Attraverso le adozioni a distanza si coopera “a diffondere nel mondo la tenerezza di Dio, la sua paternità, che è il grande dono che Gesù ci ha fatto”. Perché Gesù non ci ha “solo parlato del padre”, ma piuttosto ci ha “accolto nella sua stessa relazione con il Padre”.

Papa Francesco riceve in udienza gli operatori del Progetto Agata Smeralda. Nato nella diocesi di Firenze nel 1996, ispirato da Mauro Barsi (che ancora lo presiede) e dal cardinale brasiliano Lucas Moreira Neves, arcivescovo di Salvador de Bahia, il progetto oggi gestisce 150 progetti nel mondo a tutela della vita e cura circa 7 mila adozioni a distanza.

Papa Francesco ricorda di aver già lodato la pratica dell’adozione in una delle udienze generali dedicate a San Giuseppe, e che la stessa sensibilità sta alla base di chi sceglie di fare una adozione a distanza, in quanto è “spinto dal desiderio di dare una mano a un bambino o una bambina perché si senta amato o amata, perché non manchi del necessario, perché cresca bene…

Papa Francesco sottolinea: “C’è tanto bisogno di paternità e di tenerezza! La vera rivoluzione nel mondo la fa chi lavora giorno per giorno, senza far rumore, perché i piccoli e i poveri non siano più disprezzati, scartati, abbandonati, ma possano rialzarsi e vivere secondo la loro dignità di figli di Dio. E un’adozione a distanza “ben preparata, ben seguita, ben accompagnata fa proprio questo. È un piccolo seme del Regno di Dio, che cresce e porta frutto nella misura in cui viene coltivato con amore”.