Prima catechesi dedicata ai bambini, “che sono un grande dono per l’umanità, ma anche i grandi esclusi, perché neppure li lasciano nascere”: Papa Francesco si avvia alla conclusione del ciclo di riflessioni sulla famiglia, tema che ha affrontato nelle ultime udienze del mercoledì. Proprio ai più piccoli il Papa dedicherà anche la prossima: “Quando vediamo che il livello di nascita della società arriva appena all'uno per cento, possiamo dire che questa società è triste e grigia perché è rimasta senza bambini”, ha ammonito Francesco. Che ha ricordato come “i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa”.

Cita i piccoli incontrati negli ultimi viaggi in Asia, “pieni di vita, entusiasmo”, e dice: “ da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali”.
Ogni bambino ha bisogno delle cure necessarie per crescere, come è successo per lo stesso Gesù, mistero che contempliamo a Natale. Ma tutto questo insegna che tutti dobbiamo vivere come figli, ricordandoci della “condizione necessaria per entrare nel regno di Dio”: “non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono!”.

Il tema della figliolanza riporta al fatto “che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta”. Concetto che il papa ripete e amplia: “il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto. A volte rischiamo di vivere dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e invece siamo radicalmente dipendenti. In realtà, è motivo di grande gioia sentire che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli”.

Eppure, spesso, ci si dimentica dei “tanti doni, tante ricchezze che i bambini portano all’umanità”, per esempio “il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro”, la “spontanea fiducia” non solo nei genitori, ma anche “in Dio, in Gesù, nella Madonna”. Questo perché nel piccolo lo “sguardo interiore è puro, non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore”. Anche se “i bambini hanno il peccato originale” ed “i loro egoismi”, tuttavia “conservano una purezza, e una semplicità interiore” e, soprattutto, “non sono diplomatici: dicono quello che sentono, dicono quello che vedono, direttamente. E tante volte mettono in difficoltà i genitori, dicendo davanti alle altre persone: “Questo non mi piace perché è brutto””.

Dobbiamo imparare dai più piccoli, secondo Francesco, che “dicono quello che vedono, non sono persone doppie, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti purtroppo abbiamo imparato” e portano “nella loro semplicità interiore”, “la capacità di ricevere e dare tenerezza”.

Papa Francesco parla del suo rapporto con i bambini, soprattutto con quelli che saluta e bacia nelle diverse occasioni pastorali: “Alcuni, quando li prendo per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono vestito di bianco e credono che io sia il medico e che vengo a fargli il vaccino, e piangono … ma spontaneamente!”. Questa è la spontaneità da riprendere: “hanno la capacità di sorridere e di piangere”, mentre, “tante volte il nostro sorriso diventa un sorriso di cartone, una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono spontaneamente”.

Insomma, “i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai”. “Ma – conclude il Papa -, la vita è così. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini!”.