Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile. È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia. Il rischio, lo sapete bene, è quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso. Per questo vi incoraggio a custodire e coltivare quel senso della missione che è all’origine della vostra scelta”. Lo ha detto il Papa in occasione della consegna dell’onorificenza dell’Ordine Piano a due giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede, Valentina Alazraki e Philip Pullella.

Nel suo discorso Papa Francesco raccomanda tre verdi che caratterizzano “il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare”.

Ricordate – ha concluso il Pontefice – “che la Chiesa non è un’organizzazione politica che ha al suo interno destra e sinistra come accade nei Parlamenti. La Chiesa non è questo. Non è una grande azienda multinazionale. La Chiesa non si auto-costruisce sulla base di un proprio progetto, non trae da sé stessa la forza per andare avanti, non vive di strategie di marketing. Ogni volta che cade in questa tentazione mondana – e tante volte cade o è caduta – la Chiesa, senza rendersene conto, crede di avere una luce propria e così la sua azione perde vigore e non serve a nulla. La Chiesa, composta da uomini e donne peccatori come tutti, è nata ed esiste per riflettere la luce di un Altro, la luce di Gesù, proprio come fa la luna con il sole. La Chiesa esiste per portare al mondo la parola di Gesù e per rendere possibile oggi l’incontro con Lui vivente, rendendosi tramite del suo abbraccio di misericordia offerto a tutti”.