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Papa Francesco : "La fede è l'incontro con la Misericordia"

Papa Francesco riceve in Udienza, a conclusione dei lavori, i partecipanti al XXXI Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica

Papa Francesco |  | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco | | Vatican Media / ACI Group

"Il Corso è un consueto appuntamento che, provvidenzialmente, cade nel tempo di Quaresima: tempo di deserto e di conversione, di penitenza e di accoglienza della misericordia". Papa Francesco riceve in Udienza, in Aula Paolo VI, a conclusione dei lavori, i partecipanti al XXXI Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica. Francesco apre il suo discorso parlando di San Giuseppe. "La lettera di San Giuseppe è anche stata scritta grazie al Cardinale Piacenza, Penitenziere Maggiore, ricorda il Papa. "Mi scuso di essere seduto, dopo il viaggio ancora le gambe si fanno sentire", dice a braccio il Papa.

Il Corso per necessità della pandemia, si è dovuto svolgere online "con la notevole partecipazione di 870 chierici", come ricorda Papa Francesco. Sono tre le espressioni, secondo il Pontefice, che spiegano bene il senso del Sacramento della Riconciliazione. La prima: “abbandonarsi all’Amore”; la seconda: “lasciarsi trasformare dall’Amore”; e la terza: “corrispondere all’Amore”.

Per il Papa "abbandonarsi all’Amore significa compiere un vero atto di fede. La fede non può mai essere ridotta a un elenco di concetti o a una serie di affermazioni da credere. La fede si esprime e si comprende dentro una relazione: la relazione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio, secondo la logica della chiamata e della risposta: Dio chiama e l’uomo risponde. La fede è l’incontro con la Misericordia, con Dio stesso che è Misericordia, ed è l’abbandono tra le braccia di questo Amore, misterioso e generoso, di cui tanto abbiamo bisogno, ma al quale, a volte, si ha paura ad abbandonarsi".

"Il primo passo per una buona Confessione - continua il Papa - è proprio l’atto di fede, di abbandono, con il quale il penitente si accosta alla Misericordia. Ogni confessore, quindi, dev’essere capace di stupirsi sempre per i fratelli che, per fede, domandano il perdono di Dio e, ancora solo per fede, si abbandonano a Lui, consegnando sé stessi nella Confessione. Il dolore per i propri peccati è il segno di tale abbandono fiducioso all’Amore".

"Vivere così la Confessione significa lasciarsi trasformare dall’Amore, è la seconda espressione sulla quale vorrei riflettere. Sappiamo bene che non sono le leggi a salvare: l’individuo non cambia per un’arida serie di precetti, ma per il fascino dell’Amore percepito e gratuitamente offerto", dice ancora il Papa.

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"Il buon confessore è sempre chiamato a scorgere il miracolo del cambiamento, ad accorgersi dell’opera della Grazia nei cuori dei penitenti, favorendone il più possibile l’azione trasformante. L’integrità dell’accusa è il segno di questa trasformazione che l’Amore opera: tutto è consegnato, perché tutto sia perdonato", commenta il Pontefice nel suo discorso.

La terza e ultima espressione è: "corrispondere all’Amore". "L’abbandono e il lasciarsi trasformare dall’Amore hanno come necessaria conseguenza una corrispondenza all’amore ricevuto. Si tratta di una corrispondenza che si manifesta nel cambiamento della vita e nelle opere di misericordia che ne conseguono. Chi è stato accolto dall’Amore, non può non accogliere il fratello", spiega il Papa.

Per Francesco dice ancora: "Il buon confessore indica sempre, accanto al primato dell’amore di Dio, l’indispensabile amore per il prossimo, come palestra quotidiana nella quale allenare l’amore per Dio".

"Mi viene alla mente una poesia di un parroco argentino, bravo, bravissimo. Chiedeva alla Madonna di custodirlo, lui voleva cambiare, ma non sapeva come. Questa sera Signora la promessa è sincera, ma per caso lasciami la chiave della parte di fuori", dice a braccio il Papa.

Francesco congeda i presenti con un invito: "Con questa consapevolezza, vi incoraggio a perseverare con fedeltà nel ministero prezioso che svolgete, o che presto vi verrà affidato: è un servizio importante per la santificazione del popolo santo di Dio. Accogliere in pace, accogliere con paternità, ognuno saprà come è l'espressione della paternità, il sorriso, accogliere offrendo tranquillità e poi lasciar parlare. A volte il confessore si accorge che ha difficoltà ad andare avanti. Il Cardinale Piacenza che lui dice ho capito, andiamo avanti. Non dargli più dolore, non torturateli. E poi per favore non le fate domande. Cosa stai facendo? Poi nelle Basiliche c'è un'opportunità tanto grande di confessare ma i seminaristi si passano la voce, in quella basilica puoi andare da tutti tranne che da quello, lo sceriffo che ti torturerà. Essere misericordioso non significa essere di manica larga, ma consolatore. Questo è l'atteggiamento. Non fate i ficcanasi nell'anima degli altri".

 

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