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Papa Francesco, la Messa di Pasqua in tempi di pandemia

Messa in Basilica, senza il rito del Resurrexit che Giovanni Paolo II aveva ripristinato, né affaccio in piazza per l’Urbi et Orbi. La lettera di Mattarella

Basilica di San Pietro | Una veduta generale della Basilica di San Pietro pronta per la Messa di Pasqua | Vatican Media / ACI Group Basilica di San Pietro | Una veduta generale della Basilica di San Pietro pronta per la Messa di Pasqua | Vatican Media / ACI Group

Non c’è il rito del Resurrexit, che San Giovanni Paolo II aveva ripristinato dal 2000. A causa dell’emergenza sanitaria in atto, Papa Francesco ha preferito non fermarsi davanti all’icona del Santissimo Salvatore e proclamare la Resurrezione di Cristo. Ma ci sono il crocifisso di San Marcello, che salvò Roma dalla peste del 1522 e che Papa Francesco, dopo averlo visitato il 21 marzo e che ha voluto con sé dal 27 marzo, giorno della speciale benedizione urbi et orbi in una piazza San Pietro iconicamente vuota e colpita dalla pioggia. E c’è l’icona di Maria Salus Populi Romani, che il Papa venera a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio e che si dice sia stata dipinta proprio da San Luca.

È una Messa, dunque, più dimessa, con le poche persone che hanno partecipato con il Papa ai riti della Settimana Santa, e il Cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, in prima fila. Il Papa non dice omelia, ma questa è una consuetudine per la Messa della mattina di Pasqua: non lo aveva fatto nemmeno lo scorso anno.

Ma cosa era il resurrexit “tagliato” dalla liturgia odierna? Surrexit Domine e Sepulchro era l’invocazione che i Papi proclamavano nella cappella di San Lorenzo, oggi Santuario della Scala Santa, davanti all’icona del Santissimo Salvatore che è considerata acheropita, cioè non forgiata da mani di uomo. E il Papa entrava poi nella porticina ai piedi dell’icona per baciarne i piedi, e poi si recava a Santa Maria Maggiore, che era la chiesa stazionale al tempo, dove celebrava il solenne rito della Pasqua.

La tradizione si perse dopo il trasferimento del Papato ad Avignone. Quando i Papi tornarono a Roma, la statio fu trasferita nella Basilica di San Pietro, e i Papi hanno sempre celebrato la Pasqua lì. Con il grande Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II volle ripristinare l’antica tradizione nel rito, che tutti i Papi hanno poi mantenuto.

È una Pasqua particolare, e la Messa si tiene all’interno della Basilica e non sulla piazza, che da 35 anni era decorata con fiori provenienti dall’Olanda. L’Olanda aveva già deciso, per la prima volta in 35 anni, di non inviare fiori a causa dell’emergenza coronavirus.

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I fiori erano selezionati da una squadra di fioristi coordinati da Paul Deckers. La scelta guardava sempre al valore simbolico dei fiori, con una prevalenza di fiori bianchi e gialli, che rappresentavano la Città del Vaticano. I fiori di giglio erano sempre prevalenti: sono emblema di purezza, e nell’iconografia cristiana sono il simbolo della Vergine Maria.

Sono arrivati a Papa Francesco anche gli auguri di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana. Nella lettera, il presidente sottolinea che "in questo tempo di profonda inquietudine", Papa Francesco "non ha fatto mancare a un’umanità sofferente la consolazione del Suo paterno accompagnamento, il sollievo della Sua concreta e generosa vicinanza, l’invito a compiere gesti di attenzione e di premura nei confronti di chi è nel bisogno sul piano affettivo, spirituale o materiale”.

Il presidente ha ricordato, in particolare, la benedizione urbi et orbi del 27 marzo, sottolineando che nel silenzio di piaza San Pietro "particolarmente forte è risuonata l’eco del Suo altissimo appello ad abbandonare ogni illusorio egoismo e a vivere appieno il messaggio pasquale, percorrendo con coraggio la via del servizio”.

Mattarella anche ringraziato il Papa per “le parole vibranti di vita e di speranza” indirizzate all'Italia, e ha fatto gli auguri anche per il prossimo onomastico di Papa Francesco, il 23 aprile, giorno di San Giorgio.