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Papa Francesco, la Radio ha di bello che porta la parola nei posti più sperduti

Breve messaggio del Papa per i 90 anni della Radio Vaticana

Marconi e Papa Pio XI  |  | Vatican Media Marconi e Papa Pio XI | | Vatican Media

La Radio Vaticana compie 90 anni e parte l’avventura della Web radio . Italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e armeno, 30 palinsesti in diretta per altrettante lingue tramite l’attuale App di Radio Vaticana. 

La Radio Vaticana ha una storia che segue quella dei Patti Lateranensi, la storia della nascita di uno stato piccolo ma tanto necessario alla Chiesa universale, la storia di 90 anni e di tanti cambi fino a quello più recente che ha visto i gesuiti che l’avevano tenuta a battesimo e fatta crescere per decenni, uscire di scena. La loro missione alla Radio del Papa è terminata proprio per volontà di un Pontefice gesuita. Oggi il Papa ha inviato un messaggio alla Radio Vaticana:  "Cari fratelli buon anniversario è importante conservare la memoria della nostra storia ed avere nostalgia non tanto del passato, quanto del futuro che siamo chiamati a costruire. Grazie per il vostro lavoro. Grazie per l’amore che ci mettete. La radio ha questo di bello: che porta la parola anche nei posti più sperduti. E la coniuga oggi anche con le immagini e con lo scritto. Andate avanti con coraggio e creatività nel parlare al mondo e costruire così una comunicazione capace di farci vedere la verità delle cose”.

Oggi l’emittente parla 41 lingue Albanese, Amarico, Arabo, Armeno, Bielorusso, Brasiliano, Bulgaro, Ceco, Cinese, Croato, Ewondo, Esperanto, Francese, Hindi, Inglese, Italiano, Kikongo, Kinyarwanda, Kirundi, Kiswahili, Latino, Lettone, Lingala, Lituano, Malayalam, Malgascio, Polacco, Portoghese, Romeno, Russo, Slovacco, Sloveno, Somalo, Spagnolo, Tamil, Tedesco, Tigrino, Tshiluba, Ucraino, Ungherese, Vietnamita. 

E’ parte dell’ European Brodcasting Union, di cui è membro fondatore, e dell’African Broadcasting Union, trasmette via satellite, DAB+, digitale terrestre, internet e naturalmente in onde hertziane e sono soprattuto le onde corte ad aver dato senso alla Radio Vaticana. 

Quelle onde “che nessuno vede e nesso ode” come diceva Papa Pio XI a Guglielmo Marconi.

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Tornare con la memoria a quel giorno è sempre emozionante. Di cose in 90 anni ne sono successe molte. Miliardi di voci hanno attraversato l’etere, hanno portato il Vangelo, ma anche le notizie delle Chiese locali di ogni parte del mondo.

Torniamo a quel 12 febbraio 1931. Le immagini lasciano capire che la giornata era buona. Rigida, limpida, con una leggera tramontana come scrissero i giornali. Nei giardini vaticani, in quella che chiamiamo tutti da allora “Palazzina Marconi”, il Papa e l’inventore danno il via alla comunicazione della Santa Sede. La conciliazione è appena avvenuta. Pio XI costruisce uno stato moderno sulle ceneri del potere temporale. Due anni dopo il Papa è li, nel territorio dello Stato ad inaugurare la stazione radio. Da li partiranno i tanti radio messaggi che per decenni hanno caratterizzato anche la attività diplomatica del Papa.

Il primo impianto trasmittente fu costruito dalla Società Marconi di Londra, la trasmissione era prevista per le 16.30.  Alle 15.00 gli ingegneri della Compagnia Marconi e gli operatori guidati dal Padre gesuita Gianfranceschi sono tutti al posto di lavoro, come racconta l’ Osservatore Romano.

Il Papa arriva in auto alle 16.15, scopre la targa il cui testo è scritto per la occasione da un altro grande gesuita, Padre Lorenzo Rocci, autore, per chi ha fatto il liceo, di un mitico vocabolario. Il Papa si siede, e a braccio, come diremmo oggi, improvvisa una riflessione: “si sente che siamo in mezzo a grandi forze” mormora Pio XI.

“ Onde che nessuno vede e nessuno ode” dice il Papa a Marconi. “ Resta intera la nostra curiosità, il nostro desiderio di sapere come mai la mente umana veda d’una visione così distinta, misuri di misurazioni così esatte, quello che l’occhio non vede e che la mano non raggiunge”.

Per chi vuole sapere di più c’è poi il piccolo museo storico creato e gestito da Alido Brinzaglia.

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Ma non è facile visitarlo, e non tanto per colpa della pandemia, ma perché non è stato ancora organizzato il modo di farlo. Eppure basterebbe poco per essere davanti a quel microfono del 1931.Come ricorda Brinzaglia: “abbiamo partecipato a 6 o 7 edizioni del meeting di Rimini e ci siamo “portati appresso” il museo, che è stato sempre anche itinerante. Circa un milione di persone passava in quella settimana al meeting di Rimini e quello che incuriosiva la gente era l'apparato, e questo era giusto perché avevamo degli apparati stupendi oltre che i microfoni. Però quello che volevamo era far conoscere la Radio Vaticana, il messaggio della Radio Vaticana, che partiva da Pio XI…si suscitava la curiosità e poi era intelligenza nostra parlare del motivo più importante dell'esistenza della Radio Vaticana, che era quello di portare l'evangelizzazione in tutto il mondo, anche là dove c'erano pochissimi ascoltatori. Una missione che era stata iniziata proprio da Pio XI, dal Papa che inaugurò la Radio Vaticana, quella che era la voce del Papa, che dovrebbe arrivare in tutte le parti del mondo. Una voce di pace e di amore”.

Questa mattina il cardinale Parolin ha celebrato una messa all'altare delle Cattadra a San Pietro  per i rappresentanti della Radio e del Dicastero per la comunicazione. Nella omelia il Segreterio di Stato Vaticano ha commentato il vangelo del giorno ha detti: La Radio vaticana ha fatto pregare all’unisono persone lontane milioni di chilometri”.