, ACI group Papa Francesco | | Daniel Ibanez, ACI group

L’Albania, “terra di antica e gloriosa storia, è parte integrante dell’Europa e per mezzo delle sue più nobili e vive tradizioni documenta le origini della sua stessa civiltà”. Papa Francesco saluta così i partecipanti al Pellegrinaggio dall’Albania, convenuti a Roma in occasione dei 550 anni dalla morte di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe nazionale albanese.

“Oggi ricordiamo e celebriamo Giorgio Castriota Skanderbeg – ricorda il Pontefice ricevendo i pellegrini albanesi in Vaticano nel pomeriggio - eroico figlio di un popolo forte e generoso, che ha difeso con coraggio i valori spirituali e il nome cristiano, fino al punto di meritare il titolo di Athleta Christi, e ha forgiato con le sue gesta l’identità culturale albanese, diventando indiscusso simbolo di coesione e unità nazionale, e interprete in sommo grado dei valori di scrupolosa fedeltà agli impegni liberamente assunti”.

Giorgio Castriota è stato difensore della libertà del suo popolo e della cristianità in Europa durante il periodo dell’Impero Ottomano e ha avuto rapporti con ben cinque Papi: Eugenio IV, Niccolò V, Callisto III, Pio II e Paolo II. A testimonianza di questo, ancora oggi in un palazzo vicino al Quirinale, una volta sede papale, esiste un affresco che ritrae l'eroe albanese. 

Per il Papa “poche volte nella storia un singolo individuo ha incarnato in modo tanto netto e in così vasta misura le virtù di un popolo, al punto che è difficile comprenderne lo spirito senza soffermarsi a considerare i principi e i valori che animarono quel singolo personaggio”.

Papa Francesco apprezza soprattutto una caratteristica dell’Albania e la ricalca nel suo discorso: “la pacifica convivenza tra cittadini appartenenti a religioni diverse è una strada concretamente percorribile che produce armonia e libera le migliori forze e la creatività di un intero popolo, trasformando la semplice convivenza in vera collaborazione e fratellanza”. “La buona disposizione a considerare le differenze come occasione di dialogo e di reciproca stima e conoscenza – conclude il Pontefice - favorisce inoltre lo sviluppo di cammini spirituali autentici e diventa un valido esempio a cui guardare con vero interesse per costruire una pace duratura, fondata sul rispetto della dignità della persona umana.

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